
Medio Oriente
Sei Giorgia, amica di Netanyahu e obbediente dell’America
La servile fedeltà di Giorgia Meloni nei confronti dei suoi amici bellicisti non è rappresentativa di uno stato sovrano.
Non mi piace la satira che definisce la nostra Presidente del Consiglio una peracottara, una puzzona e una caciottara. Sono termini offensivi che prendono di mira un aspetto fisico e risultano anche classisti. Ogni persona, politica o non, ha lo stile, la dizione e il portamento confacenti a ciò che è e riflette dentro di sé. Si può essere, in maniera del tutto semplice e naturale, eleganti, ma si può anche avere meno fortuna e restare inesorabilmente lontani da ogni canone di grazia e finezza, sebbene gli sforzi per avvicinarvisi non manchino. La presenza, o la mancanza di un’allure portentosa non costituirà mai il punto centrale per risalire allo spessore di un capo di governo, che verrà convenientemente giudicato per l’operato svolto e le posizioni assunte durante il suo mandato.
E seguendo questo criterio si arriva ad addebitare a Giorgia Meloni una responsabilità politica per il genocidio di Gaza, non solo per non aver mai condannato l’azione del governo israeliano, ma anche per non aver bloccato la vendita di armi, ancora nel 2024, con cui l’esercito sionista ha assassinato migliaia di bambini e indifesi di ogni età. Una madre e una cristiana non si gira dall’altra parte mentre si sta massacrando un popolo, restando muta e ferma, per evitare ogni iniziativa diplomatica volta a determinare se non la pace, almeno una tregua che avesse consentito, senza correre rischi, gli aiuti umanitari. In quanto sostenitrice della politica sovranista del suo amico Netanyahu, sul quale pende la condanna della Corte Internazionale, non si è mossa neanche per consentire ai feriti e ai moribondi palestinesi una briciola di umanità. Dopo aver negato ogni forma di solidarietà agli assaltati di Gaza, ha negato loro anche la pietà. In quale precetto della cristianità rientra un simile comportamento?
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