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Geopolitica

Il caso di Piantedosi e della delegazione Ue respinti in Libia

In un’intervista al Tg1 il ministro Piantedosi ha sminuito la rilevanza dell’incidente diplomatico in Libia e ha escluso che ci possano essere ripercussioni geopolitiche

10 Luglio 2025

Negli ultimi giorni il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stato protagonista di un incidente diplomatico in Libia, durante una missione con una delegazione europea per discutere le strategie contro l’immigrazione clandestina. Insieme a Piantesosi erano presenti i ministri Byron Camilleri di Malta e Makis Voridis della Grecia e il commissario europeo per le migrazioni Magnus Brunner. Una volta arrivati all’aeroporto di Benina, dove erano attesi, la visita è stata annullata e la delegazione invitata a lasciare subito il territorio.

La delegazione aveva incontrato a Tripoli il governo d’unità nazionale sostenuto dall’Onu. La Libia ha due governi perché, dopo Gheddafi, dal 2011 non è mai riuscita a ricostruire un’autorità centrale condivisa. Le divisioni interne, le lotte per il controllo del petrolio e le ingerenze esterne hanno portato a una frattura profonda che ancora oggi condiziona la stabilità del paese e il suo ruolo nel Mediterraneo. I territori orientali del paese sono controllati dal governo di Bengasi, con a capo il generale Khalifa Haftar, non riconosciuto dalle Nazioni Unite ma sostenuti da paesi come Russia, Egitto ed Emirati Arabi.

Su X il ministro Piantedosi ha raccontato l’incontro e l’obiettivo della missione: “Oggi, insieme al Commissario europeo agli Affari Interni e alla Migrazione Magnus Brunner, al Ministro greco alla Migrazione e all’Asilo Athanasios Plevris, al Ministro dell’Interno maltese Byron Camilleri, ci siamo recati in missione congiunta a Tripoli, dove abbiamo incontrato il Primo Ministro del Governo di Unità nazionale libico Abdul Hamid Dbeibeh, il Ministro degli Affari Esteri Taher Baour, il Ministro dell’Interno Imad Trabelsi. Il nostro obiettivo comune resta quello di prevenire le partenze di migranti illegali, stroncare i trafficanti di esseri umani e interrompere i traffici alle frontiere marittime e terrestri; per fare questo sarà necessario continuare a sviluppare programmi europei, dedicati al contrasto delle reti criminali transnazionali che gestiscono l’immigrazione irregolare”.

Piantedosi e le delegazione europea non hanno potuto però proseguire la visita in Libia, “in quanto non graditi”. Il governo di Khalifa Haftar ha parlato di “mancato rispetto delle procedure di ingresso” e ai ministri è stato notificato l’obbligo di lasciare il territorio.

In una nota, firmata da Osama Saad Hammad, autoproclamato “primo ministro del governo libico” si denuncia una flagrante violazione delle norme diplomatiche stabilite e delle convenzioni internazionali” da parte della delegazione europea nel “disprezzo della sovranità  nazionale libica”. Le autorità libiche, prosegue la nota, ribadiscono quindi il loro “urgente appello” a “diplomatici, membri di missioni internazionali, organizzazioni governative e non governative di rispettare la sovranità libica aderendo strettamente alla legge libica, alle convenzioni internazionali e alle norme che regolano le visite  diplomatiche”. Pertanto la visita è stata annullata.

Piantedosi - Libia

Secondo Adnkrons quanto successo a Bengasi per Tripoli è “l’ennesimo ricatto di Haftar”. Osama Hammad, primo ministro della Libia orientale, aveva infatti emesso il decreto nel quale vietava il movimento e le attività delle missioni internazionali e dei diplomatici nell’est della Libia se prima non si fossero coordinate e avessero ottenuto il via libera dal ministero degli Esteri dell’autoproclamato governo dell’est. La misura era diretta in particolare contro la missione delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), l’inviata del segretario generale, Hanna Tetteh, ed il suo staff, colpevole di aver attaccato la Camera dei rappresentanti di Tobruk, per aver concesso 69 miliardi di dinari, circa 11 miliardi di euro, al Fondo per lo sviluppo e la ricostruzione di Belghassem Haftar, il figlio del generale considerato il suo possibile delfino.

Secondo altre fonti, inoltre, sarebbe stata una discussione tra l’ambasciatore dell’Ue in Libia, Nicola Orlando, e la delegazione libica presente all’aeroporto a innescare la miccia. Orlando – sostengono le fonti – è stato infatti il primo a scendere dall’aereo a Bengasi, e avrebbe fatto osservazioni sulla composizione della squadra libica e sulla gestione delle riprese e immagini. Osservazioni che non sarebbero state gradite dagli interlocutori che a quel punto avrebbero posto fine alla missione.

In un’intervista al Tg1 il ministro Piantedosi ha sminuito la rilevanza dell’incidente diplomatico e ha escluso che ci possano essere ripercussioni geopolitiche: “Noi andiamo avanti nelle buone relazioni con entrambi le parti libiche, anche per condividere la lotta ai trafficanti di esseri umani”.

 

Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani “c’è stato un misunderstanding tra il rappresentante diplomatico dell’Unione europea e le autorità del territorio libico dove era atterrato l’aereo, quindi per quanto mi riguarda, si tratta di un problema di incomprensione tra i diplomatici dell’Unione Europea, perché era una missione organizzata dall’Unione Europea, non era una missione organizzata dall’Italia”. “Quindi – aggiunge – mi auguro che si possa chiarire tutto nel tempo più rapido possibile”.

L’opposizione ha reagito con ironia, commentando il “respingimento” del ministro come un “contrappasso”. Chi respinge viene respinto. Matteo Renzi e il Pd parlano di “figuraccia internazionale” mentre Angelo Bonelli di Avs ha attaccato Tajani: “Ha ragione, è proprio sfigato'”, ha affermato, aggiungendo che “questa volta Piantedosi è stato vittima della legge del contrappasso”.

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