camerun esercito spara sulla folla

Africa

Camerun, Biya ancora presidente. Il Paese in rivolta contro la vittoria rubata. L’esercito spara sulla gente

27 Ottobre 2025

Mentre la gente protestava contro i brogli elettorali contro la «vittoria rubata» allo sfidante Issa Tchiroma Bakary, e l’esercito nelle strade (nella foto, un mezzo blindato a Douala) sparava sui manifestanti, il Consiglio costituzionale del Camerun ha proclamato la vittoria del presidente in carica Paul Biya alle elezioni presidenziali dello scorso 12 ottobre.

Dopo 42 anni al potere, e sette mandati alle spalle, Biya, 92 anni compiuti lo scorso febbraio, mette dunque in tasca l’ottavo mandato presidenziale, di durata settennale, che gli garantisce quindi il potere fino alla soglia dei 100 anni. Non senza avere ordinato una repressione di larga scala contro le proteste esplose dapprima nelle città maggiori e ora estese anche nei piccoli capoluoghi di provincia.

All’inizio della scorsa settimana Tchiroma aveva rivendicato una «schiacciante vittoria» sul presidente uscente, sulla base di un conteggio basato sui verbali di scrutinio delle sezioni di voto di 18 dipartimenti (su un totale di 58), «che, da soli, rappresentano quasi l’80% dell’elettorato nazionale su 8 milioni di iscritti». Poiché il Camerun ha una lunga storia politica di brogli elettorali e per di più Elecam, l’organismo preposto all’organizzazione del voto e ai conteggi, è saldamente in mano al governo e al partito di Biya (l’RPDC), la piattaforma che sostiene Tchiroma aveva scelto di concentrare la vigilanza sullo spoglio elettorale su un numero ridotto ma determinante dei seggi, ottenendo copie dei verbali di scrutinio e pubblicandole sulla propria pagina Facebook. Da questi conteggi è venuto fuori che «il vincitore con quasi il 54,8% contro il 31,3% è Issa Tchiroma Bakary».

Per Elecam, invece, Biya è in testa con il 53,66% dei voti espressi, seguito da Issa Tchiroma Bakary, sostenuto dalla coalizione Union pour le changement 2025, con il 35,19%. Respinte tutte le contestazioni, il Consiglio costituzionale, anch’esso espressione del regime di Biya, ha accolto la versione sostenuta da Elecam, e ha proclamato Biya vincitore (v. qui sotto la rielaborazione grafica fatta dalla televisione di stato Crtv).

Biya ha ringraziato gli elettori per avergli «ancora una volta» dato fiducia: «Spero sinceramente che, insieme, ci impegneremo con determinazione a costruire un Camerun pacifico, unito e prospero», ha affermato in una dichiarazione.

Biya Risultati elettorali ufficiali Camerun
Camerun: Risultati ufficiali delle elezioni presidenziali 2025

Manifestazioni nelle città, l’esercito spara sui manifestanti

Mentre membri del governo e diplomatici, autorità amministrative, giudiziarie, dirigenti di stato affluivano al Palazzo dei Congressi della capitale Yaounde per assistere alla proclamazione dei risultati elettorali da parte del Consiglio costituzionale, nelle strade di molte città si è acuita la protesta, partita già ieri. contro il “furto della vittoria” del principale candidato d’opposizione Tchiroma.

Al contempo è scattata la dura risposta del regime di Biya, che sia pure sotto la maschera di un ordinamento democratico e multipartitico è aduso ai metodi duri – come dimostra la storia di questo Paese africano, indipendente dal 1960, dopo essere stato colonia francese e in parte inglese, e prima ancora tedesca.

Polizia, gendarmeria nazionale, esercito, squadre d’intervento speciali, e persino tiratori scelti (si dice mercenari) sono stati messi in campo per cercare di arginare la protesta e tentare di catturare Tchiroma, che – stando alle notizie da lui stesso rese note sui social media – è al momento nella sua casa di Garoua, la città più importante delle tre regioni settentrionali del Camerun e sua roccaforte politica.

Proprio davanti alla casa di Tchiroma, dove la folla si è accampata da giorni per impedire l’accesso dei militari, si sono registrati oggi gravi incidenti. I cecchini, appostati sui tetti delle case vicine, hanno sparato sui civili disarmati: due persone sono morte. «Sparare a bruciapelo sui propri fratelli… mi chiedo se non siate mercenari. Uccidetemi pure, se volete, ma io libererò questo Paese con ogni mezzo», ha commentato Tchiroma, che già aveva reso omaggio «a coloro che sono caduti sotto i proiettili di un regime diventato criminale, durante una marcia pacifica del popolo sceso in massa per esercitare un diritto universale». Nella giornata di ieri, infatti, si è svolta una «Marcia per la liberazione del Camerun» su tutto il territorio nazionale. Nella sola Douala, la capitale economica, militari e forze dell’ordine hanno ucciso quattro persone; un ragazzo è stato colpito a bruciapelo a Maroua, capoluogo nell’Estremo Nord, mentre qualche giorno prima un’insegnante di una scuola privata, Madame Zouhaira, è stata raggiunta dai proiettili dei militari.

Oggi scuole e negozi sono rimasti chiusi, gli impiegati sono rimasti a casa, mentre il dispositivo di repressione è aumentato ma non è bastato a bloccare le proteste che hanno dilagato sia nei grandi centri, la capitale Yaounde e a Douala, poi anche nei capoluoghi regionali Garoua (la più grande città del Nord) , Maroua e nelle città di provincia come Bertoua, Bafoussam, Guider, Bafang. Qui la folla, alla notizia dell’uccisione di un giovane manifestante da parte delle milizie governative, ha attaccato e bruciato la locale sede dell’RDPC, il partito di Biya.

 

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