Anche in Cina non c’è il due senza il tre

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14 Agosto 2015

La banca centrale cinese questa settimana ha, per ben tre volte, svalutato la moneta nazionale Yuan, sorprendendo i mercati e i vari paesi, in particolare modo Stati Uniti. Alcuni analisti hanno parlato di guerra valutaria, altri di intervento; ma quali sono effettivamente le conseguenze di questo intervento sullo Yuan?

Intanto bisogna distinguere le conseguenze a breve termine (max 6 mesi) e medio-lungo termine.

Nei mercati, ormai, non si parla più di lungo termine come una volta, il lungo termine si riferisce praticamente ad uno scenario di 1-3 anni.

Breve Termine: immediata svalutazione della moneta con relativa instabilità dei mercati valutari, dove il valore dello Yuan tenderà ad stare sopra i 6,35 contro il dollaro, sperando anche di andare verso la soglia dei 7 Yuan per dollaro

CNY USD

Oltre ad un movimento nei mercati valutari, anche vendite dei titoli di stato cinese, dovuti ad un’inaspettata svalutazione della moneta, quindi ritenuta per molti rischiosa e, potrebbero esserci allo stesso tempo acquisti dei titoli cinesi perchè i tassi d’interesse potrebbero alzarsi, rendendo “appetibili” i rendimenti. Una volatilità sui mercati causerebbe un possibile eccesso di liquidità (inaspettata) sui mercati, e naturalmente anche perdite, per coloro che non riescono chiudere le posizioni in tempo.

Possibili vendite sul mercato valutario e secondario (azionario e obbligazionario) potrebbe determinare un eccesso di liquidità in un mercato, dove negli ultimi 6-8 mesi è stato soggetto ad una forte bolla speculativa. Proprio questa bolla ha determinato dei prezzi “falsati” sul mercato, il quale nel breve termine potrebbe subire un ridimensionamento. Sempre nel breve periodo i mercati americani ed europei si adegueranno, in quanto ci sono aspettative di perdite di fatturato per alcune aziende, in particolar modo quelle di lusso, visto che il lusso, legato al brand, è l’unico prodotto che viene importato e che non può essere copiato.

Questo problema è anche il male minore, perché in realtà ci potrebbero essere ripercussioni sulla liquidità dei mercati per il sostenimento dei titoli pubblici, dove proprio il governo cinese potrebbe vendere o non acquistare titoli americani ed europei, facendo venire meno il grande sostegno al debito pubblico.

Dal punto di vista politico, nel breve termine, ci sarà la solita speculazione ed attacchi nei confronti della Cina e sbandieramento di politiche protezionistiche da parte dei soliti politicanti.

Medio-lungo termine: I cinesi potrebbero iniziare a comprare meno risorse, tra questi anche petrolio, e prodotti dall’estero, permettendo la nascita o sviluppo di imprese per il mercato interno. La riduzione potenziale di importazioni per la Cina rappresenterebbe ulteriore rafforzamento della bilancia commerciale in quanto, un altro effetto, sarebbe maggiore aggressività dei prodotti cinesi sul mercato internazionale.

Balance trade

Come riportato dal grafico la Bilancia commerciale cinese, salvo alcuni mesi, è da qualche anno in lieve aumento, quindi è tecnicamente non giustificata la svalutazione se non per la volontà di incrementare maggiormente l’avanzo e rafforzare l’economia cinese.

Reazioni politiche, dal mio punto di vista, potrebbero essere politiche protezionistiche ad attacco dei prodotti cinesi, che potrebbero essere più economici di adesso, ed un’accelerazione de TTIP  e un blocco occidentale nel quale l’Europa, si farebbe sottomettere o influenzare dalle politiche americane nella difesa della propria, o loro, economia.

TAG: Cina, svalutazione
CAT: Capitali

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