Energia
Medio Oriente: Più che il dolor del dazio, potè il digiuno dal fossile
I dazi potrebbero derivare dalla radice del mercato del gas e oil. MO, dazi e mercato del petrolio si incrociano in un risiko che ha come ultimi scopi rintuzzare la Russia e immettere nel mercato il surplus di fossili USA
La storia (in)finita dei dazi, la strategia trumpiana che sovverte le leggi neo-classiche dell’economia sembra avere come elemento dominante il fondo del barile. Rivedendo la storia recente si osserva che l’UE appare come barile di coccio, tra barili di latta impersonati dai paesi produttori, esportatori classici come Algeria, Libia, Qatar etc, Russia, e adesso ricompaiono gli USA.
Prima della guerra che ha determinato le sanzioni alla Russia l’elenco degli esportatori verso l’Italia era il seguente ( in mld tonn): Medio Oriente 8, exURSS 6, Africa 5, USA 1. La Russia prima del 2022 esportava in UE 155 mld di tonn e in Italia ma le sanzioni hanno poco modificato i flussi e infatti, secondo Nel terzo anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, secondo il nuovo Report del think tank europeo Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), le importazioni dell’UE dalla Russia ci sono costate 22 miliardi di euro. Nonostante un calo del 6% su base annua in termini di valore, il volume delle importazioni ha subito solo una contrazione dell’1%, segno di una persistente dipendenza energetica dal Cremlino, secondo Flavio Fabbri [1] malgrado quindi il clamore anti Russia l’UE ha speso più per acquistare energia russa di quanto abbia destinato in aiuti finanziari all’Ucraina nel 2024 (18,7 miliardi €). Questo ha poco influenzato il mercato russo che comunque ha incassato negli ultimi 3 anni 847 miliardi di euro esportando in Cina, India e Turchia.
L’ultima posizione USA nella classifica sopra indicata si riferisce agli anni dei democratici Obama e Biden. Trump ha instaurato ben altra politica per ovviare al surplus della produzione industriale estrattiva dei fossili, enormemente pronunciata dopo l’istaurazione della tecnica fracking e con l’estrazione degli scisti di oil &gas
Quanto producono gli Stati Uniti?
È soprattutto il gas il loro principale problema con un prezzo costantemente più basso di quello prodotto dai paesi asiatici e arabi. Fig. 1, a fronte di una produzione crescente di 120 mld/day/mc, fig. 2.
In pratica, il surplus di gas e oil deve essere rimesso sul mercato estero per poter assicurare, a prezzo basso, una maggiore domanda. Tuttavia i competitor destinati all’importazione sono anche paesi produttori, tranne l’Europa che ne fa le spese.
L’imposizione dei dazi è dunque la palla del calcio di inizio così violenta da imporre una risposta impacciata nella controparte alla quale non resta che accettare la riduzione dal 30 al 15% in cambio della polpetta avvelenata del maggior aumento di importazione di gas & oil dai 250 ai 600 mld $.
Ergo il vero obiettivo di Trump non era quello dei dazi, anzi possono variare a seconda dell’umore, ma come piazzare il surplus del petrolio e del gas, problema primario e come, da venditore incallito, rilanciare e rivendere sul mercato europeo il petrolio che neanche gli appartiene, ossia quelli dei mega-giacimenti di Aphrodite, Tamar, Leviathan e Zhor al largo di Gaza, in comproprietà con i sionisti. Ma questo è un altro file già discusso, anche soggetto a scetticismi più che a critiche,https://www.glistatigenerali.com/economia-e-lavoro/energia/missili-petrolio-e-kippah , https://www.glistatigenerali.com/economia-e-lavoro/macroeconomia/mo-vesti-stracciate-ma-intrise-di-petrolio
Con questa politica Trump otterrebbe ben più dei dazi in positivo:
- Rintuzzare e limitare il mercato del gas russo;
- Aumentare il prezzo dei fossili;
- Rimpiazzare gli USA nel mercati dei fossili, favorendo le Holding che lo hanno sostenuto nella sua ascesa,
- Rivendere senza dazi i fossili e allontanare forse per sempre la transizione energetica
Alzare sempre il tiro nelle trattative, disse un Sindaco fuori dal Comune di un grande capoluogo siciliano. Che avesse ragione?
[1] F. Fabbri. L’Europa finanzia la guerra di Mosca, importati altri 22 miliardi di euro di combustibili fossili russi. Il Report. Energia Italia News, 25.02.25
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Foto di copertina ARCHIVIO STORICO ENI
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