Energia
Mercato libero: “the Dark Side of Energy”
Come funziona il mercato libero inglese e come NON funziona quello italiano
Il presidente Besseghini (ARERA) ha ripetutamente espresso il giudizio su “un mercato libero che non funziona”. Dal versante opposto sento spesso parlare in modo improprio di Mercato Libero dell’Energia e lamentare l’eccesso di Regolazione del sistema italiano.
Nel seguito porto un contributo di fatti e dati comparativi: chiunque potrà farsi un’opinione personale sul mercato libero dell’energia in Italia.
Il mercato che prendo a confronto è quello inglese (UK): auspico con questo che nessuno contesti la comparazione ad una realtà ed una cultura illiberale e consueta all’ eccesso di normazione commerciale.
La prima differenza che balza agli occhi è il numero di operatori di mercato (vendita al dettaglio):
- 22 vendors in UK
- 700 fornitori in Italia
Il secondo elemento di comparazione è la dispersione delle offerte. Con questo termine indico la differenza percentuale tra il prezzo della migliore offerta e quello della peggiore offerta disponibile. Non è un indice comunemente usato nelle analisi ma consente a tutti di capire la realta del mercato. Per omogeneità di comparazione sono escluse dal mercato italiano le offerte PLACET e si comparano separatamente le offerte “a prezzo fisso” da quello “a prezzo variabile” .
Evidenzio che le offerte prese in considerazione NON includono servizi accessori. Sia chiaro che lo scopo NON è comparare il costo dell’energia in UK con quello italiano ma comparare la dispersione delle offerte.
Per entrambi i mercati di Energia Elettrica il consumo simulato è 2.700 kWh/anno . [[i]]
Prezzo Fisso 2.700 kWh | Min | MAX | Dispersione | Nr. offerte |
UK | 701,64 | 991,32 | + 41 % | 25 |
Italia | 654,15 | 1.216,53 | + 86 % | 200 |
Prezzo Variabile 2.700 kWh | min | MAX | Dispersione | Nr. offerte |
UK | 682,92 | 934,56 | + 37 % | 10 |
Italia | 746,14 | 1.396,48 | + 87 % | 160 |
Per entrambi i mercati di Gas il consumo simulato è 1.400 Smc/anno (pari a 15.000 kWh sul comparatore UK).
Prezzo Fisso 1.400 Smc | min | MAX | Dispersione | nr. offerte |
UK | 957,36 | 1.061,16 | + 11 % | 13 |
Italy | 1.509,12 | 2.911,82 | + 93 % | 169 |
Prezzo Variabile 1.400 Smc |
min | MAX | Dispersione | nr. offerte |
UK | 1.071,60 | 1.200,00 | + 12 % | 13 |
Italy | 1.157,10 | 3.427,61 | + 196 % | 777 |
Nel caso del GAS, un consumatore inglese quindi può scegliere un’ offerta a prezzo variabile che oscilla +/-6% attorno ad un a valore medio; può scegliere serenamente perché una scelta sbagliata poco incide sul suo bilancio.
Per un consumatore italiano la questione è più complessa: la scelta sbagliata di fornitore e contratto lo porterà a spendere 3 volte più del dovuto. Questo accade, ed accade realmente, nella piena legittimità di un contratto firmato al telefono (teleselling) o in un ufficio commerciale. (Tralasciamo in questa disamina le “tecniche di vendita” usate nel mercato italiano che portano alla “scelta sbagliata”).
A scanso di equivoci evidenzio che per l’utente italiano, nell’esempio riportato, al rischio di “improvvido acquisto” si aggiunge il rischio della variabilità di prezzo all’ingrosso che comunque ricade sull’utente. Detto diversamente, un utente in Italia spende per un contratto a prezzo variabile 3 volte di più del suo vicino di casa che pure ha un contratto a prezzo variabile (con un altro fornitore) per ricevere lo stesso medesimo servizio base: la consegna del gas.
La comparazione sul mercato dell’energia elettrica porta a simili conclusioni: in Italia il peggior contratto di fornitura costa quasi il doppio (+93%) del migliore contratto. L’utente italiano è meno tutelato dell’utente inglese e molto più esposto alla speculazione dei fornitori al dettaglio.
È sempre stato così ? No. I rapporti di Arera sul Mercato Retail [[ii]] permettono di tracciare l’evoluzione nel tempo e mostrano chiaramente che il divario tra offerta minima e massima (entrambe a prezzo variabile) è esploso nel 2021 e non è ancora rientrato:
Quanto descritto contraddice le dottrine economiche di mercato: la presenza di plurimi fornitori stimola la concorrenza e la concorrenza porta a calmierare i prezzi (cioè a ridurre il differenziale tra prezzo minimo e massimo). In Italia accade il contrario: abbiamo 30 volte i fornitori presenti in UK ed il differenziale di prezzo è 25 volte superiore quello del gas in UK. Ecco cosa vuole dire il presidente Besseghini quando dice che il mercato italiano non funziona.
L’approfondimento delle cause supera le mie capacità di analisi ma diffidate da chi racconta che il mercato è troppo regolato. Non tiriamo in ballo le forze oscure e neanche la concentrazione delle quote di mercato. Sono i piccoli fornitori a presentare le offerte peggiori e circuire gli ignari utenti con tariffe “stellari” !
Certamente manca la TRASPARENZA e la SIMMETRIA INFORMATIVA tra chi compra e chi vende. Ma NON è vero che l’utente inglese capisce il mercato e le bollette meglio di un utente italiano. L’utente inglese si interfaccia con operatori più seri di quelli italiani i quali si inventano l’ Energy Teller ( tradurrei l’imbonitore energetico) per tenere il prezzo ai massimi di mercato.
Riguardo ai rimedi, l’uomo di strada ha già capito: i limiti non si devono applicare solo alla velocità sulle strade, si possono applicare anche ai prezzi dei beni essenziali quali l’energia. In UK si dice “price cap” e si applica sia alla tariffa che al PCV/CCV (standing charge) .
——–
[[i]]
Per il mercato italiano la sorgente dei dati è il PortaleOfferte di Arera (offerte su Milano) , per UK la fonte è un sito indipendente di osservazione e analisi del mercato : https://energy.which.co.uk/ (offerte su Londra). Tutti i dati sono estratti al 13/7/2025 ed i valori riportati sono in GBP per le offerte UK , in Euro per quelle italiane.
[[ii]]
vedi ARERA 317/2024/I/com “MONITORAGGIO RETAIL RAPPORTO PER L’ANNO 2023”
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