Air Italy è defunta, i licenziamenti inevitabili: sunto di una storia italiana

12 Gennaio 2022

Dopo quasi due anni dalla cessazione dei voli i 1.322 dipendenti di Air Italy hanno ricevuto la lettera di licenziamento che i liquidatori della società desideravano in verità spedire subito. La vicenda è un unicum, perché non si tratta di un fallimento, ma di una liquidazione in bonis, in cui cioè a differenza di Alitalia vengono pagati i debiti verso gli aeroporti e gli altri creditori, le tasse dovute allo Stato, il TFR ai dipendenti eccetera. La politica avrebbe calciato volentieri ancora una volta la palla in tribuna, rinnovando la Cassa Integrazione e lasciando la patata bollente in eredità al governo futuro, ma la proprietà, a cui sarebbe restata una parte dell’onere, si è rifiutata di chiedere il rinnovo della CIGS e ha deciso di staccare la spina. Questa, in Italia, è una novità, almeno per un’azienda di quelle dimensioni, spiegabile col fatto che la proprietà è al 100% estera.

I 1.322 dipendenti, dopo aver ricevuto quasi due anni di Cassa Integrazione, passeranno alla ben meno favorevole NASPI per i prossimi due anni, al termine dei quali al massimo potranno ottenere il reddito di cittadinanza, se esisterà ancora.

I sindacati organizzano manifestazioni di protesta a Roma, bruciando le lettere di licenziamento ai Fori Imperiali, la Regione Sardegna invita il Governo a trovare una soluzione, ma nel nostro ordinamento la Cassa Integrazione può essere chiesta soltanto da un’azienda in attività, essendo pensata per superare problemi che si suppongono temporanei, mentre Air Italy aveva deciso di chiudere i battenti ancor prima che il Covid si abbattesse sui nostri cieli, dopo una serie ininterrotta di bilanci in perdita.

Il rilancio promesso dal socio di minoranza Qatar Airways, che per le norme della UE non avrebbe mai potuto arrivare alla maggioranza, perché extracomunitario, non si è avverato nei tempi che aveva sperato la famiglia dell’Aga Khan, fondatore della Costa Smeralda e dell’Alisarda nata per collegarla. Le perdite erano ingenti e  superiori a quelle monstre che l’Aga Khan aveva principescamente ripianato da solo, ogni anno, da oltre un decennio, per centinaia e centinaia di milioni.

Come Alitalia è sopravvissuta per decenni grazie alle continue elargizioni dello Stato Italiano, la prima compagnia aerea privata del Paese è sopravvissuta grazie alla munificenza del proprietario, che ha sempre preferito ricapitalizzare piuttosto che accettare l’onta della chiusura, finché ha dovuto arrendersi e cedere alla volontà dei suoi eredi.

Non ha avuto la bacchetta magica Qatar Airways, che pure è una delle migliori linee aeree del momdo su cui viaggiare, come prima non l’avevano avuta il comandante Gentile, a cui era stato affidato il bastone del comando dopo la fusione di Meridiana con la sua Air Italy e come prima non era servita la fusione con eurofly, originariamente costola charter di Alitalia, privatizzata a favore dello spavaldo comandante Angioletti, passato da capo del sindacato dei piloti Alitalia al ruolo di imprenditore.

Si può certo dire che l’Aga Khan le abbia provate tutte, rimettendoci una fortuna. Come Alitalia Air Italy, già Meridiana, già Alisarda non è stata in grado di reggere alla liberalizzazione dei cieli europei e all’avvento delle low cost. Nell’Unione Europea nessun Paese oggi ha più di una linea aerea tradizionale, a parte la Spagna dove Air Europa è però al bivio fra l’essere assorbita da Iberia o andare verso la chiusura. L’Italia non potrebbe averne due, anzi non riesce  da decenni ad averne una in grado di tenersi in piedi da sola, né è mai riuscita a generare una vera low cost.

Air Italy era già uno zombie quando sono arrivati i Qatarioti, dal 2020 è un vero cadavere, da cui però ancora un mese fa dipendevano molte persone che, soprattutto quelle basate a Olbia, hanno pochissime, quasi inesistenti possibilità di continuare a fare il lavoro che in parecchi casi avevano fatto per decenni.

Ad acuire il problema c’è l’inevitabile confronto con il trattamento che è stato riservato ai dipendenti della fu Alitalia, in parte ripescati da ITA, che esiste grazie ai capitali iniettati dallo Stato, mentre gli altri sono in Cassa Integrazione per un periodo che probabilmente non avrà limiti. A completare il quadro c’è Blue Panorama, che era uscita dall’Amministrazione Straordinaria con molta fatica ed è stata centrata e abbattuta dal Covid. I suoi aerei sono a terra e i suoi dipendenti si interrogano sul proprio futuro. Più in basso ancora nella scala gerarchica c’è chi lavorava per linee aeree ancora più piccole, che non fanno notizia e non hanno tutele. Fuori dall’aviazione, ovviamente, ci sono tutti i disoccupati dei settori per cui non c’è mai stata assistenza da parte dello Stato.

I dipendenti di Air Italy sono stati dei privilegiati, quelli di Alitalia lo saranno ancora a lungo, molti addirittura per sempre. Altri che facevano lo stesso lavoro non hanno avuto alcun trattamento di favore, pur avendo pagato le stesse tasse e gli stessi contributi. È innegabile la disparità di diritti.

Ancora prima del Covid l’aviazione italiana era, con pochissime eccezioni, un disastro e non è scomparsa totalmente solo perché lo Stato ha deciso di immolare altri miliardi nella reincarnazione della “compagnia di bandiera”, quella ITA che sta bruciando soldi in quantità e può solo augurarsi di trovare un temerario acquirente.

Il Covid e le limitazioni anche recentissime ai viaggi lasceranno grosse cicatrici anche alle migliori linee aeree d’Europa, le entità che perdevano anche negli anni delle vacche grasse non possono che scomparire. Per quanto possa sembrare una crudele legge della giungla, Air Italy è defunta e non ha alcuna possibilità di risorgere. Erogare Cassa Integrazione fingendo che possa ripartire sarebbe disonestà mentale. Resta il problema personale della sorte degli ex dipendenti, ma questo non è un tema di aviazione o di politica dei trasporti, è questione esclusivamente di welfare, che comunque non può prevedere condizioni di eccessivo favore rispetto agli altri disoccupati del Paese, solo perché così accade agli ex dipendenti di Alitalia.

 

 

TAG:
CAT: lavoro dipendente, trasporti (aerei, ferrovie, navi, bus)

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