storie di uomini visionari. Enrico Mattei

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22 Giugno 2022

a cura di Aldo Ferrara e Pasquale Hamel

L’ondata di calore, definita Caronte, non impedirà che il giorno 28 giugno alle 17:30 presso la Libreria TanteStorie di Palermo, nota per il suo impegno sociale, si svolga la presentazione del volume “ Enrico Mattei, il visionario”, edito da Agora&CO, La Spezia-Lugano, diretta dal Dr. Antonio Scollo con la Prefazione di Leonardo Agueci, già Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo. Tra i Relatori il Prof. Pasquale Hamel, con il quale condividiamo queste righe, storico e studioso prestigioso di quegli anni cinquanta. Furono anni cruciali, poichè molti avvenimenti della politica nazionale posero in nuce la storia recente del Paese, e non pochi intercettarono la Sicilia, condizionandola.

What’ news can survive from a murder of 60 years ago?

Alcuni  visionari ritengono che Enrico Mattei sia ancora vivo, non già perché sopravvissuto al rogo di Bascapè dove precipitò il suo aereo il 27 ottobre 1962 ma perché le sue idee, la sua lucida follia alla ricerca delle risorse che non avevamo, vivano ancora oggi sotto le spoglie del cambiamento climatico e della necessità di una rapida e decisa conversione energetico-ecologica.

Perché Mattei rivive a Palermo? Il perché è scritto non solo certo nel Volume ma nella stessa vita del Presidente dell’ENI. 1-Innanzitutto perché a Palermo nel 1950 era stata approvata la legge  regionale n. 30 che conferiva esclusività alla Regione a Statuto Speciale sulle risorse minerarie, poi messa in dubbio dalla Consulta quando questa divenne operativa nel 1957. 2-L’arrivo nell’isola di Gulf Oil e altre Sorelle del cartello petrolifero, il risveglio degli interessi dell’industrie private italiane, Montecatini e Ing. Valerio in testa, indussero il Mattei a difendere le prerogative dell’economia di Stato, nell’interesse del cittadino e non del profitto aziendale. Difesa che gli costò la vita. 3– Mattei intuì il ruolo della centralità del Mediterraneo nella questione energetico-petrolifero, strinse accordi con Algeria, Ben Bella, Boumedienne, Egitto con Nasser, Jugoslavia con Tito, non solo per il rapporto amicale che aveva tessuto con queste personalità ma perché si rese conto del significato geopolitico del Mediterraneo, molla di scarico delle due forze imperialiste, USA e URSS. Fu così che nacque il multilateralismo italiano e si sviluppò la politica mediorientale di Moro e  Fanfani; 4– Intuì che il Mediterraneo Orientale era una formidabile cassaforte di oil& gas, come poi la ricerca e le trivellazioni hanno rivelato. Nel Mediterraneo Orientale, Zohr, Tamir, Leviathan, Aphrodite sono una fonte di ricchezza ( mille trilioni di m3) tale da rendere impossibile pensare che molte guerre nel MO non abbiano avuto quella leva. 5– Da questa politica, che vide lo Stato al centro dello sviluppo economico, dalla nascita dell’Ente di Stato ( ENI), fu facile avviare la nazionalizzazione del Sistema Elettrico (ENEL, 1962), il riordino del sistema ospedaliero ( L. 132/1968) e finalmente la Riforma Sanitaria ( L. 833/78) voluta pervicacemente dal socialista Luigi Mariotti, anche se poi fu firmata da Tina Anselmi.

Visionario anche nell’idea di un Mediterraneo liberato dai gioghi coloniali, visionario nella concezione di un Mondo non più tagliato da una demarcazione Nord-Sud, secondo l’interpretazione di Willy Brandt o secondo la concezione dello “ scontro di civiltà” di Samuel Huntington; visionario nella evoluzione del concetto di Industria di Stato; visionario nel welfare aziendale e sul ruolo dei dipendenti ENI, che concepiva come comprimari nello sviluppo dell’Ente; visionario del Mondo del Petrolio per come si sarebbe realizzato negli anni a venire. Gli bastarono 17 anni, di cui 9 preliminari, per lasciarci questo patrimonio di idee e questa interpretazione dello sviluppo di una società solidale che oggi ancora stiamo cercando.

L’affaire Milazzo entra nella storia della politica e lo si veste di trasformismo ma sotto sotto si deve leggere una commistione, una sorta di spy-story tra Holding Internazionali, Gulf Oil, British Petroleum, Shell, Exxon che si fiondano per trivellare, Montedison che affronta il viaggio, allora senza autostrada, per raggiungere Ragusa. E Mattei che cerca disperatamente di difendere le prerogative dello Stato, dell’economia dei Servizi pubblici, forse già consapevole interprete della politica keynesiana che difende, onora e aiuta tutti i cittadini indiscriminatamente con un politica espansiva di investimenti i cui benefici, tra cui aumento del reddito, dei salari e dell’occupazione, vanno a vantaggio di tutti, intoccabili o bistrattabili.

I Gemelli Sociali

Furono due in quegli anni, operativi e concreti: Adriano Olivetti ed Enrico Mattei, l’uno identificato nel primo calcolatore, il P101, poi caduto nelle mani voraci dell’IBM, e l’altro che , malgrado la nostra penuria di materie prime, le andò a cercare , le trovò, le ebbe in concessione, non solo senza sottrarle ma dando ai legittimi possessori, ossia i Paesi inconsapevoli delle proprietà del loro sottosuolo, il 75% anziché il fifty-fifty delle holding Americane. Entrambi Olivetti e Mattei si resero conto che senza la condivisione, compartecipazione, quasi una sorta di azionariato diffuso dei loro dipendenti, nulla sarebbe sopravvissuto alla loro morte. Nacquero così le Città del Sole, stile Campanella, Ivrea e Metanopoli, esempi perfetti dell’imperfezione atipica del proletariato risorto.

Ai tanti giovani e maturi che non erano ancora nati nel 1962, ricordiamo questi Uomini non solo per quello che ci hanno dato ma per quello che è stato loro impedito di darci come nel caso del Presidente dell’ENI. Lanciamo da questa sede una provocazione di tipo “ culturale”: ma poi siamo sicuri che Adriano Olivetti abbia avuto un infarto sul treno per la Svizzera? E comunque ormai la vicenda di questi uomini va ricordata come monito ai Decisori Politici.

Oggi

Le vicende attuali ci offrono lo spunto per una comparazione che nel libro è annodata dal filo conclusivo:

Mentre scriviamo, prendendo spunto da una tragica evenienza di sessanta anni addietro, si consuma una “guerra del gas” in Ucraina. Gli eventi ci riconducono ad una immaginifica comparazione tra due attori, uno deceduto perché Servitore del suo Paese, l’altro, il Presidente russo, artefice di un conflitto le cui motivazioni sono strettamente connesse alle forniture energetiche.

L’Italia di Mattei non godeva di giacimenti immensi come la Russia di oggi, eppure i prezzi al dettaglio indicavano che l’acquisizione dell’energia avveniva al costo più basso possibile. Putin ha imposto all’Europa i prezzi più alti imponendo variazioni al rialzo del mercato, con ripercussioni politiche tali da mortificare lo sviluppo europeo.

Mattei agì per servire il suo Paese e il suo disinteresse è tuttora da esaltare, Putin si serve del suo Paese tramite una rete oligarchica, il mondo degli affari, priva di scrupoli. Il Presidente dell’ENI non aveva dietro di sé un sistema militare eppure fu capace di vivificare le tendenze indipendentiste dei paesi nord-africani post-coloniali; Putin usa le armi per imporre il suo “ordine post-sovietico” politico-finanziario legato al mercato dell’energia.

Ecco la chiave di lettura di questo libro, non riducibile solo alla mera commemorazione di un anniversario. Una evidente comparazione tra un Uomo di Stato e un Governante-Dominante.

Da quando ha preso il potere ad oggi il Satrapo Russo lo ha consolidato  attraverso tre fasi: 1- la fase del riassetto economico-finanziario con la stretta alleanza di alcuni stati ex- Sovietici come Azerbajan e Kazakhstan mediante il patto di Cooperazione Federativo del 2002 (CSTO); 2- la morsa stretta sull’Europa tramite il tridente di fasci di Oleodotti a nord, centro e sud del vecchio continente; 3- la messa in sicurezza del giro d’affari del cosidetto mondo degli affari, ossia il gruppo degli oligarchi di stretta osservanza. Un percorso politico-affaristico che nulla a che vedere con l’ideologia post-comunista e che è espressione di un più scontato assalto al potere.

La trasformazione dell’URSS in Federazione Russa aveva però implicato l’ingresso del mondo ex sovietico nei confini molto più dilatati della globalizzazione ed imponeva un immediato ingresso competitivo nel mercato globale. Dunque le risorse più disponibili – gas, oil, materie prime del sottosuolo- ed un mercato europeo sempre più vorace di energia fossile sembravano la soluzione ai problemi economici che la Russia da tempo non riusciva a sanare.

Mentre Mattei seguiva il filo della resistenza dei fronti di liberazione nei Paesi ex-coloniali, Putin cerca di asservire interi paesi, assai diversi da quelle del popolo russo per etnia, religione, lingua e tendenze, una conquista medioevale fatta con la forza e senza diritti. Un ritorno al passato remoto, all’aoristo della Storia crudele dove non si conosceva che la legge del sangue. Mattei sarebbe inorridito, lui che fu uno dei protagonisti della Resistenza imbracciando il fucile solo per ripristinare la pace, la democrazia  e il vigore del diritto.

 

TAG: Enrico Mattei Adriano Olivetti, Geopolitica del Mediterraneo, Guerra in Ucraina, transizione ecologica
CAT: energia, Geopolitica

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