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Diritti

La Divina Commediola di Giobbe Covatta (e di Ciro Alighieri)

di Alessandro Chiocchia
22 Novembre 2017

Lo sapevate che Dante Alighieri aveva un cugino di nome Ciro, nativo di Castellammare di Stabia? E che questo Ciro scrisse anche lui un poema, proprio come il Dante nazionale? Il poema di Ciro Alighieri è una versione “apocrifa” del poema scritto da suo cugino famoso, e qualcuno sostiene di aver trovato in una discarica il manoscritto di una parte del poema del buon Ciro, per l’esattezza l’Inferno. Questo qualcuno è Giobbe Covatta, che ha deciso di trasformare il manoscritto in un monologo teatrale intitolato La Divina Commediola, andato in scena nei giorni scorsi al Teatro Concordia di Marsciano (Perugia).

Il poema di Ciro è molto diverso da quello di Dante: se nell’Inferno della Divina Commedia a essere dannati e puniti per l’eternità sono i peccatori, nell’Inferno dell’opera di Ciro la dannazione e la punizione sono per le vittime dei peccatori, e le vittime in questione sono le più deboli e indifese, i bambini. La Divina Commediola, prodotto da Sosia&Pistoia, è contemporaneamente opera comica e di denuncia: con questo spettacolo Covatta porta all’attenzione degli spettatori la terribile situazione nella quale vivono i minori del Terzo Mondo, facendo ricorso alle armi della battuta e della risata. La Divina Commediola racconta il viaggio ultraterreno, un po’ comico e un po’ drammatico, che il protagonista (Ciro Alighieri) compie all’interno delle bolge di un inferno pieno di bambini i cui diritti vengono sistematicamente calpestati e violati, mentre i colpevoli di queste orribili violazioni rimangono sempre impuniti. I diritti dei quali parla Covatta – che da più di vent’anni è testimonial dell’AMREF, l’organizzazione sanitaria no profit che dal 1957 offre servizio e supporto alle popolazioni africane – sono quelli riconosciuti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989) come il diritto all’educazione, il diritto di godere del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabilitazione, il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative, e il diritto di essere protetti contro lo sfruttamento economico e di non essere costretti ad alcun lavoro che sia rischioso o che metta a repentaglio la loro educazione e la loro salute. Purtroppo nel Terzo Mondo questi diritti sono pressoché ignorati, e i bambini sono costretti a lavorare fin dalla tenera età, non hanno accesso ad acqua pulita e a cure mediche adeguate, vengono arruolati nelle forze armate e sono vittime degli abietti desideri dei pedofili, e il “bello” (anzi, il bruttissimo) è che tutto ciò è sotto i raggi del sole da anni e anni, ma non si è ancora trovato il modo di risolvere alla radice queste piaghe. Covatta nel suo monologo parla di tutto questo, e lo fa alternando momenti di denuncia che scavano profondi solchi nelle coscienze a momenti di divertimento nei quali la sua verve comica trascina il pubblico in un vortice di risate. La Divina Commediola è uno spettacolo che diverte molto e al tempo stesso fa riflettere molto, ed è soprattutto uno spettacolo utile sia perché denuncia i turpi misfatti perpetrati ai danni dei bambini del Terzo Mondo, sia perché rappresenta una buona occasione per conoscere il preziosissimo lavoro di chi, come l’AMREF, combatte quotidianamente per far sì che questi bambini possano godere dei loro diritti ogni giorno un po’ di più.

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