Geopolitica

Il vecchio trucchetto di Trump

11 Giugno 2025

Forse non tutti si ricordano che Trump aveva già utilizzato il trucchetto dei raid antimigranti alla fine del suo primo mandato, ma senza riuscire a ottenere grandi risultati, forse perché era partito in ritardo e poi era arrivato il Covid.

La tecnica è sempre la stessa: partono delle ondate di arresti di “immigranti illegali”, come appunto quelle del 2019 nella speranza di fare incazzare – piss off – un numero relativamente elevato di persone che poi scendono in piazza, manifestando più o meno pacificamente contro il governo federale. In genere si tratta di manifestazioni pacifiche, in cui però qualcuno ne approfitta per fare dei raid nei negozi e rubare della merce. A questo punto, in teoria, dovrebbe essere dichiarata l’emergenza nazionale e il presidente invia i Ranger e poi i Marines negli stati dove avvengono le manifestazioni, versando di fatto altra benzina sul fuoco, nella speranza di far diventare violente le manifestazioni pacifiche o semipacifiche in questione.
Nel 2019, il giochetto di Trump non era riuscito perché durante l’anno precedente le elezioni presidenziali, il Covid aveva bloccato la strategia della tensione che Trump avrebbe voluto mettere in atto.

Questa volta invece ce l’ha fatta: su tutti i social del mondo si sono viste le scene raccapriccianti delle madri rapite dall’ICE, la polizia anti immigrazione, riprese mentre urlavano perché venivano separate dai figli. Le urla di una donna che viene allontanata dai suoi figli sono particolari: esprimono terrore, perché le donne temono che i figli abbandonati possano morire senza di loro. Si tratta di una paura ancestrale che non è stata cancellata dalla civilizzazione moderna e che ha radici profondissime (un bambino abbandonato da solo nella savana o in bosco sarebbe morto).

Basta sentire le urla di un paio di queste scene riprese dai passanti e rilanciate sui social network per provocare manifestazioni e rivolte, soprattutto manifestazioni pacifiche contro i rapimenti, perché di tali si tratta, riservati a chi è sospettato di essere un immigrante illegale. Sappiamo che una volta che gli arrestati dall’ICE scompaiono, è molto difficile rintracciarli e fornire loro un’assistenza legale.Questa politica di rapimenti ha quindi l’effetto di sviluppare risposte altrettanto ancestrali di difesa e indignazione, ovvero manifestazioni di massa che si stanno svolgendo in tutti gli Stati Uniti e in particolare in California, nella città di Los Angeles.

Trump sa perfettamente quali sono gli effetti della politica dei rapimenti e sta approfittando delle reazioni di protesta da parte dei cittadini per inviare l’esercito federale degli Stati Uniti nei singoli stati federali, che come tutti sanno hanno un’idea fortissima della propria autonomia dal governo centrale del paese.
Il fatto che l’ICE sia un’agenzia federale, che dipende dal governo centrale, è già di per sé motivo di scandalo e irritazione per gli stati americani, che spesso riconoscono a fatica l’autorità dello stato centrale.

Il fatto che Trump evochi l’invio di forze federali nelle città che si stanno ribellando potrebbe veramente essere l’innesco di una guerra civile tra gli stati americani e il governo centrale, ancora molto mal digerito da parte di alcuni degli stati della nazione, se non da tutti, quando si verifica un’invasione così plateale.
Il presidente degli Stati Uniti viene infatti riconosciuto come tale dagli stati federali se la sua è una rappresentanza ecumenica, ovvero pacifica e pacificatrice e soprattutto volta ad occuparsi delle faccende che riguardano questioni come il budget degli USA e la politica estera.

Un presidente che invece voglia porre la sua piena autorità anche sugli stati, inviando per l’appunto corpi federali a “reprimere” rivolte (che spesso sono solo manifestazioni pacifiche) scatenate dalla politica dei rapimenti da parte di un’agenzia federale, è considerato letteralmente “contro natura” dagli stati americani, che eleggono i loro governatori, percepiti come i veri “capi” della loro nazione.

L’operazione di Trump è quindi fallimentare per definizione, nel senso che avrebbe come unico effetto quello di gettare l’intera nazione nel caos, senza che poi sia possibile stabilire una nuova autorità centrale con poteri più ampi di quelli che sono attualmente attribuiti al presidente degli USA.

Non solo la valanga di ordini esecutivi che hanno in qualche modo privato il congresso dei suoi poteri legislativi, riuniti adesso nella figura del presidente dell’esecutivo, ma anche la repressione dei singoli stati che si “ribellano” alle politiche centrali e che quindi meritano di essere invase da corpi federali, fanno tutti parte dello stesso disegno trumpiano (ben esposto nel cosiddetto Programma 2025) di riunire tutti i poteri – esecutivo e legislativo, per il momento, visto che i giudici americani sono gli unici che stanno dando battaglia contro Trump – in un’unica figura, quella del presidente federale, che assomiglia a un dittatore o un tiranno e che, secondo la personale visione di Trump, sarebbe l’unica persona in grado di fare il bene della propria nazione.

Un simile disastroso disegno ha già provocato agli Stati Uniti una serie di danni economici dovuti alla politica ondivaga dei dazi, che ha fatto meritare a Trump il soprannome di TACO – Trump Always Chicken Out – che significa: Trump si tira sempre indietro, perchè alle sue minacce di dazi stratosferici seguono sempre il ritiro delle folli proposte che diventano molto più ragionevoli.

ll danno peggiore sarebbe però quello della guerra civile tra gli stati e il governo federale, che forse appagherebbe quelli che ormai si sospettano essere i deliri psicotici di un uomo instabile, afflitto da una serie innumerevole di disturbi di personalità, che non mi posso permettere di elencare, vista la mia qualificazione di economista, ma che evidentemente rispondono tutti al bisogno di essere non solo al centro dell’attenzione, ma anche di scatenare reazioni aggressive – da etichettare poi come “sovversive” – in chi gli si contrappone. Con l’effetto finale di mandare a gambe all’aria una confederazione di stati che sopravvive pacificamente dalla fine della guerra civile conclusasi nel 1865.

Il piacere di Trump per scatenare la rissa e che gli costò la sua rielezione nel 2020, adesso potrebbe costare all’America molto di più: un’implosione nel caos e nel disordine, dalla quale il paese uscirebbe comunque con le ossa rotta, sia che riesca a liberarsi di Trump (cosa in cui credo fermamente) sia che la sua presidenza dovesse durare fino alla fine del mandato e allora possiamo tutti tornare a rivedere Civil War, per capire come sembrerà l’America dopo la sua disgraziata presidenza.

 

P.S. Per chi non avesse visto il film, ricordiamo che racconta proprio quello che  sta succedendo adesso: la rivolta di California e Texas, dove il presidente manda l’esercito per combattere le Western Forces dei paesi ribelli. Peccato che sia Trump stesso a desiderare la ribellione di California e Texas.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.