Per una epidemiologia della stupidità 3 – The Virus Show

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9 Aprile 2020

Se fosse servita prova del livello raggiunto dalla “classe dirigente” italiana la situazione nella quale ci troviamo l’avrebbe fornita oltre ogni possibile dubbio. La levatura dei nostri amministratori, per esempio, è emersa in modo inequivocabile. Sindaci e governatori si esibiscono in comportamenti istituzionali che, si trattasse di un qualsiasi conoscente, qualificheremmo come sintomi evidenti di disagio mentale. Uno imita il duce sproloquiando sulla “vigilanza” e imponendo divieti e fermi di polizia a piacimento. Un altro minaccia il lanciafiamme e le autoblinde contro chi non rispetta le (sue) ordinanze. Un terzo invita i cittadini a prendere a pietrate dal balcone chiunque osi fare una passeggiata o gira per i supermercati a redarguire, e se il caso prendere a sberle, chiunque faccia una spesa inferiore a una certa cifra o si rechi a farla più di una volta a settimana. Ciascuna di queste bravate è immediatamente messa in rete dai protagonisti. Ed è questa la caratteristica che la qualifica dal punto di vista morale e fa sì che essa trascenda la psicopatologia e si avventuri nei tortuosi sentieri della truffaldineria e del cinismo. Ogni performance è messa in atto a beneficio di una telecamera professionale o di uno smartphone. Ogni escandescenza nasconde, velata dal lenzuolo della più ipocrita ostentazione di civismo, la consapevolezza che il disastro può diventare un terno al lotto e, sfruttato opportunamente, portare visibilità e popolarità. E se dalle istituzioni ci spostiamo a quella borghesia riflessiva che le esprime e, riflettendo, ha portato l’Italia nello stato in cui si trova, le cose non cambiano. L’importante è esibirsi e ricamare su quelle esibizioni. Circola in queste ore sul web il filmato di un bambino stanco di stare a casa che vuole fare la valigia e andare dal nonno. La scena è ripresa dalla mamma. L’interno (lo si evince dal parquet, dagli oggetti d’arredo, dal tappeto, dalle tende, dal modello del termosifone) è medio-alto borghese e l’appartenenza di classe è confermata dal modo di parlare del bambino e dall’inflessione della mamma (la direi una signora della Palermo bene). Su quel filmato ieri Francesco Merlo su Repubblica ricama uno dei suoi elzeviri georeferenziati (il bambino è “siciliano” fin dal titolo). Ma se parliamo di Sicilia a Merlo consiglierei di lasciar perdere Torre Sperlinga e farsi un giretto a Ballarò oppure allo Zen dove di bambini ne troverà quanti ne vuole. Ma loro non sono fotogenici. Sono bambini i cui nonni non possiedono alcuna avvenenza e la cui mamma, di certo, non si esprime comme il faut. Bambini per modo di dire, insomma. Che già oggi sopravvivono come possono e, domani, andranno a infoltire le file della malavita. Bambini cattivi, che non fanno tenerezza a nessuno. Loro non permetterebbero a un Merlo qualsiasi di chioccolare sul tema “Magnifici bambini!” e concludere, senza che gli si arriccino le carni, in questo modo: “Meno male che con noi ci sono i bambini!”.

TAG: coronavirus, Cultura, giornalismo, italia, politica
CAT: costumi sociali, società

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