Legittimo anche difendersi dalla stupidità

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22 Ottobre 2015

Francesco SicignanoOre 24 di una sera qualunque, a Linea Notte su Rai 3 compare il ghigno di Daniela Santanchè che, in veste di opinionista tuttologa,  blatera di pallottole e traiettorie, di ladri e autodifesa. Mi accorgo quasi subito che si parla del pensionato che ha sparato al ladro di origini straniere, alla periferia di Milano.

Prima sorrido sul fatto che la vestale convertita o “riconvertita” del berlusconismo più becero sia divenuta anche una esperta di balistica. Rido un po’ meno quando viene data la notizia che Roberto “BOBO” Maroni ha promesso  di pagare le spese legali del canuto signore.

Smetto dopo poco del tutto di ridere, perché queste spese legali saranno pagate coi soldi del Pirellone ossia con denaro pubblico. Se fossi lombardo una qualche domanda me la farei e la farei pure, visto che quelli sarebbero denari anche miei.

Da italiano mi limito a pensare che i recenti scandali su scontrini e rimborsi di consiglieri e portaborse ad ogni latitudine (che ieri sono costati lo scranno  di  sottosegretario a  Francesca  Barracciu), imporrebbero una certa attenzione quando si fa  anche solo riferimento a quel portafoglio.

Evidentemente per la Lega che ha  distratto risorse quanto e più degli altri in Lombardia, quello di pagare spese legali ad un potenziale omicida è un utilizzo virtuoso della finanza pubblica oltre che, ovviamente, una pietosa quanto allarmate operazione di consenso.

La tristezza mi invade letteralmente quando vengono sparate le immagini del vegliardo che esce al balcone per salutare i partecipanti ad una fiaccolata di solidarietà, ma forse sarebbe più corretto dire, in suo onore e dalla folla si leva il grido “uno di noi”.

Deve essere bello sentirsi parte di una comunità di omicidi, penso, bello sentire il calore della canna di una pistola che ha appena punito uno per tutti, e che porta a darsi di gomito con le candele in mano, inebriati dalla certezza che giustizia sia stata finalmente fatta.

Siamo all’ipertrofia del “gentismo” che nella sua brutalità grottesca permette a tutta la nostra ferinità individuale  di mimetizzarsi. La buona politica si adopererebbe per spegnere questi bassi istinti, promuovendo una riflessione compiuta e invece, la politica che vive di disintermediazione (Salvini come Renzi e Grillo senza eccezioni) soffia su questi fuochi dando loro legittimità e dignità.

Del resto la buona politica è ormai una formula vuota di significato destinata forse a divenire il prossimo hashtag del Presidente del Consiglio.

Rubare è un reato e questo non si discute, come non si discute che sia un reato meno grave dell’omicidio.

Si può rubare per fame come si può uccidere per difendersi. Ma sempre nell’orbita della illegalità si gravita.

In quello sparo  nella notte si mescolano però,  fino a confondersi,  altri elementi che oscillano fra il grottesco e il tragico. Sparare ad un ombra prima di provare a dare a quell’ombra un volto, prima di fare un rapidissimo tentativo di contestualizzazione, racconta certo una storia di paura, forse di esasperazione, ma anche di un così basso rispetto della altrui  vita umana che dovrebbe imporre un silenzio pensoso verso a quella che, comunque la si voglia interpretare,  rappresenta una sconfitta della ragione.

Quel  ladro morto  non merita di essere usato come agnello sacrificale in una squallida corrida mediatica, come il suo legittimo o illegittimo carnefice non può essere beatificato come angelo vendicatore di un vicinato, di un paese o dell’intera società, di gente insomma così per bene da pensare che sia una reazione di causa effetto naturale che a un (tentato) furto segua una (riuscita) esecuzione.

Non credo che il sig. Sicignano  sia “uno di noi” perché ha sparato uccidendo una persona per difedendere la sua proprietà, prima della sua incolumità.

Mi piace pensare che il sig Sicignano sia  uno di noi perché ora sta facendo fatica ad addormentarsi  pensando a quello che ha fatto e si interroga  su chi sia quell’ombra, sulla  sua identità, sulla sua storia di uomo e di delinquente, sul senso della vita,  quella che gli ha levato, ma anche la propria.

Mi piace pensare che si stia legittimante difendendo  dalla stupidità (assumendo grandi dosi di umanità), più di quanto stanno facendo i suoi ultras, a partire proprio da coloro che per ruolo istituzionale dovrebbero adoperarsi in queste ore a suturare le ferite di un tessuto sociale divenuto sempre più fragile e smagliato.

 

 

 

 

 

 

TAG: italia
CAT: Giustizia

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