Cosa ci dice la Brexit di quanto (non) sappiamo prevedere il futuro

24 Giugno 2016

Persino mercati finanziari e ‘prediction markets’ hanno sottostimato clamorosamente la possibilità della Brexit. A fronte di sondaggi che nel complesso davano un risultato vicino al 50-50, leggermente verso il Leave, i mercati implicavano una probabilità di vittoria del Remain intorno al 75-80%. Numeri ingiustificabili, in retrospettiva. Questo rivela qualcosa di importante sulle distorsioni che tendiamo ad avere nel leggere i dati di cui disponiamo e nell’effettuare previsioni: siamo propensi a vedere collegamenti e regolarità dove non esistono

A quest’ora, tutto ciò che di rilevante c’era da dire sulle implicazioni politiche ed economiche della cosiddetta ‘Brexit’ è stato probabilmente già detto. Qui invece mi vorrei soffermare su un aspetto ‘a margine’ della vicenda, che tuttavia ha profonde e affascinanti implicazioni. In sintesi, tutti sembrano avere fortemente sottostimato la possibilità che il ‘Leave’ potesse vincere il referendum, e questo rivela qualcosa di importante sulle distorsioni che tendiamo ad avere nel leggere i dati di cui disponiamo e nell’effettuare previsioni.

Che giornali, televisioni e siti internet abbiano commesso un clamoroso errore di valutazione (la sera del voto davano quasi per scontata la vittoria del ‘Remain’) non è sorprendente: questi soggetti non sono mai stati bravi nell’effettuare previsioni. Quello che sorprende è che anche i mercati finanziari, gli scommettitori e i cosiddetti ‘prediction markets’ abbiano ‘toppato’ clamorosamente. Mentre il voto si svolgeva, i bookmakers assegnavano alla vittoria del ‘Remain’ una probabilità attorno all’80-90%. I mercati finanziari, secondo tutti gli osservatori, si sono comportati fino a ieri sera come se il ‘Remain’ dovesse vincere. Su PredictIt, il principale prediction market, la probabilità di Brexit era data intorno al 25%. I prediction markets sono mercati in cui si scambiano titoli finanziari, analoghi ad azioni, legati alla realizzazione di certi eventi. Studi scientifici hanno dimostrato che solitamente questi mercati forniscono previsioni molto accurate – più di qualsiasi altra fonte. Eppure anche loro hanno sbagliato in modo grossolano.

 

Figura 1 – Probabilità dell’evento Brexit secondo il prediction market PredictIt (settimana precedente il voto)
Schermata 2016-06-25 alle 10.26.13Fonte: Predictit.org

 

L’interpretazione rassicurante dell’accaduto è che a volte gli eventi improbabili accadono. In fondo gli esperti e i mercati assegnavano a questo evento una probabilità bassa, ma non nulla. Il fatto che la Brexit sia accaduta non significa necessariamente che avesse una probabilità più alta di quella, molto bassa, che le era assegnata. Questa spiegazione non farebbe una grinza, se non fosse che – in retrospettiva – quelle previsioni erano completamente ingiustificate. Il ‘leave’ era avanti nella maggior parte dei sondaggi effettuati nel mese precedente il referendum. Tuttavia un paio di sondaggi molto recenti che davano un leggero vantaggio (non sappiamo se statisticamente significativo) al ‘Remain’ sono stati interpretati come un chiaro segnale che la Brexit fosse praticamente scongiurata. A questi sondaggi è stato dato molto più peso che a decine di altri sondaggi che vedevano il ‘Leave’ avanti. Come mai?

 

FIGURA 2 – Risultati dei sondaggi su Brexit dal 16 maggio al 23 Giugno
Schermata 2016-06-25 alle 10.17.47

Fonte: The Economist
Probabilmente, il motivo è che questi sondaggi pro-Remain sono arrivati subito dopo il terribile assassinio di Jo Cox. In assenza di questo evento, sarebbero stati interpretati con la dovuta cautela, visti nel contesto di una moltitudine di indicazioni contrastanti. E’ normale che i risultati di sondaggi con campioni limitati siano in una certa misura fluttuanti, anche se non cambia nulla nella distribuzione delle preferenze nella popolazione. Invece, tutti hanno visto una relazione tra l’uccisione della deputata Laburista e questi sondaggi: l’omicidio è stato visto come un evento collegato al referendum, che avrebbe spostato voti verso il ‘Remain’, e questi sondaggi sono stati visti come la conferma di questa assunzione. In effetti, come mostrato in Figura 3, dopo il 16 giugno (il giorno dell’assassinio) la probabilità di Brexit implicita nei prediction markets è calata fortemente. In retrospettiva, non sembra che ci fossero molti motivi per assumere una stretta relazione tra l’assassinio di Cox e il referendum, e appare chiaro che il cambio di segno nei sondaggi rispecchiava semplicemente l’incertezza di intenzioni di voto piuttosto vicine al 50-50.

 

FIGURA 3 – Probabilità dell’evento Brexit secondo PredictIt nel mese precedente il voto
Schermata 2016-06-25 alle 10.34.37Fonte: Predictit.org

 

Tutto questo mette in luce la tendenza umana a vedere collegamenti e regolarità dove non esistono. Questa tendenza può introdurre una distorsione sistematica nelle nostre previsioni. Sopratutto quando la teoria su come gli oggetti della previsione (gli elettori in questo caso) si comportano è lontana dall’essere a prova di cannone. Questo tipo di distorsione a volte non scompare neanche quando una moltitudine di previsioni effettuate da singoli individui informati vengono aggregate in un mercato (come nei prediction markets). Nel suo libro ‘Il Segnale e il Rumore’ Nate Silver sostiene che la predisposizione a cercare regolarità in ciò che vediamo – persino dove sono poco chiare e probabilmente inesistenti – sia un residuo evolutivo, un tratto che è risultato utile all’uomo durante le fasi precedenti della sua evoluzione e quindi si è diffuso nella popolazione, ma che oggi ci ostacola nel sempre più importante compito di effettuare previsioni. Gli errori commessi nel valutare la probabilità di Brexit sembrano confermare questa visione.

TAG: Brexit, previsioni, sondaggi
CAT: Borsa, Istituzioni UE

5 Commenti

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  1. andrea.gilardoni 8 anni fa

    Ottima analisi sulla falsa correlazione. Grazie.

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  2. umberto.cherubini 8 anni fa

    Attenzione a maltrattare la probabilità, particolarmente a questi chiari di luna. Punto primo: cosa vuol dire “gli errori commessi nel valutare la probabilità”? Che c’è una distorsione nella probabilità estratta dai dati finanziari? Quella c’è sempre e si chiama “aggiustamento per il rischio”. Valutare se una probabilità è stimata in modo errato non ha niente a che vedere con il fatto che l’evento si sia verificato. Punto secondo: i prediction market, di cui mi sono occupato (ho pubblicato con Agostino Capponi un lavoro sulla correlazione tra la deposizione di Saddam e il prezzo del petrolio) non hanno ancora la dignità di mercati finanziari. Se uno vuole estrarre dai dati finanziari la probabilità di Brexit dovrebbe usare veri contratti finanziari, come ad esempio la valutazione di prodotti derivati (contratti swap) con “Brexit clause”. Punto terzo: il fatto che la probabilità di “remain” sia aumentata dopo la morte di Jo Cox indica che la morte di Jo Cox ha avuto un impatto, non sappiamo di quanto perché non abbiamo la controprova. Diciamo che io affermo che senza l’assassinio di Jo Cox il Brexit avrebbe vinto con il 70%. Si può escluderlo? Infine, per Andrea Gilardoni: “la falsa correlazione” o “correlazione spuria” è un’altra cosa e indica un’associazione di caratteri che si trova nei dati senza nessuna possibile spiegazione teorica (chi ha gli occhi azzurri è più ricco). Qui siamo di fronte a un’analisi di probabilità condizionale, e il pezzo mostra che l’omicidio di Jo Cox ha avuto un impatto.

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    1. daniele-g 8 anni fa

      Grazie del commento. Vorrei rispondere su alcuni punti. Il fatto che l’evento si sia verificato non ci dice nulla sulla sua probabilità. Questo è pacifico. Infatti nell’articolo mi sono premurato di precisare che “Il fatto che la Brexit sia accaduta non significa necessariamente che avesse una probabilità più alta di quella, molto bassa, che le era assegnata”. Il punto che vorrei fare è un altro: a fronte di sondaggi che davano un intenzione di voto vicina al 50-50, i mercati davano una probabilità di vittoria del ‘Remain’ intorno all’80%, e questo è difficile da spiegare se non con qualche forma di ‘cognitive bias’ (l’economist in questo articolo propende per una sorta di ‘confirmation bias’ http://www.economist.com/blogs/graphicdetail/2016/06/polls-versus-prediction-markets, mentre io ho provato ad avanzare un’ipotesi diversa). Insomma non sembra che date le informazioni disponibili le quote dei prediction markets fossero razionali. (Ovviamente non c’è modo di dimostrarlo, quindi mi rendo conto che si tratti di un ipotesi a cui si può obiettare).

      Non capisco perché i prediction markets non sarebbero mercati finanziari (mi verrebbe da dire che al massimo li si può ‘accusare’ di essere mercati finanziari con liquidità limitata), ma questa sarà una mia ignoranza, se me lo spiega le sono grato. Però i mercati azionari e valutari hanno avuto un comportamento analogo (come si legge anche nell’articolo dell’Economist che ho citato sopra, “while political-betting markets could conceivably be small enough to demonstrate such inefficiencies, currency markets most certainly are not, and they displayed the same pattern as the bookies.”). Non capisco neanche come l’aggiustamento per il rischio potrebbe spiegare questa enorme discrepanza tra i sondaggi e le probabilità di Brexit implicite sui prediction markets.

      Infine vorrei precisare che dopo il 16 giugno (data dell’assassinio di Cox) le probabilità di Remain implicite sul mercato non sono passate da 70% a qualche altro numero, ma da 44% circa a 20% circa. E non è stato un aggiustamento istantaneo nel giorno dell’assassinio, ma graduale, quindi i sondaggi che menziono hanno probabilmente influito.

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      1. daniele-g 8 anni fa

        nella terzultima riga del mio commento ovviamente c’è un refuso, la frase corretta è “le probabilità di BREXIT implicite sul mercato…”.

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  3. era-tutto-scritto 8 anni fa

    I giovani fortemente propensi al remain hanno preferito andare al pub o a ballare piuttosto che andare a votare. Gli anziani sono stati piu’ saggi.
    Se non sbaglio il referendum si e’ tenuto in un giorno lavorativo il che spiega qualcosa. Gli anziani, in pensione, non avendo niente di meglio da fare si sono recati massicciamente alle urne; i giovani, studenti e/o lavoratori, evidentemente avevano qualcosa di piu’ importante da fare, e dopo una giornata di lavoro un ragazzo casomai preferisce andare a farsi una birra (considerando anche che davano per scontata la vittoria del remain) piuttosto che esercitare il diritto di voto.

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