Musica

Natalia Abbascià racconta il suo album “Picche Cause”

L’artista presenta il disco a Ferrara il 17 dicembre presso la Pinacoteca Nazionale

17 Dicembre 2025

Si intitola Picche Cause, il primo disco in solo di Natalia Abbascià, cantante, violinista e compositrice pugliese che negli ultimi anni si è affermata come una delle voci più originali della nuova scena contemporanea. L’album, uscito il 5 dicembre 2025 per ANGAPP, nasce da una profonda ricerca artistica in cui la musicista ha scelto di ridurre tutto all’essenziale, lasciando che siano la voce e il violino, nelle loro infinite possibilità timbriche, a definire un universo sonoro intimo e sperimentale. Il disco sarà presentato questa sera, 17 dicembre, a Ferrara, presso il prestigioso Salone d’Onore della Pinacoteca Nazionale (Corso Ercole I d’Este), con un incontro–concerto in programma dalle ore 19.30 alle 22.00. Un’occasione speciale per ascoltare dal vivo Picche Cause e approfondire il percorso artistico che ha condotto alla nascita di questo lavoro. In questa intervista la Abbascià si racconta conducendoci nel suo mondo fatto di “piccole cose”.

“Picche Cause” nasce dall’idea delle “poche cose”. In che modo questo principio di sottrazione ha guidato la tua scrittura e il tuo modo di intendere la musica in questo progetto?

Violino e voce sono già poche cose , due strumenti. La poesia di Stragapede ha dato un nome ed una cornice alla ricerca che porto avanti da anni. L’intento è quello di arrangiarsi con quello che si ha, accettando chi si è e cercando soluzioni che partono da dentro e vanno verso fuori, non il contrario. Come? Dando valore al silenzio e al respiro, il pentagramma della musica, dove tutto ha inizio.

Nel disco hai scelto di utilizzare solo voce e violino, esplorandone tutte le potenzialità timbriche. Come è cambiato il tuo rapporto con questi due strumenti durante il processo creativo?

Il mio rapporto è cambiato soprattutto col violino. Non avrei mai pensato di percuoterlo e sentirlo terreno come i tamburi. È la cosa più “malvagia” che si possa fare ad uno strumento così fragile, eppure sostiene tutta la baracca. Certo intrecciare due strumenti così acuti all’inizio è stata una bella sfida ma poi è diventata una vera e propria meditazione.

La poesia di Pietro Stragapede ha avuto un ruolo ispiratore fondamentale. Cosa ti ha colpita del testo e in che modo ha influenzato l’immaginario dell’album?

Il testo è arrivato in un periodo denso della mia vita. Appena letta la poesia, mi sono detta <<Eccomi!>>. La poesia mi ha ispirata e allo stesso tempo incoraggiata a credere che andava bene suonare solo con violino e voce, l’essenzialità di Pietro ha confermato la mia. È come se mi avesse detto:<<Vai Natalia, io sono d’accordo, la penso come te>>.

La tua formazione spazia dal violino classico al canto jazz. In che modo queste due anime convivono e si trasformano in un linguaggio così personale e riconoscibile?

Le mie due formazioni finalmente adesso convivono. La mia anima le ha plasmate e i due strumenti sono al servizio di quello che voglio raccontare.

Hai alle spalle collaborazioni con artisti di grande rilievo, da Ennio Morricone a Cher, da Dee Dee Bridgewater a Caroline Shaw e Abel Selaocoe. C’è un’esperienza tra queste che ha lasciato un segno particolare nella costruzione di “Picche Cause”?

Caroline e Abel sono stati i musicisti che più mi hanno ispirata. Cantare e suonare per e con loro è stato incredibile. Abel mi diceva gioca con lo strumento , fallo suonare , non pensarlo solo come strumento accompagnatore. Lui racconta le sue origini africane con il violoncello, strumento super classico che trasforma ed usa a suo piacimento. Da lui ho imparato ad essere terrena e a poter mescolare le radici con la mia formazione classica. Cantare con Caroline invece mi ha messo di fronte al vuoto, ai suoni piccoli e alla magia della semplicità. Ricordo ancora le sue parole e le sue lacrime all’ascolto di Heaven, il brano di Duke Ellington presente solo nel formato fisico: cerca di immaginare un mondo di suoni che non si sono mai sentiti prima ma che sono sempre esistiti.

Il brano A Message è stato presentato in anteprima a “Splendida Cornice”, con una coreografia della MM Contemporary Dance Company. Quanto ha influito il dialogo con la danza sul tuo modo di comporre e immaginare la musica di questo disco?

Con la MM company lavoro da un po’ di anni. Suonare con i danzatori e seguire i loro movimenti mi dà un senso di libertà estremo.  Vedere i corpi in movimento mi fa da specchio e mi aiuta a non essere statica e rigida.

“Picche Cause” è un lavoro profondamente radicato nella tua terra e nelle sue sonorità. Che ruolo giocano le radici linguistiche e culturali pugliesi nella tua ricerca artistica e nella tua visione futura?

Il dialetto ha un ruolo importante che mi fa sentire a casa mentre suono. Mi riconosco nel linguaggio e sento l’autenticità di quello che propongo. Ho già composto qualche altro brano in dialetto ma non ho idea di come il progetto evolverà.

 

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