
Cinema
Biennale, il cinema racconta i giorni del teatro
Il Festival del teatro della Biennale veneziana, diretto da Willem Dafoe, nella città lagunare dal 31 maggio al 15 giugno, per tre giorni, all’Arsenale proporrà una speciale rassegna cinematografica dal 6 al 8 giugno
VENEZIA _ Il teatro nel cinema. Il Festival del teatro della Biennale veneziana, diretto da Willem Dafoe, nella città lagunare dal 31 maggio al 15 giugno, per tre giorni, all’Arsenale (Sala d’Armi E) proporrà una speciale rassegna cinematografica dal 6 al 8 giugno. L’intento è quello di favorire il dialogo tra queste sue grandi arti. A questo scopo ha detto il direttore artistico Dafoe: “ho invitato le artiste e gli artisti presenti al Festival a contribuire al programma indicando il titolo di un film o di un documentario che potesse raccontare un percorso creativo, svelarne dettagli, testimoniare uno spettacolo o un progetto di allestimento per capire meglio cosa è teatro oggi”. Tra le proposte in programma nel ciclo di “Spazio Cinema” ci saranno testimonianze documentarie e versioni filmate di alcune delle opere “che hanno rivoluzionato la storia del teatro del secondo Novecento. Testimonianze e versioni filmate che hanno acquistato vita propria, in un rapporto intimo tra teatro e cinema che caratterizza quegli anni fervidi e sperimentali”. Sarà di sicuro una sorpresa anche per i più esperti scoprire filmati dimenticati o poco visualizzati. Come ad esempio che “un giovane Brian De Palma, invitato dall’attore dei suoi primi film cult, William Finley, ha filmato lo spettacolo manifesto del “teatro ambientale” teorizzato da Richard Schechner e dal suo The Performance Group, “Dionysus in ’69”, ispirato alle “Baccanti” di Euripide con forti riferimenti all’attualità”.
Uno spettacolo mitico nato dentro un garage sulla Wooster Street a cavallo tra il 1968 e 1969 dove operava il gruppo tra i protagonisti di questa edizione The Wooster Group. All’epoca Brian De Palma, regista, produttore e direttore della fotografia, coadiuvato da Robert Fiore e Bruce Robin “filma le ultime due rappresentazioni studiando una propria soluzione stilistica per “inquadrarlo”, la tecnica dello schermo diviso . “Un film di straordinaria grazia e potenza”, scriverà il New York Times. William Finley interpretava Dioniso.
Un altro regista, lo sperimentalista Ken Kobland, nello stesso spazio in cui agisce il Wooster Group diretto da Elizabeth LeCompte (a cui sarà attribuito quest’anno il Leone d’oro alla carriera), firma la regia del corto “Flaubert Dreams of Travel”. L’opera si concentra “sulle immagini di morte e trascendenza suggerite dagli scritti di Flaubert, evocando stati allucinatori, in un flusso di immagini e suoni dove anche le pareti vibrano e lo spazio si dissolve. Artforum lo considererà “tra i film sperimentali più forti e commoventi degli ultimi due decenni del XX secolo”. È un altro corto del Wooster Group con la regia di Leslie Thornton, una delle maggiori filmmaker sperimentali americane, coadiuvata da Elizabeth LeCompte. Il film ricostruisce il processo alla capra del “Gobbo di Notre Dame” di Victor Hugo, una nota a margine nel romanzo, che qui diventa centrale e vissuto dalla prospettiva dell’animale sacrificato, con trascrizioni reali di processi del XV secolo, quando gli animali venivano perseguitati come streghe.
Action” è invece un’opera performativa diretta da Thomas Richards, realizzata come pratica quotidiana al Workcenter dal 1994 al 2007, consisteva in precise linee di azioni intrecciate con e intorno ad antichi canti vibratori della tradizione afro-caraibica e africana. Nel 2003, Action è stata filmata all’interno della chiesa bizantina di Aya Irini a Istanbul come parte del progetto del Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards Tracing Roads Across“ (2003-2006).
In The Beginning was the Idea” si basa su uno degli spettacoli più affascinanti della produzione dell’Odin Teatret diretto da Eugenio Barba: ;”Oxyrinchus Evangeliet“, il Vangelo di Ossirinco, che alla Biennale Teatro dell’85 – raccontano le cronache – viene preso d’assalto dagli spettatori ogni sera per sette sere”. Franco Quadri direttore della rassegna di allora lo definì “una summa della sua opera (di Eugenio Barba ndr), una storia dell’umanità, una metafora di questa fine di secolo, un cerimoniale di esorcismo liturgico”. Alla macchina da presa c’era Torgeir Wethal tra i fondatori dell‘Odin.
“In questo elenco di film assolutamente da non perdere un filmato irrinunciabile da vedere è “75 Biennale Ronconi Venezia” che racconta la Biennale Teatro diretta da Luca Ronconi nel 1975, il famoso “festival laboratorio” che fa “convergere a Venezia tutta quella generazione di artisti che si sono affermati in quegli anni sulla scena internazionale, gli stessi allora giovani maestri che segneranno i decenni successivi: Peter Brook, il Living Theatre, Jerzy Grotowski, Ariane Mnouchkine, Meredith Monk, Andrei Şerban, Giuliano Scabia, Dacia Maraini, Robert Wilson.
“Un festival che attira centinaia di giovani, alcuni destinati a lunghe carriere teatrali, come Roberto Bacci, Giorgio Barberio Corsetti, Sandro Lombardi, Federico Tiezzi, Alessandra Vanzi”. Scritto da Roberta Carlotto e Oliviero Ponte di Pino, con la regia di Jacopo Quadri, la fotografia di Greta De Lazzaris, il montaggio di Nicolò Tettamanti, le musiche di Valerio Vigliar.
“Accanto a queste anche le opere filmate e i documentari di importanti lavori di Thomas Ostermeier e Romeo Castellucci.
Del primo viene proposto “Ein Volksfeind« in der Welt”,la trasposizione cinematografica di “Nemico del popolo” di Ibsen, che dal 2012 diventa uno dei più noti spettacoli del regista tedesco, presentato in innumerevoli città. Il testo tocca temi scottanti nella versione profondamente rimaneggiata dal regista del testo originario: “l’asfissiante pressione economica su una comunità chiamata a scelte cruciali per la sua sopravvivenza e che vede il coinvolgimento del pubblico; il tema della corruzione politica e della crisi economica…”
Di Romeo Castellucci invece sarà programmato “Bros” nella versione filmata da Stéphane Pinot. Al centro del lavoro teatrale una dittatura invisibile dal sapore kafkiano, che rende estranee azioni semplici, dando così vita a situazioni insolite. I protagonisti dello spettacolo sono “un gruppo di uomini anonimi reclutati per andare in scena senza prima avere imparato la parte. Hanno sottoscritto un patto in cui si impegnano a seguire comandi, a compiere azioni senza capire, né prepararsi. In divisa da poliziotto, ricevono ordini tramite un auricolare ed eseguono azioni senza tempo per pensare, per prendere posizione, per formulare una scelta”.
Devi fare login per commentare
Accedi