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Arte

Hopper, il pittore dell’attesa e della contemplazione in mostra a Roma

di Marina Bisogno
15 Gennaio 2017

È visitabile fino al 12 febbraio 2017, a Roma, presso il complesso del Vittoriano la mostra dedicata a Edward Hopper (qui la bio), il pittore più cinematografico che la storia dell’arte abbia conosciuto. Non sono presenti opere storiche come Nighthawaks o Automat, ma non mancano capolavori come Soir bleu, Light at two lights o Summer interior. I curatori hanno puntato sulla formazione del pittore, sul suo periodo parigino, fino al ritorno a New York, città amata e ritratta in scenari anticonvenzionali (pompe di benzina, strade deserte, fari, ponti, case al mare). Della sua America, Hopper predilige la periferia o la costa. Il contatto con la natura, con il mare è una costante della sua ricerca artistica. In mostra il visitatore troverà anche molti disegni preparatori, schizzi a matita, studi che Hopper predisponeva prima della composizione finale. L’evoluzione della sua visione, del suo tocco, dai primi anni del Novecento fino agli anni sessanta, è chiara. I dieci mesi che Hopper trascorre a Parigi lasciandosi influenzare dal passato e dal futuro dell’arte (da una parte Degas, gli impressionisti, dall’altra Picasso, i cubisti che si fanno strada) sono un passaggio risolutivo per chi accetta di viaggiare nell’immaginario hopperiano.  È a Parigi che assorbe umori, correnti. È a Parigi che si affina il suo esistenzialismo realista e contemplativo. Qui, anziché frequentare i caffè, l’artista passa ore ed ore all’aria aperta. Questo imprinting lo spinge lontano dalla folla, dal clamore, anche quando rientra in America. A questa tendenza, si affiancano le scene d’interni, rappresentazioni emotivamente violente e delicate insieme. La retrospettiva ricalca anche il rapporto che Hopper ha avuto con la moglie Josephine, pittrice. Riservato lui, socievole lei, vivono non solo una storia d’amore ma un sodalizio artistico. In più di un’occasione è Jo a fargli da modella. Come tutte le relazioni amorose, anche la loro vive momenti di stanchezza e di insofferenza, ma non si lasciano. Jo è l’amore, Jo è quella che gli sta accanto durante le gite, i viaggi, le fughe verso i luoghi della sua arte.

hopper-mostra

La staticità è una condizione apparente nelle opere di Hopper. Gli uomini e le donne che riprende aspettano qualcosa e di rado sono tranquilli. Li attraversa una preoccupazione, un sospiro, un segreto. Hopper è l’artista dell’introversione, della tensione, del mistero, dell’attesa, della nostalgia ed ha influenzato narrativa, fotografia e cinema. A chi gli ha chiesto cosa cercasse, il pittore ha risposto se stesso. A questa conclusione giunge anche il visitatore che aiutato dall’audioguida ricostruisce attraverso la voce dello stesso Hopper e di critici d’arte un percorso artistico ed umano speciale. Un’arte di facile comprensione, senza fronzoli. Profonda come un pozzo che dà sull’anima.

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