Musica
Speciale 1985 – Tutto un remix
La collaborazione tra dj e artisti rivoluzionò i formati discografici. Anche star riluttanti come Phil Collins e Simple Minds furono costretti dalle pressioni commerciali a creare remix e versioni estese dei loro brani per accedere ai club e alle radio.
Anche dal punto di vista dei formati sonoro, il 1985 rappresentò un anno spartiacque nella storia della musica popolare, segnando l’apogeo di una vera e propria rivoluzione sonora che aveva le sue radici nelle discoteche di New York e nelle sale di mixaggio di tutto il mondo. Fu l’anno in cui l’uso dei mix estesi, dei 7 pollici, dei 12 pollici e dei remix non rappresentava più una scelta artistica opzionale, ma una necessità commerciale imprescindibile per qualsiasi artista che aspirasse al successo.
L’industria discografica aveva definitivamente compreso che il formato tradizionale del singolo da tre minuti non bastava più a soddisfare le esigenze di un mercato musicale sempre più sofisticato e diversificato. Le versioni estese, inizialmente concepite per le piste da ballo, divennero presto strumenti creativi essenziali per esplorare nuove dimensioni sonore e raggiungere target di pubblico differenti.
Nel mondo della dance music, produttori come Arthur Baker e Jellybean Benitez divennero figure leggendarie, trasformando brani apparentemente semplici in epiche journey sonore di otto, dieci, anche dodici minuti. Non tutti questi esperimenti furono però coronati da successo: l’extended mix di “Take Me Home” di Phil Collins, pur essendo tecnicamente ben realizzato, rappresentò uno degli esempi più discussi di come l’allungamento artificiale di una ballata potesse snaturarne completamente l’essenza emotiva, trasformando un momento intimo in una maratona dance di oltre sette minuti.
Anche il mondo del rock, tradizionalmente più conservatore, fu costretto ad adattarsi a questa nuova realtà. Band storiche come i Duran Duran avevano già aperto la strada, ma nel 1985 persino gruppi più “puristi” dovettero cedere alle pressioni del mercato. I Simple Minds, con “Don’t You (Forget About Me)”, proposero versioni estese che mantenevano l’energia rock originale ma aggiungevano sezioni strumentali dilatate e breakdown elettronici per conquistare le discoteche.
Noi, poveri e squattrinati fruitori, dovevamo mettere da parte le nostre sudate paghette non solo per i costosi ellepì o cd, ma anche per le versioni remix dei brani dei nostri artisti preferiti, spesso di importazione (cosa che faceva lievitare i costi) e che uscivano nei formati più impensabili, da mini CD che simulavano i 45 giri a smilzi ellepì dalle copertine sottilissime che finivano regolarmente schiacciate in mezzo ai più spessi 33 giri, finendo per scomparire nel momento del bisogno, ovvero quando producevano le cassette per amici e feste.
Tornando alla musica, gli Style Council rappresentarono forse l’esempio più riuscito di questa sintesi tra soul moderno e dance, con “Walls Come Tumbling Down!” che ricevette un trattamento esteso che amplificava l’energia politica del messaggio di Paul Weller attraverso breakdown ritmici e sezioni strumentali dilatate, dimostrando la versatilità creativa che questi nuovi formati potevano offrire.
Nel panorama pop, il fenomeno raggiunse dimensioni ancora maggiori. Madonna divenne l’incarnazione perfetta di questa filosofia, con ogni suo singolo del 1985 declinato in multiple versioni: il 7 pollici per le radio, il 12 pollici per i club, versioni strumentali, dub mix e club mix. “Material Girl” esisteva in almeno sei versioni diverse, ognuna pensata per un contesto specifico di fruizione.
I Wham! con George Michael dimostrarono particolare abilità nell’adattare le loro composizioni pop ai dancefloor, trasformando “I’m Your Man” in un’esperienza club completa attraverso l'”Extended Stimulation”, una versione che manteneva intatto il groove funky originale ma lo espandeva con sezioni strumentali elaborate e breakdown percussivi che ne facevano un’arma letale per i DJ dell’epoca.
I Frankie Goes to Hollywood, con la loro estetica provocatoria e sonorità elaborate, portarono questo concetto agli estremi, creando extended version che erano vere e proprie riscritture dei brani originali. Le loro versioni di 12 pollici non erano semplici estensioni temporali, ma reimaginazioni complete che spesso risultavano superiori agli originali per complessità arrangiativa e impatto emotivo. La loro “Welcome to the Pleasuredome” del 1985 ne è un esempio perfetto, con versioni che superavano i dieci minuti di durata.
La macchina industriale aveva ormai inglobato completamente questa pratica. Le case discografiche investivano budget considerevoli per produrre pacchetti completi di remix, assumendo i migliori producer del momento e creando vere e proprie campagne promozionali articolate. Artisti che inizialmente si mostravano riluttanti, come i Dire Straits o Phil Collins, dovettero arrendersi all’evidenza: senza versioni estese e remix, l’accesso alle classifiche dance e la rotazione nei club diventavano impossibili.
Questa rivoluzione non fu solo commerciale, ma profondamente culturale. I DJ divennero co-autori delle canzoni, i club si trasformarono in laboratori di sperimentazione sonora, e il pubblico sviluppò un’educazione all’ascolto più sofisticata. Il 1985 segnò il momento in cui la cultura dance uscì definitivamente dall’underground per diventare mainstream, influenzando irreversibilmente il modo di concepire, produrre e fruire la musica popolare.
L’eredità di quell’anno straordinario continua a influenzare la musica contemporanea, dove il remix e la rielaborazione sono diventati linguaggi espressivi autonomi, testimoniando come una necessità commerciale possa trasformarsi in una rivoluzione artistica duratura.
Playlist: I Mix Più Significativi del 1985
1. Madonna – “Material Girl” (Extended Dance Remix)
2. The Style Council – “Walls Come Tumbling Down!” (Extended Version)
3. Simple Minds – “Don’t You (Forget About Me)” (Extended Mix)
4. Frankie Goes to Hollywood – “Welcome to the Pleasuredome” (Extended Version)
5. Duran Duran – “A View to a Kill” (Dance Mix)
6. Wham! – “I’m Your Man” (Extended Stimulation)
7. Phil Collins – “Take Me Home” (Extended Mix)
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