America
Le relazioni tra Iran e Corea del Nord preoccupano Obama
La Casa Bianca starebbe predisponendo nuove sanzioni contro l’Iran. Lo ha reso noto ieri il Wall Street Journal, secondo cui il Dipartimento del Tesoro vorrebbe colpire Teheran (ma anche alcune aziende localizzate in Giappone e negli Emirati Arabi), per il suo programma missilistico. Una risposta ai test militari effettuati dalla Repubblica Islamica in ottobre e novembre: test che una recente risoluzione delle Nazioni Unite ha bollato come illegittimi. E la Casa Bianca rincara la dose, sostenendo che si tratti di una violazione del Nuclear Deal, siglato a luglio (quello stesso accordo che dovrebbe cancellare il mese prossimo le sanzioni precedentemente comminate all’Iran).
Teheran non ci sta e replica duramente. Fonti ufficiali del governo iraniano lasciano trapelare che l’ayatollah Khamenei non considererebbe il programma missilistico in contraddizione con gli accordi viennesi, presentando un carattere eminentemente difensivo. E intanto la politica si divide.
A un mese dalle elezioni, l’Iran si ritrova spaccato tra un fronte tendenzialmente moderato (guidato dal presidente Hassan Rohani) e uno costituito invece dai falchi anti-Washington: una compagine conservatrice che potrebbe rinvigorirsi, radicalizzando ulteriormente il regime khomeinista. Ma anche in America la situazione non è molto serena: la probabile imposizione di nuove sanzioni minerebbe difatti alla base quel Nuclear Deal, considerato da Obama fiore all’occhiello della propria politica estera: nuove sanzioni che -di contro- rafforzerebbero la posizione dei repubblicani, i quali hanno ripetutamente attaccato il presidente in questi mesi per la sua apertura a Teheran. E, proprio in occasione dei recenti test missilistici, sia Kevin McCarthy (leader della maggioranza alla Camera) che il senatore John McCain hanno speso parole di fuoco contro la Casa Bianca. Una situazione dunque che potrebbe produrre qualche ripercussione rilevante in seno alla campagna elettorale per le presidenziali del 2016.
Che le relazioni tra Stati Uniti e Repubblica Islamica non fossero rosee negli ultimi tempi del resto lo si era già capito. In particolare, quando due settimane fa, il Congresso ha approvato una restrizione sulla concessione dei visti per raggiungere l’America, rivolta a cittadini di Iraq, Siria e Iran. Una misura ufficialmente adottata per ridurre il rischio di terrorismo islamista in seguito alla strage di San Bernardino (in California). Una misura che Teheran ha subito criticato, sentendosi ingiustamente accusata e sottolineando la propria storica inimicizia verso il radicalismo sunnita dello Stato Islamico. E le alte sfere iraniane hanno prontamente iniziato a gridare al complotto sionista.
Infine, è da notare che tra le ragioni che stanno spingendo il Dipartimento del Tesoro verso le sanzioni, vi sarebbe anche un ulteriore fattore: l’Iran comprerebbe componenti per il suo programma missilistico dalla Korea Mining Development Trading Corp.: azienda statale della Corea del Nord (nazione notoriamente sottoposta a sanzioni tanto dagli Stati Uniti quanto dall’Unione Europea). Senza poi contare come secondo fonti statunitensi negli ultimi anni l’Iran avrebbe inviato propri tecnici in Corea del Nord, per lavorare congiuntamente all’implementazione di missili.
Che cosa? Teheran e Pyongyang se la intendono sul nucleare proprio come sostenne George Walker Bush nel 2002? Forse allora l’Asse del Male non era esattamente una baggianata…
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