Il senso del naufragio – La Posta del Cigno Nero
Caro Cigno Nero,
Viviamo in un mondo, dicono gli esperti, “VUCA”, cioè caratterizzato da Vulnerabilità, Incertezza (Uncertainly), Complessità e Ambiguità. Questi aspetti stanno emergendo in modo ancora più marcato a causa del Covid-19.
Come può la filosofia aiutarci a (soprav)vivere in questo contesto, trovando l’equilibrio tra l’accettazione di se stessi e dei propri limiti e la necessità di adattarsi e cambiare forma?
Grazie.
Fabrizio R.
Caro Fabrizio,
La scienza, il cui compito è quello di indagare e comprendere il funzionamento oggettivo della realtà, ha senza dubbio il merito di aver semplificato e migliorato per certi aspetti la nostra vita, rendendo oggi possibili cose che
solo pochi anni fa erano per noi inimmaginabili. Basti pensare ai progressi in campo medico o nel settore tecnologico per rendersene conto.
Purtroppo e per fortuna l’essere umano non risponde a leggi e definizioni oggettive e relativamente definitive come quelle della scienza. Ed è qui che entra in gioco la filosofia, che ha il compito di intercettare, svelare e chiarire le domande che l’esistenza ci pone.
La complessità, che è connaturata alla vita, è la forma in cui il mondo con i suoi accadimenti ci si presenta: un intreccio, su diversi piani, di relazioni e situazioni che quasi mai seguono regole prestabilite e di fronte alle quali spesso siamo impreparati. Eventi come le pandemie, che coinvolgono non solo l’aspetto medico-scientifico, ma
anche quello economico, sociale, politico e personale, sono la prova estrema di questa complessità, così come dell’imprevedibilità della vita, e quindi dell’incertezza che essa genera in ognuno di noi, ricordandoci che siamo esseri vulnerabili.
Per difenderci dall’incertezza e sentirci così meno vulnerabili, proviamo a gestire la complessità del mondo cercando di rendere prevedibile l’imprevedibile con l’uso della ragione. Ma in noi non tutto è ragione.
Quando questa incontra il sentimento, ecco che appare la nostra ambiguità esistenziale, il nostro essere ambivalenti: con la ragione indaghiamo, analizziamo, cerchiamo di capire; ma il sentire ci può portare in altre direzioni
generando in noi un conflitto.
Il senso ultimo dell’esistenza resta allora uno scacco, laddove, cercando appigli in qualcosa di certo, immutabile, ci rendiamo conto che tutto è mutevole, che il mondo può cambiare ad ogni istante e noi con lui, come già Montaigne scriveva nei Saggi, e che non siamo padroni della realtà. Lo scacco, il tentativo fallito di trovare stabilità, è il nostro
incontro con il limite, che è qualcosa che sempre ci trascende e dissotterra la nostra ambiguità.
E’ a partire da questa condizione di esistenza che il filosofo Karl Jaspers costruisce l’immagine del naufragio, per dirci che vivere significa essere continuamente in balìa di onde imprevedibili che rappresentano il limite, quel
“muro invalicabile della realtà” contro cui inevitabilmente sbattiamo senza possibilità di superarlo.
Nella drammaticità di questa dimensione, alla continua ricerca di un senso nello spettacolo della vita, la nostra caratteristica – ci dice Jaspers – è quella di essere ulteriorità, cioè qualcosa che si arricchisce sempre di nuovi
significati nell’ incontro col mondo.
Il nostro è un “naufragio infinito”, il naufragio di certezze e verità definitive, ma, allo stesso tempo, l’unico modo di sperimentare la libertà: se tutto fosse certo, stabile e immutabile,infatti, non avremmo la possibilità di scegliere, decidere, progettare.
Per Jaspers il mondo, nel suo essere né buono né cattivo, né caotico né governato da leggi rigorose, ci si mostra in modo impersonale e, per quanto possa apparirci chiaro in qualche suo aspetto, resta incomprensibile nella sua totalità. Ma, per questo filosofo, ciò non toglie che nel mondo possiamo comunque sentirci a casa, al sicuro, conoscendolo in un altro modo, quello della familiarità delle piccole cose e del fascino delle grandezze che sa offrirci. E finanche quando ci sorprende con i suoi fallimenti, continuiamo ad aver fiducia in lui, perché sappiamo di dover comunque mantenere la rotta, anche nel naufragio.
Perché è naufragando che viviamo. Il nostro equilibrio è tutto qui.
Perché non cercare una rotta invece di un porto? Il limite, come l’orizzonte, si sposta sempre in avanti, costringendoci a reinventarci di volta in volta: l’ulteriorità potrebbe essere la nostra rotta?
Maria Luisa Petruccelli
Per scrivere al Cigno Nero: lapostadelcignonero@gmail.com
Ogni venerdì pubblicheremo le vostre mail.
Chi scrive accetta di vedere pubblicato quanto invia.
Ph. Maria Luisa Petruccelli
Un commento
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.
Abbiamo riflettuto a sufficienza sulle conseguenze della lotta economica tra Cina de USA? Al di sotto dello scambio commerciale .credo debba essere approfondito un aspetto ancora più profondo e cioè: la lotta che conduce la Cina contro i colossi americani è una lotta onesta oppure è una lotta truccata? Preciso: è una lotta tra capitalisti oppure è una lotta contro il capitalismo americano condotta da società travestite da soggetti del capitalismo? Dove sono gli storici? e dove sono gli economisti?