Letteratura
Breve incontro
17 Dicembre 2025
Lo riconosco subito, anche se il tempo ha lavorato con la sua calma ostinata su entrambi.
Trent’anni dopo lo riconosco dal suo modo di sorridere, mentre saluta la ragazza del bar: è lo stesso sorriso disteso e sereno di quando eravamo studenti e credevamo che la vita fosse una questione di scelte giuste prese al momento giusto.
«Gianni!»
Trent’anni dopo lo riconosco dal suo modo di sorridere, mentre saluta la ragazza del bar: è lo stesso sorriso disteso e sereno di quando eravamo studenti e credevamo che la vita fosse una questione di scelte giuste prese al momento giusto.
«Gianni!»
«Tu?» risponde lui, illuminandosi «credevo che ti fossi trasferita a Roma! Quanti anni fa ci siamo visti l’ultima volta?»
«Almeno 30» rispondo, ridendo, «ed è una vita che non tornavo qui!»
Ci sediamo per un caffè.
Non ci vediamo dai tempi dell’università, quando eravamo stati insieme per pochi mesi.
Una storia breve, intensa, ma abbastanza incompleta da diventare, col tempo, un ricordo senza bordi taglienti.
Non ci vediamo dai tempi dell’università, quando eravamo stati insieme per pochi mesi.
Una storia breve, intensa, ma abbastanza incompleta da diventare, col tempo, un ricordo senza bordi taglienti.
Sono stata io a lasciarlo.
Mi ero innamorata di un altro.
Un innamoramento improvviso, violento, cieco, che mi aveva trascinata fino a un matrimonio infelice e tormentato. Un uomo troppo pieno di sé, prevaricante, uno di quelli che confondono la forza con il controllo.
Mi ero innamorata di un altro.
Un innamoramento improvviso, violento, cieco, che mi aveva trascinata fino a un matrimonio infelice e tormentato. Un uomo troppo pieno di sé, prevaricante, uno di quelli che confondono la forza con il controllo.
Non so perché, ma adesso, forse per la naturalezza con cui Gianni mi guarda, forse perché il passato ha una strana capacità di farti sentire al sicuro, mi ritrovo a raccontargli tutto.
Senza risparmiare nulla.
Lui ascolta. Non interrompe, non giudica. Annuisce ogni tanto, come si fa quando non si vuole rubare spazio all’interlocutore.
«Mi dispiace che le cose ti siano andate in questo modo,» dice alla fine. «A me è capitato il contrario. Poco tempo dopo che tu mi avevi lasciato, ho incontrato la persona giusta.»
Sorrido, con un misto di sollievo e ironia.
«Vedi?» risposi. «Le minacce a volte si trasformano in opportunità! Te lo dicevo anche allora, quando mi pregavi di non lasciarti, che non ero quella giusta per te!»
Scuote la testa, divertito.
«Guarda che io lo sapevo! Quello che non sapevo era se l’avrei mai trovata la donna giusta.»
«Cosa vuoi che ti dica,» concludo, «da qualche parte, ogni tanto, anche per i più immeritevoli, spunta una Santa Donna.»
Ridiamo entrambi, di una risata leggera, senza rimpianti.
Poi lui si alza per andare a pagare i caffè.
Lo seguo con lo sguardo mentre si avvicina al bancone, e penso:
Poi lui si alza per andare a pagare i caffè.
Lo seguo con lo sguardo mentre si avvicina al bancone, e penso:
“Guarda che panza che si è fatto! La Santa Donna deve essere una che cucina bene!”
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