“Adrian” ha rotto le scatole

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7 Gennaio 2019

“Adrian”, l’ennesimo eroe populista di Adriano Celentano – suo alter ego, manco a dirlo – è in arrivo su Canale 5. Sarà il solito racconto “alla Celentano”, ambientato in un futuro distopico nel quale, tra inquinamento, metropoli disumanizzanti, automi, il popolo vive soggiogato da un’omologazione imposta da una fantomatica dittatura del pensiero.

Qualche decennio fa Celentano diede un’ottima definizione di sé: il Re degli ignoranti. Lui, in cuor suo, sa di essere un divulgatore di ovvietà su concetti così fondamentali quanto generici tipo la pace nel mondo, la tutela ambientale, la lotta contro il consumismo, il rapporto con una qualche entità superiore all’uomo, per lo più giudicante e vendicativa. E sa bene che questa narrazione è diretta a una platea semplice. Che non ha voglia – e a volte gli strumenti – per approfondire, riflettere, comprendere la complessità delle cose. Roba da Vecchio testamento, dal diluvio universale sino alla distruzione di Sodoma e Gomorra. Adrian, ennesimo discendente dei vari Joan Lui e Bingo Bongo, propugnatori di una libertà di pensiero vincolata al dogma della denuncia general-generica volta a ristabilire la superiorità del mito del buon selvaggio e di un Eden drammaticamente e inesorabilmente perduto.

Adrian torna a noi come un Messia sexy, macho ipertrofico e canterino, che libera tutti dal giogo delle multinazionali, dei governanti cattivi e corrotti, dei dittatori più o meno visibili che tramano ai nostri danni. Adrian vive sempre in un futuro lontano, mai nel presente. E in un futuro lontano ci parla, però, dei problemi del presente. O meglio, della loro distorsione all’ennesima potenza, travalicando il reale e incarnando il possibile catastrofico. Adrian è reazionario, ossessivamente oppositore del progresso, perché quest’ultimo macchia la vergine virtù originaria dell’uomo. Quasi fosse lui, Adrian, il giudice del bene e del male e avesse comandato all’uomo – lui, non certo Dio – di non mangiare il frutto proibito. Adrian riscrive, ad ogni decennio, l’ultra-nuovo testamento, venendo in soccorso dell’umanità che, seppur ha disobbedito al suo ordine perentorio, merita la sua misericordia a suon di rock-pop.

Perché Celentano è pedante, noioso, confuso e adesso sta invecchiando pure male. Perché finché lo vedevamo con Ornella Muti o altre “belle” del tempo, con le sue magline attillate, aperte sul petto villoso, con lo stivaletto anni ’70, i suoi trench molto chic, il morbido pantalone a zampa di elefante a esaltarne il movimento di anca, poteva pure starci. Ma poi, quando ha iniziato a fare il Messia, erigendosi a paladino della “gente comune” – gli ignoranti appunto – ha francamente stancato. Fece flop con “Joan Lui”, altro Cristo nato in via Gluck. Farà flop con “Adrian”, un Gesù in cartoon.

Adrian, tra elementi di fantasia e realtà, racconterà l’ennesima visione millenaria di Celentano. Che poi questa sua visione sconclusionata, populista, avversa a ogni progresso, ha trovato un suo approdo politico: è il Movimento 5 Stelle pre-governo. Ed è pure la Lega salviniana fieramente sovranista. Celentano, bisognoso di un mondo senza sfumature, alla ricerca della verità, pronto a scagliarsi contro tutto ciò che non è immediatamente comprensibile o un tantino più complesso per la media intelligenza umana, ha vivificato prima di tutti la cialtroneria oscurantista del peggior populismo grillo-leghista. Così come, ha preconizzato un mondo puro, perché univoco, facilmente spiegabile, alla portata dei semplici, che diffida degli specialisti e dei cultori della materia. Quelli anti-vaccinisti, che non credono allo sbarco sulla Luna e sono convinti che nel mondo sia in atto un complotto internazionale mosso da Illuminati, rettiliani, compreso Soros, che vuole – quest’ultimo – il mix culturale per distruggere la purezza della razza e renderci tutti consumatori più mansueti. Il tutto, sostenuto da una tecnocrazia che ci vuole all’oscuro dei reali interessi economici delle multinazionali che in realtà ci governano, con tanto di scie chimiche.

Adrian – insomma Celentano – è portatore di una visione reazionaria della realtà. Anche perché, in fondo, tutti i super-eroi lo sono. L’uomo forte che arriva e apre gli occhi agli umani schiavizzati a loro insaputa. Che squarcia il velo di grigiore per far filtrare la luce di un nuovo mondo, promettendo la verità assoluta e la netta divisione tra i buoni e i cattivi. Assicurando a questi ultimi pene mortali, con buona pace di Cesare Beccaria. Ecco, questo eroe è un dittatore. Chi lo incarna, lo racconta, lo reifica, ha una visione reazionaria della società. Semplicemente perché non crede nella democrazia. La trova incomprensibile, astrusa rispetto alle cose che reputa reali e importanti per l’umanità. Non crede nella redenzione. Semmai, auspica il diluvio universale che ripulisca il suolo terreste, facendo sopravvivere solo i puri. Adrian, appunto, con i suoi adepti.

Adrian, eroe autoritario, dopo 50 anni, ci ha francamente rotto le scatole.

TAG: beppe grillo, Cultura, governo, lega nord, politica, Unione europea
CAT: costumi sociali, Media, Musica, Partiti e politici

16 Commenti

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  1. marco-bellarmi 5 anni fa

    Adriano Celentano, nato a Milano il 6 gennaio 1938.
    Credete sia importante cosa pensa un ottuagenario uomo di spettacolo? Siete messi male…

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  2. ceppo 5 anni fa

    AHAHAHHAHAHA Che tenerezza mi fate

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  3. elena-giovacchini 5 anni fa

    Premetto che non ho nessun coinvolgimento personale né con Adriano Celentano né con Enrico Pazzi, il giornalista che ha scritto questo articolo ma non posso non replicare… Io, come tante altre persone alle quali ho fatto leggere questo articolo, siamo profondamente indignati ed offesi! Prima di tutto si permette di scrivere che questo cartoon sarà diretto ad una “platea semplice che non ha gli strumenti x riflettere e comprendere”! Poi dice che “si è messo a fare il Messia erigendosi a paladino della gente comune-gli IGNORANTI!” (Scommetto che anche lui, quando il cartoon andrà in onda lo guarderà!!! Quindi…) Trovo poi spregievole e senza senzo il commento su Adriano Celentano e Dio! Dice inoltre che Celentano è “pedante,noioso,confuso e che sta invecchiando male”
    MA STIAMO SCHERZANDO?COME SI PERMETTE DI OFFENDERE A TITOLO GRATUITO GENERAZIONI E GENERAZIONI? DI OFFENDERE UN ARTISTA DI QUEL CALIBRO CHE HA FATTO LA STORIA! Alla fine poi del suo lungo monologo scrive che “ci ha francamente rotto le scatole”! PARLI PER SÉ E NON SI PERMETTA DI GENERALIZZARE IL SUO PENSIERO! Non sarà mica che è geloso perché lui è un ARTISTA con la A maiuscola ed è riuscito a fare successo semplicemente essendo se stesso e non come tanti altri artisti che pur di arrivare si vendono in tutti i sensi!

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  4. elena-giovacchini 5 anni fa

    Inoltre è un cartoon ed ognuno sarà libero di guardarlo o no! È pur sempre un lavoro nel quale hanno partecipato tante persone e le persone che lavorano vanno rispettate! Sempre!

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  5. elena-giovacchini 5 anni fa

    Le consiglio di non guardarlo visto che francamente le ha rotto!

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  6. elena-giovacchini 5 anni fa

    Le consiglio di non guardarlo visto che francamente le ha rotto!

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  7. pinonicotri 5 anni fa

    Celentano è da sempre un venditore di fumo sempre alla rincorsa di mode e temi di moda per menti semplici e deboli che abboccano sempre. Si atteggia a guru e santo, ma è uno dei peggio del mondo dello spettacolo spazzatura. Canzoni ricche di retorica stantia e prive di emozioni e sentimenti.
    Affermare poi che chi lavora e il suo prodotto vanno sempre rispettati è una tipica celentanata: anche i truffatori lavorano, anche gli addetti alla produzione di armi, atomiche comprese.
    Ho visto Celentano esibirsi Verona ai suoi primi passi, anno ‘58 o ‘59, e ho capito subito che era un furbo che sul si agitava molto ma restava un contenitore vuoto: il Molleggiato tuffato nel rock per agganciarsi a una moda, ma senza avere capito nulla del rock.
    Personaggio molto adatto per questi tempi salvinian/demaioli.

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  8. pinonicotri 5 anni fa

    Di quello che pensa Celentano non frega niente a nessuno, quello che invece semmai interessa è come si voglia confezionare un prodotto, alla fin fine pagato da tutti noi, per far fessa ancora una volta la gente semplice, rifilandole fuffa stantia spacciata per “Messaggio”.
    Ma il mercato è aperto a ogni tipo di prodotti, anche avariati, perché a molti piace crogiolarsi nel vacuo.
    Forse varrebbe la pena sentire Pilade su come sono stati fregati i Ragazzi del Clan e la sfortunata Rosalinda Celentano sulla realtà reale del santo e guru che è suo padre.
    Insomma, anche alle patacche e annesso “lavoro da rispettare” per rifilarle ancora una volta agli ingenui ci dovrebbe essere un limite. Ma al peggio, si sa, non c’è limite.

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  9. andrea-lenzi 5 anni fa

    Analisi interessante e condivisibile

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  10. elena-giovacchini 5 anni fa

    C’è un’abissale differenza tra chi lavora e chi TRUFFA! Il Truffatore commette un reato che, quando scoperto, viene giustamente punito dalla legge!

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