Le notizie della settimana: Di Maio, chi pro e chi contro


Squadrista! Camorrista! Tutti insulti che fanno rima con giornalista! Sì, perché dopo tutto il lavoro svolto i colleghi di Fanpage si sono attirati le ire del governatore della Campania De Luca. Non senza la complicità di alcuni eccellenti silenzi e qualche giornalista che in queste ore cerca di fare le pulci ad una inchiesta che, con modalità già utilizzate nel giornalismo, racconta e sviscera il sistema dei rifiuti regionale. Con colpi di scena, ramificazioni al Nord e chissà quanto altro nel prosieguo dell’inchiesta che dal web si sposterà in Procura.
Se i giornali non stanno tanto bene (per tanti motivi che non stiamo qui ad approfondire) possiamo dire che nemmeno i giornalisti vivono un gran momento. Tra precarietà e querele temerarie, tra insulti e delegittimazioni, tra minacce e intimidazioni, fare questo lavoro non è proprio il massimo. Ma nessuno fa un passo indietro, anzi. Sono tanti i cronisti che continuano a consumare le suole delle scarpe o i polpastrelli alla ricerca di notizie. Poco importa se il taccuino e la macchina fotografica siano stati sostituiti da tablet, telecamere piccolissime e big data.
In questo momento in italia 30 donne e uomini vivono sotto scorta solo per aver cercato la verità e aver raccontato i traffici criminali di clan e boss mafiosi. Non sono solo numeri dietro le storie di ogni giornalista “contro”. La loro colpa, a detta di quelli che li minacciano, è quella di aver detto troppo, di avere la schiena dritta, di aver fatto luce su affari e clientele. “Le mafie non sopportano il lavoro dei cronisti che scavano sui loro affari e fanno conoscere all’opinione pubblica le loro trame criminali” racconta la presidente Rosy Bindi durante la relazione conclusiva della Commissione Parlamentare Antimafia.
I numeri del Viminale – dove si è riunito per la seconda volta il Centro di Coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti – non lasciano spazio ad interpretazioni: nel 2017 gli atti intimidatori nei confronti dei cronisti sono stati 126, un nuovo caso ogni tre giorni. Sul fronte dell’attività investigativa, nel 2017 sono state denunciate o arrestate 87 persone. Ad oggi le forze dell’ordine hanno disposto 176 misure di vigilanza ed assicurato l’attuazione di 19 dispositivi di protezione nei confronti di giornalisti.
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