Contro i nonni

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2 Ottobre 2021

L’Italia è una Repubblica fondata sui nonni che sganciano. Sganciano soldi, sganciano case, sganciano servizi di baby-sitting. Una buona fetta di famiglie (chi di noi non ne conosce?) della cosiddetta classe media, se i nonni non sganciassero a cadenza regolare, sarebbero in coda alla Caritas. Che cinismo, direte voi, proprio nel giorno della festa dei nonni… invece di ringraziare la generazione dei nonni che aiutano figli e nipoti con stipendi da fame (vedi l’indagine della coldiretti https://www.coldiretti.it/economia/festa-dei-nonni-1-su-3-aiuta-i-bilanci-della-famiglia) ! Proviamo a guardare la cosa da un’altra angolatura: nel Paese di Nonno Libero, parte del motivo per cui ci si può permettere di pagare stipendi da fame, che in altri Paesi Europei verrebbero salutati con una pernacchia, è che c’è un numero sufficiente di nonni sgancianti. Il precario da mille euro al mese tira comunque avanti, in diversi casi più che dignitosamente, diciamolo, perché comunque c’è l’appartamento ereditato da nonna dove vivere aggratis, la pensione di nonno per le bollette e, casomai ci siano di mezzo figli in età scolare, il babysitteraggio garantito fino a ora di cena. Data l’alta percentuale di nonni sgancianti, la bassa percentuale di coloro che, ahimè, non dispongono di cotanti servigi possono mediamente attaccarsi al tram.

Nella neolingua UE, c’è anche un termine tecnico per definire il nonno sganciante, si chiama “welfare familare” ed è considerato uno dei tre modelli legittimi di welfare nel quadro del cosiddetto Open Method of Coordination (Metodo aperto di coordinamento), che tradotto dalla neolingua significa semplicemente che sul fronte welfare e occupazione, soprattutto femminile, in Europa si va in ordine sparso. Dopo aver incontrato le resistenze di alcuni stati membri (in primis gli amici Inglesi) alla creazione di un welfare comune europeo, a partire dall’anno 2000 si decise che non vi fossero più direttive vincolanti in merito da parte della Commissione e ogni stato membro potesse organizzare le proprie politiche di welfare e impiego come meglio credeva, in linea con le proprie tradizioni culturali. Si teorizzava dunque che mentre, ad esempio, in Danimarca e nei Paesi Scandinavi il protagonista del welfare era lo Stato, in Inghilterra fosse il mercato e nel Sud d’Europa, cioè in Spagna e in Italia, si rispettasse il modello del “welfare familiare”, cioè quello dei nonni sgancianti. Quindi: se in Danimarca una coppia con figli riceve una serie significativa di benefits e soldi dallo Stato per poter sostenere il proprio progetto di vita familiare, in Italia ci pensa nonna, perché bisogna rispettare le diverse culture.

In questo periodo di pandemia è capitato spesso di leggere sui giornali che uno dei drammi del lockdown è stata l’impossibilità per i nonni di svolgere i loro importanti compiti di welfare familiare. Vi svelo un segreto: il “welfare familiare” semplicemente non è welfare, è una foglia di fico sulla vergogna dell’assenza di un welfare adeguato. Il fatto di chiamare “welfare familare” il nonno sganciante non lo rende welfare più di quanto chiamare i licenziamenti “restructuring aziendale” li renda meno licenziamenti. In un Paese dove a cadenza periodica si deve ascoltare la lagna del calo delle nascite, bisogna iniziare a raddrizzarsi anzitutto chiamando le cose con il loro nome: se alle necessità di una coppia giovane devono provvedere i genitori, allora non c’è welfare e lo Stato non sta assolvendo il proprio compito di promuovere e sostenere la famiglia.

Direte: come? E la “misura epocale dell’assegno familiare unico”? Vi svelo un altro segreto: in altri Paesi c’è da decenni un sostegno economico per i figli, ha importi ben più rilevanti (in Germania sono 219 euro al mese per i primi due figli, 225 per il terzo e 250 dal quarto in poi) e soprattutto questi importi non si basano su quello strumento a misura di morto di fame chiamato ISEE (il vostro idraulico che gira in Porsche ce l’ha bassissimo). È uguale per tutti, l’importo dell’assegno familiare, perché se lo Stato deve sostenere chi decide di fare figli dovrebbe premurarsi di farlo a prescindere, senza guardargli prima in tasca. Ah, dimenticavo: in altri Paesi l’assegno per i figli non è stato introdotto come sostituto delle detrazioni ma convive con detrazioni per i figli a carico molto più cospicue di quelle ridicole che vigono da noi e che, come da miglior gioco delle tre carte, pare verranno eliminate quando entrerà a regime l’assegno unico. Inoltre, in altri Paesi, come in Germania, maternità e paternità sono prolungabili fino a 24 mesi e retribuiti all’ 80% dello stipendio. Da noi invece va bene l’asilo di nonno Libero mentre nei colloqui di lavoro vengono fatte firmare alle donne lettere di dimissioni in bianco casomai restino incinta.

Mi sono spesso domandato come mai un Paese come il nostro, dove la retorica della famiglia e dei figli è così diffusa, sia così poco attento alle esigenze delle coppie con figli. In parte credo che la mentalità Cattolica per cui la famiglia e i figli sono anzitutto una vocazione abbia contribuito a lasciare queste dimensioni al di fuori della sfera pubblica e politica. Tradotto: se la famiglia e i figli sono anzitutto una questione tra te e il Padreterno, te la sbrighi con Lui (e, per interposta persona, coi nonni sgancianti). In altri Paesi più secolarizzati, invece, forse c’è un maggiore riconoscimento del fatto che la scelta di costruire una coppia e avere dei figli non è una questione trascendente, ma un’opzione terrena che ha un decisivo impatto per la società intera e che come tale va sostenuta e supportata.

Per concludere, il nonnocentrismo italiano ha radici profonde e difficili da estirpare. Invece di alleviare le diseguaglianze le accentua, creando situazioni di disparità di tenore di vita e lasciando che lo Stato in fondo non si preoccupi di creare condizioni di indipendenza e trattamento economico dignitoso per chi decide di mettere in piedi una famiglia, il progetto più importante che un mammifero umano possa intraprendere. Affrontare definitivamente il problema richiederebbe un completo ripensamento di come vengono gestite le risorse pubbliche, ripensamento che i nonni votanti, oltre che sgancianti, sicuramente non vedrebbero di buon occhio. Si tratta del classico gatto che si morde la coda e non si intravede alcuna soluzione.

Non resta che augurare buona festa dei nonni a tutti, soprattutto a quelli che sganciano, e avviarsi a ritirare una teglia di lasagne dalla suocera…

TAG: Famiglia, politica, welfare
CAT: costumi sociali

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