SRB Dominique Laboureix

Finanza

Dieci anni di Meccanismo di risoluzione unico, Laboureix (SRB): «Banco Popular e Sberbank i nostri successi»

In occasione del decimo anniversario del Meccanismo di Risoluzione Unico (SRM), il presidente dello SRB Dominique Laboureix ha tracciato un bilancio dei risultati raggiunti, lanciato un appello a completare l’Unione Bancario e rafforzare il quadro regolamentare

15 Ottobre 2025

Bruxelles, 15 ottobre 2025 – Dieci anni fa nasceva il Single Resolution Mechanism (SRM), secondo pilastro dell’Unione Bancaria europea, il cui scopo è garantire una risoluzione ordinata delle banche in dissesto, con costi minimi per i contribuenti e per l’economia reale. Oggi, il Single Resolution Board (SRB), ossia il comitato che lo gestisce, celebra un decennio di attività con una conferenza ad alto livello a Bruxelles, alla presenza di 21 autorità nazionali di risoluzione, istituzioni europee, rappresentanti del settore bancario e accademici.

Tra gli interventi istituzionali di rilievo, la keynote speech è affidata a Luis de Guindos, vicepresidente della Banca Centrale Europea, mentre Travis Hill, presidente della Federal Deposit Insurance Corporation statunitense, offrirà una prospettiva d’oltreoceano. La giornata si concluderà con il discorso finale di Maria Luís Albuquerque, Commissaria per i Servizi Finanziari e l’Unione del Risparmio e degli Investimenti.

Il programma prevede una serie di panel di alto livello dedicati a temi cruciali: dai progressi compiuti a livello europeo e internazionale alla prontezza nella gestione delle crisi, fino alle sfide emergenti e alle questioni di finanziamento nei processi di risoluzione. Nel pomeriggio si terranno sessioni parallele di approfondimento per discutere in modo più mirato i vari aspetti della risoluzione bancaria.

Aprendo i lavori, il presidente dello SRB Dominique Laboureix ha ricordato che l’istituzione è partita da zero, costruita sulle ceneri di una delle peggiori crisi finanziarie della storia: «Nessuno sapeva se avrebbe funzionato, in un contesto europeo frammentato, era necessario dimostrare che una struttura centralizzata potesse funzionare accanto a una rete di autorità nazionali: “C’erano molti scettici. Ma, credo, abbiamo dimostrato che si sbagliavano, ha rivendicato. Crisi rare, ma cruciali: «Banco Popular e Sberbank sono i nostri casi di successo più emblematici. Solo due? Per fortuna, le crisi di grandi banche sono eventi rari, ma, in quelle rare occasioni, non ci è stato permesso di commettere errori». La risoluzione, ha spiegato, richiede precisione assoluta: di fronte alla risoluzione di una banca, «abbiamo un solo colpo in canna, se falliamo, la fiducia svanisce e la stabilità finanziaria è in pericolo».

Il fatto che il numero di crisi bancarie la cui gravità abbia richiesto l’intervento del Meccanismo di risoluzione europeo sia stato limitato e che, allo stesso tempo, una volta attivato, il SRM abbia fatto il suo lavoro permettendo una risposta rapida e efficace e senza aggravi di costo per le finanze pubbliche, sono due indicatori di successo del sistema.

Tutto questo non garantisce però che non ci possano essere strascichi. «Qualunque cosa si faccia in una crisi, inevitabilmente ci saranno contenziosi», sottolinea Laboureix. Proprio lo sviluppo della giurisprudenza si è rivelato essenziale per consolidare il quadro normativo europeo: «A ogni caso e ogni revisione giudiziaria, acquisiamo maggiore chiarezza — e quella chiarezza ci ha aiutato a gestire meglio le crisi successive».

La vera forza dello SRB? «Il lavoro quotidiano dietro le quinte»

Al di là dei casi più noti, Laboureix ha voluto evidenziare che “le risoluzioni di successo non sono il nostro unico contributo alla stabilità finanziaria in Europa. Oltre a questi casi emblematici, c’è un lavoro quotidiano su crisi in tempo reale che spesso passano inosservate.”

In diversi casi, lo SRB è intervenuto per evitare che una crisi si aggravasse o per valutare che la risoluzione non fosse necessaria: «Abbiamo riservato i nostri ampi poteri solo per i casi in cui non esistevano alternative valide», ha detto il capo dello SRB.   Un contributo meno visibile ma cruciale è quello della pianificazione, in quanto quest’ultima «rafforza quotidianamente l’intero sistema».

Tra i risultati raggiunti, il presidente ha elencato «oltre 2.600 miliardi di euro di capacità di assorbimento delle perdite costruita dalle banche dell’Unione bancaria, 80 miliardi di euro nel Fondo di risoluzione unico, pronti per essere impiegati, e circa 150 piani di risoluzione operativi e attuabili redatti e aggiornati ogni anno». Il Fondo di risoluzione unico è alimentato con le contribuzioni private delle banche, anche se i versamenti sono al momento sospesi essendo stato raggiunto il plafond previsto.

Ma forse il segno più visibile dell’evoluzione di questo settore è umano: «In Europa è nata una nuova figura professionale: l’esperto di risoluzione — le persone in questa sala. Lavoriamo nelle banche, nelle società di consulenza, negli studi legali, nel mondo accademico e, naturalmente, nelle autorità pubbliche. E molti di noi — soprattutto i più giovani — hanno dedicato l’intera carriera a questa missione. La vostra dedizione rafforza la stabilità finanziaria e rende l’Europa più resiliente»

Guardando al futuro, Laboureix ha voluto essere chiaro: «Nonostante i risultati raggiunti, la gestione delle crisi è, per sua natura, un’attività disordinata. La risoluzione delle banche sarà sempre complessa, piena di sorprese e, in una certa misura, costosa — ma non per i contribuenti».

Per questo, ha ribadito che «il lavoro di preparazione alle crisi e alla risoluzione non finisce mai. Anche lo SRM dovrà evolversi per rimanere al passo. Vogliamo garantire che sia più efficace e sempre focalizzato su ciò che conta davvero».

Una parte di questo percorso riguarda la semplificazione normativa e la riduzione degli oneri per le banche: «Abbiamo iniziato a lavorare per ridurre gli oneri non necessari sull’industria, ad esempio snellendo i nostri piani di risoluzione — e quindi le nostre richieste — o coordinandoci meglio con altre agenzie per evitare duplicazioni».

Semplificazione ma senza abbassare gli standard

Laboureix ha poi sottolineato che «il nostro quadro è solido, ma può essere migliorato. Regole più semplici potrebbero aiutare, ma dobbiamo assicurarci che questo esercizio non porti a standard più deboli».

Ha poi ribadito che i requisiti prudenziali vanno affrontati in modo integrato: «I requisiti in going concern e in gone concern sono intimamente collegati. Se ci deve essere una discussione su questi requisiti, deve essere olistica. Naturalmente, lo SRB è pronto a far parte di questo dibattito».

Completare l’Unione Bancaria, con la tutela dei depositi

Laboureix ha invitato i co-legislatori a concludere il disegno originale dell’Unione Bancaria: «Con il CMDI ormai quasi finalizzato, i co-legislatori dovrebbero guardare avanti e completare l’Unione bancaria. Manca ancora un pilastro del progetto originario: lo Schema europeo di assicurazione dei depositi», EDIS  (European deposit insurance scheme).

Tuttavia, ha ricordato che un’unione bancaria completa è più del pur importante EDIS. «Con un unico supervisore e un’unica autorità di risoluzione — dopo 10 anni — non vedo molti motivi per continuare a operare con barriere interne. Eppure, banche e autorità devono ancora confrontarsi con molte discrezionalità. Un mercato meno frammentato è sicuramente l’opzione migliore per un ambiente normativo più semplice».

Guardare oltre le banche: ampliare la giurisdizione del SRM?

Laboureix ha infine allargato lo sguardo oltre il settore bancario tradizionale: «La stabilità finanziaria non inizia e finisce con le banche. I modelli di business si evolvono. Emergono nuovi attori e, con loro, nuovi rischi».

In particolare, ha acceso i riflettori sulle istituzioni finanziarie non bancarie (NBFI), un universo variegato e in continua evoluzione che include, fra gli altri, le compagnie assicurative, fondi pensione, private debt entity, hedge funds e, negli ultimi anni, intermediari di crypto-valute. «Dalle esposizioni delle banche verso le NBFI allo sviluppo del mondo crypto, diventa sempre più urgente porci la domanda: è giunto il momento di esplorare un quadro di gestione delle crisi anche per le NBFI?». Secondo il presidente dello SRB, alcune delle NBFI più grandi sono ormai talmente interconnesse — e molte forniscono funzioni bancarie o fanno affari con le banche — da essere diventate, o sul punto di diventare, too big to fail.

E ha concluso: «Idealmente, questi dibattiti dovrebbero iniziare nei consessi internazionali — e lo SRB è pronto a fare la sua parte. Il costo dell’inazione sarebbe elevato. Prima o poi, uno di questi attori fallirà, con gravi conseguenze per la stabilità finanziaria. Dobbiamo essere pronti per quel momento».

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