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Umiliati e offesi, a Raitre l’arte del Teatro Akropolis
Una notte a “Fuori Orario” con il ciclo di film “La parte maledetta” realizzati dal Teatro Akropolis. La compagnia è stata clamorosamente tagliata fuori dai contributi per il 2025 dalla commissione della cultura ministeriale. Lo scorso anno aveva sfiorato il massimo dei punteggi.
GENOVA _Dedicato a chi vuole vedere e toccare con mano e magari farsi una propria idea. “Fuori Orario”, la popolare trasmissione di Raitre, nella notte tra l’11 e il 12 luglio, dalle ore 0,55 in poi, cioè tutta la notte, dedica una importante finestra alle opere del Teatro Akropolis, giustiziato dai membri delle commissioni del ministro della Cultura Alessandro Giuli che l’hanno escluso dai finanziamenti per l’anno 2025. Quella del Teatro Akropolis non è però gente che si arrende. Ha la scorza del combattente, di chi è abituato ad addentrarsi in territori difficili per difendere un lavoro di studio che ha aperto vie inedite alla percezione -e non solo quella teatrale- e alla cultura, con una importante mole di scambi utili alla conoscenza e alla scena stessa. Formato da una pattuglia di rigorosi e seri sperimentatori Teatro Akropolis ha modellato la propria ricerca teatrale come uno spazio aperto a trecentosessanta gradi. Compagnia che vive sul limite dei confini del teatro, da oltre un decennio, nella sua base di Genova, uno spazio accogliente e funzionale costruito giorno per giorno a costo di sacrifici personali e divenuto uno dei fari di riferimento nazionale per chi non ha i paraocchi del potere, ed è disponibile al confronto. E’ da questo avamposto di sapere e studio che ora sta intraprendendo la battaglia per affermare il proprio diritto a esistere.
La commissione del Ministero della Cultura, nei nuovi punteggi assegnati ai Festival Multidisciplinari, alla realtà genovese ha attribuito un punteggio di 8.9 a fronte dei 29 ottenuti da Akropolis appena un anno fa. Un declassamento nel giro di un anno che porta la loro rassegna, “Testimonianze ricerca azioni”, fuori dai festival finanziati (il punteggio minimo per accedere ai contributi è di 10 punti) e questo accade nonostante il progetto abbia continuato a crescere, come dimostrano i numeri portati a corredo della documentazione.
Un giudizio pesante che non si spiega e per il quale sarebbe auspicabile che i commissari avessero il buon senso di venire allo scoperto spiegando in base a che cosa si è arrivati a questa decisione. Come è possibile infatti che nel volgere di un solo anno si passi dal massimo al quasi nulla? Cosa non ha convinto i commissari (che s’immagina devono essere degli intellettuali illuminati per giudicare il tipo di esperienza quindicinnale che “Testimonianze ricerca azioni” rappresenta).
Non ci vuole molto per capire che questo attacco è probabilmente voluto proprio per quello che Akropolis rappresenta a livello nazionale. E’ infatti da considerare come una punta avanzata di un teatro poco “conservatore” e certo non commerciale. Non è cioè un teatro per commedie brillanti, con tutto il rispetto del genere naturalmente. Prendere di mira Akropolis vuol dire “colpire un modo di fare cultura, colpire chi mette a fondamento della sua vocazione la ricerca e la contemporaneità privando la Liguria e tutto il sistema teatrale italiano di una delle voci più innovative e radicali”.
Teatro Akropolis è infatti un gruppo che sperimenta con attenzione attorno alle stesse origini del teatro, a partire dalla “skene” greca. Ma che rilancia e condivide le proprie scoperte di ricognizione teatrale con chi rappresenta il livello più avanzato in Italia della ricerca filosofica. Sperimentare con i linguaggi è diventata così una delle cifre eminenti di Teatro Akropolis che da anni con il suo ciclo di film, “La parte maledetta”, ha compiuto un lavoro di immersione totale dentro il mestiere del teatrante utilizzando il linguaggio della cinematografia. Per coglierne unicità e particolarità, idee e creatività, vale la pena quindi di immergersi per una notte laddove i teatranti di Akropolis hanno investigato, ibridando linguaggi e mettendo a confronto diversi modi di fare arte e cultura. Esattamente come fanno nei loro allestimenti teatrali o nell’organizzazione delle rassegne, nel prezioso lavoro di editoria che è valso loro premi e riconoscimenti di prestigio come l’Ubu.
“La parte maledetta”, nello specifico, è un viaggio ai confini del teatro nella forma di un ciclo di film-documentari dedicati ad alcuni dei protagonisti dell’arte e della cultura che nella loro opera“hanno messo in crisi il sistema delle distinzioni specialistiche delle varie discipline: le arti per la scena, la filosofia, l’idea stessa di performatività si rivelano così per quello che sono, una serie di rappresentazioni che interrogano senza compromessi il presente”. Il primo personaggio è una danzatrice e coreografa tra le più interessanti della scena nazionale: Paola Bianchi. Ha esordito negli anni Ottanta sulla scena indipendente di Torino. In oltre trenta anni di attività ha dato vita a più di cinquanta spettacoli. Per il suo lavoro è centrale l’investigazione sulla dimensione politica del corpo, la distopia del gesto e “la trasmissione della danza attraverso la parola descrittiva”. Con lei Clemente Tafuri e Davide Beronio di Akropolis hanno ripercorso alcuni lavori per la scena e le sue collaborazioni. Nasce un racconto in cui l’artista guida “nel racconto di un’interiorità animale capace di sovvertire l’ordine e di mettere in crisi le regole del teatro approdando alle sperimentazioni più estreme della performatività”.
Secondo personaggio finito sotto la lente di Tafuri e Beronio e il team di Akropolis è il regista Massimiliano Civica che esordisce alla regia nel 2004 con “Andromaca” di Euripide. Ha collezionato tre premi Ubu e dirige artisticamente il Teatro Metastasio di Prato. “I suoi lavori per la scena nascono da una visione del teatro come gioco e rito”. Nel film, interamente girato al Museo di Storia Naturale di Genova, “la tassidermia è metafora del rapporto tra quanto può essere vissuto e quanto invece, proprio nel suo farsi, si perde”.
Carlo Sini è considerato uno dei più importanti filosofi del nostro tempo. Per molti anni ha fatto parte del direttivo nazionale della Società Filosofica Italiana, dell’Institut International de Philosophie di Parigi e dell’Archivio Husserl di Lovanio. E’ socio nazionale dei Lincei. La sua biblografia è composta da oltre quaranta volumi.
L’oggetto dell’incontro del film (anche questo con la regia di Tafuri e Beronio) vuole essree un invito a ripensare il rapporto della filosofia con la scrittura, l’agire politico e le arti. “Un viaggio che ci conduce ad un confronto radicale con le diverse forme di conoscenza, e la possibilità che da esse si possa attingere ad una sapienza perduta”.
Con “Gianni Staropoli” il ciclo de “La parte maledetta” ci conduce direttamente a uno dei cuori dell’invenzione teatrale: la luce. Gianni Staropoli è infatti uno dei più importanti light designer a livello internazionale. Collabora da anni con alcuni tra i più importanti registi, coreografi, performer e autori della scena nazionale e internazionale. Vincitore di due premi Ubu, tiene seminari e laboratori presso diversi centri di formazione e ricerca teatrale fra cui l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”.
E’ quindi la stessa luce ad essere la protagonista di questo film (regia di Clemente Tafuri e Davide Beronio). Quella luce che, “tra realtà e artificio teatrale, rende visibili le cose più nascoste e inevitabilmente le distrugge, le getta nel gioco dell’esperienza e alla fine le dissolve. È questo paradosso che ispira il lavoro e la ricerca di Gianni Staropoli, tra i più innovativi light designer del panorama teatrale italiano”
Ultimo film realizzato nel ciclo de “La Parte maledetta” – la regia qui è del solo Clemente Tafuri – è quello dedicato al genio per eccellenza della scena italiana, Carmelo Bene. Tra le figure più controverse del Novecento teatrale, in quest’opera unica si racconta i fondamenti della sua arte e il conflitto irrisolvibile col sistema del teatro e della cultura.
“La sua parte maledetta riguarda il paradosso della creazione nel teatro come nel cinema, nella musica e nella poesia, ovvero l’inevitabile incompiutezza dell’opera rispetto a quanto si può intuire e vivere oltre la letteratura, il linguaggio e la rappresentazione”. Il film, attraverso le sole parole di Carmelo Bene, si addentra nel paradosso dell’irrappresentabilità, evocando i grandi temi della filosofia (ispirati da Schopenhauer, Nietzsche e Giorgio Colli tra gli altri) illuminanti per il mondo del teatro e dell’arte più in generale.
“ Una notte con Teatro Akropolis “(prequel a “La lotta” di Roberto Rossellini per la nostra sopravvivenza) su Raitre è un “viaggio notturno- e necessario – ai confini della scena, del corpo, della scrittura e del pensiero. Un gesto radicale di interrogazione artistico e filosofica, curato da Fulvio Baglivi, che nello spirito di “Fuori Orario” dà spazio all’invisibile e all’essenziale”. Al termine delle proiezioni conversazione con Clemente Tafuri a cura di Fulvio Baglivi che racconterà del progetto de “La parte maledetta” non ancora concluso, e come sia centrale nell’attività della compagnia “che abita i confini del teatro per superarli”. In chiusura verrrà infine proiettato il filmato “Modi di vivere- Giorgio Colli una conoscenza per cambiare la vita”, regia a cura di Marco Colli. I film saranno disponibili su Raiplay dal giorno seguente fino al 10 settembre.
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