Innovazione
Slovenia, terra del relax ma anche del business (e della qualità della vita)
Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:
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Nei post di questo blog ho quasi sempre raccontato le bellezze della Slovenia, vero e proprio “cuore verde” d’Europa: dalle sue cime magnifiche allo splendore del litorale adriatico, dalle meraviglie delle sue città d’arte al fascino di laghi, boschi e grotte. Ma oltre a essere un posto fantastico per concedersi un po’ di relax o indulgere nelle dolcezze dalla vita, la Slovenia è un buon posto anche per chi vuole investire o aprire un’azienda. Ad esempio, si trova al 30° posto nella graduatoria della Banca Mondiale che misura quanto è facile fare business; a titolo di paragone, la pur avanzatissima Svizzera è al 31° posto, la Spagna al 32°, l’Italia (ahimè) al 50°.
Anche se mi è capitato di sentire domande come “Ma la Slovenia è in Europa?” e “In Slovenia avete l’euro?” ci tengo a sottolineare che non solo la Slovenia fa parte di UE, NATO e OCSE, e aderisce alla moneta unica, ma è un’economia relativamente ricca e dinamica. Il PIL rasenta i 40 miliardi di euro, il reddito pro capite si attesta intorno ai 19mila euro, e nel 2016 la crescita dovrebbe sfiorare l’1,9% (per il 2017, invece, il FMI stima un aumento del 2%).
Sono diversi i punti di forza dell’economia slovena. Il primo è che il paese è davvero stabile. Una piccola oasi di pace e tranquillità, per citare una mia ex collega di Milano che adorava rifugiarsi a Ptuj. Non a caso nel Global Peace Index la Slovenia risulta al 10° posto, preceduta solo da una manciata di nazioni scandinave e anglosassoni, dal Giappone e dalla Repubblica ceca. Lo stato di diritto e la democrazia esistono da quando esiste una Slovenia indipendente (cioè dal 1991), e nel Transparency Perception Index il paese fa meglio di varie realtà europee, incluse Spagna, Repubblica ceca, Croazia e Italia.
Ancora, la Slovenia è davvero al centro d’Europa. A ovest confina con la più grande economia del Mediterraneo, l’Italia, che è anche il suo secondo partner commerciale; attraverso la vicina Austria ha accesso alla quarta economia del pianeta, la Germania, che per la cronaca è il suo primo partner commerciale e il suo terzo investitore; a est confina con uno dei paesi più vivaci della Mitteleuropa, l’Ungheria, mentre a sud si affaccia sui Balcani occidentali, con il loro immenso potenziale di crescita (su cui Lubiana punta da anni, tant’è vero che il 60% degli FDI sloveni sono diretti proprio in paesi dell’ex Jugoslavia).
Ma la centralità geografica diventa un asset solo se la si sa valorizzare. Per fortuna la Slovenia può contare su una rete di infrastrutture d’eccellenza: oltre 40mila chilometri di strade, e 1.200 chilometri di linee ferroviarie; un aeroporto internazionale, il Ljubljana Jože Pučnik, ottimamente collegato alle maggiori metropoli europee, e a centri di rilevanza regionale come Belgrado, Sarajevo, Tirana e via discorrendo; un porto, quello di Capodistria, in pieno sviluppo, e sempre più importante per l’Ungheria e l’Austria; infine, un’infrastruttura digitale tra le migliori della Mitteleuropa.
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E a proposito di ICT, devo dire che la Slovenia scommette sempre di più sulla sua capacità di innovare, come dimostra anche il crescente numero di startup e spin-off high tech. Nel Global Innovation Index elaborato da WIPO, Cornell e Insead troviamo la Slovenia al 32° posto, il migliore tra i paesi mitteleuropei dopo la Repubblica ceca. Anche nel Bloomberg Innovation Index il mio paese se la cava: è complessivamente al 26° posto, ma in settori chiave come la ricerca & sviluppo o il personale di ricerca è, rispettivamente, decima e quattordicesima. Non a caso nel 2015 la spesa slovena in ricerca & sviluppo ha sfiorato il 2,4% del PIL, un dato superiore a quello di Francia, Repubblica ceca o Paesi bassi.
Dall’innovazione alle competenze dei lavoratori sloveni, il passo è breve. Il mio paese è nella Top 10 dei paesi con più iscritti di università in rapporto alla popolazione. Oltre il 24% degli sloveni tra i 25 e i 64 anni ha una laurea o persino un PhD, e nel caso dei cittadini tra i 30 e i 34 anni la percentuale supera il 40%. E il bello è che l’università pubblica è gratuita per tutti, come ha raccontato il noto regista Michael Moore nel film “Where to invade next”. Non è tutto: grazie a un sistema scolastico di buon livello, chi lancia un’azienda nel mio paese può contare su una manodopera molto qualificata, competente e abbastanza poliglotta.
Anche per questo motivo hanno già investito in Slovenia multinazionali quali Bosch, Henkel, Microsoft, Novartis, IBM, giusto per fare qualche nome. E un paio di mesi fa si è saputo che presto la giapponese Yaskawa, leader mondiale nella produzione di robot industriali, aprirà in Slovenia un importante stabilimento.
Last but not least, fare business in Slovenia significa operare in un paese con un’eccellente qualità della vita. Ho già parlato delle scuole, ma anche la sanità è ottima: io, ad esempio, pur vivendo in Italia da dieci anni continuo ad andare dal mio medico a Nova Gorica, e da un dentista che dovrebbe vincere il Nobel dell’odontoiatria. Non parliamo poi della passione per l’arte, la musica o la cultura: basti pensare che anche il paesino più sperduto vanta una galleria di pittura, e che la Slovenia è al terzo posto nel mondo per numero di nuovi libri pubblicati ogni anno (in percentuale alla popolazione).
Nel complesso, la qualità della vita in Slovenia è la migliore della Mitteleuropa, e nel Better Life Index dell’OCSE il mio paese tallona Francia e Spagna, e supera Giappone e Italia. Se si vive così bene in Slovenia, credo che il merito non sia solo delle persone… ma anche degli alberi. È scientificamente dimostrato che il verde giova alla salute e rilassa; ebbene, la Slovenia è terza a livello internazionale per percentuale di aree protette, e città come Ljubljana (European Green Capital 2016), Maribor o Celje, così ricche di parchi e orti urbani, sono davvero attente al rapporto con l’ambiente e la natura.
Piccola precisazione finale: ovviamente neanche in Slovenia la vita di un imprenditore o di un investitore è tutta rose e fiori. C’è ancora tanta strada da fare per migliorare la competitività nazionale, e qualsiasi cittadino sloveno con cui parlerete avrà la sua sacrosanta lista di critiche e migliorie. Però ce la caviamo, eccome, e sono convinta che nei prossimi anni, con una gestione adeguata, potremo fare altri passi in avanti, pur senza tradire la nostra natura di piccolo paese a misura d’essere umano (abitante o visitatore che sia).
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Foto di copertina di Jošt Gantar (www.slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.
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