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Trasporti

In Italo c’è tensione, con lo sciopero volano insulti (anche omofobi e sessisti)

di Stefano Iannaccone
29 Marzo 2018

Insulto semplice, insulto sessista e infine insulto omofobo. Il tutto scatenato da uno sciopero. La protesta, organizzata dal sindacato Orsa per chiedere a Ntv (società che gestisce i treni di Italo), è nata per chiedere l’adeguamento dei contratti a quelli di Trenitalia ed è sfociata in un momento di tensione, nonostante l’adesione di 23 dipendenti su circa 900, provocando anche l’intervento della deputata del Partito democratico, Giuditta Pini, che ha definito l’episodio “una cosa indegna”. Tanto che la parlamentare dem ha sollecitato l’intervento dei vertici della società. L’azienda, interpellata da Gli Stati Generali, ha subito chiarito: “Dopo un tempestivo e attento approfondimento ha individuato i possibili responsabili. Ha conseguentemente avviato le procedure previste per il caso di gravi inadempienze contrattuali”. Chi ha sbagliato, quindi, dovrà renderne conto. Perché – spiegano fonti vicine ai vertici aziendali – Italo rischia di subire un danno di immagine.

Ma da dove nasce questo caso-Italo? I dipendenti di Italo hanno una applicazione su cui possono seguire i turni: sull’app appare il nome e il ruolo. Il 27 marzo sera, appena è iniziato lo sciopero, il nome del primo train manager aderente allo sciopero è stato sostiuito con una scritta sui telefoni di tutti i dipendenti: STOIMB. Inizialmente si è pensato a un errore del sistema, soprassedendo sull’ipotesi di insulto. Successivamente ha dato adesione all’astensione dal lavoro una donna. La segnalazione dello scioperante ai dipendenti si è fatta ancora più pesante: STAZOC. Definizione anche confondibile, sempre immaginando alla buona fede, con “Staz” di stazione. Infine ha aderito allo sciopero un dipendente dichiaratemante gay e sull’app è apparsa la scritta STOFRO. Così è intervenuto l’Orsa, il sindacato che ha proclamato lo sciopero, per denunciare il fatto.

“In Italo sono riusciti in un solo colpo ad offendere la dignità della persona ed il diritto al dissenso dei lavoratori. Per ragioni di marketing sminuiranno l’episodio addossando le colpe sull’ultimo anello della catena di comando, in verità l’anello di comando è stato fomentato da una suddivisione netta voluta da chi gestisce il personale”, ha detto a Gli Stati Generali Michele Formisano, numero due di Orsa Ferrovie. “Da un lato – conclude Formisano – quelli che si fidano di chi dirige la baracca, dall’altro chi vorrebbe ridurre il gap tra le proprie condizioni di lavoro e quelle del contratto nazionale di riferimento. Apostrofarli come “imb”, “zoc” e “fro” è la naturale conseguenza di questa divisione in cui si svilisce il pensiero di chi protesta e vuole migliori condizioni di lavoro”.

treni
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