(Articolo scritto da Gabriele Cruciata e Sophie Pizzimenti)
“Chi vedeva l’immigrazione come una mangiatoia da oggi è a dieta”. Così commentava fiero lo scorso 7 novembre Matteo Salvini, in seguito all’approvazione da parte del Senato del decreto sicurezza. Il Ministro sembra però aver scordato quanto un sistema emergenziale abbia aiutato la criminalità a fare “più soldi che con la droga”, come disse Salvatore Buzzi, coinvolto nello scandalo Mafia Capitale. Secondo i giuristi, il decreto solleverebbe anche “una questione democratica”.
IL PRIMA E IL DOPO. Il decreto ha modificato la definizione di migrante irregolare (o clandestino, come dice Salvini dimenticando che il termine non esiste da un punto di visti giuridico), rendendola più ampia. Il decreto ha infatti eliminato la possibilità di concedere il soggiorno per motivi umanitari. Questo tipo di permesso era il più comune, e veniva precedentemente rilasciato a coloro che fuggivano da guerre o disastri naturali. Al suo posto è stata introdotta la possibilità di rilasciare un permesso per “casi speciali” di due anni, talvolta convertibile in permesso per motivi di lavoro, e che tuttavia è applicabile ad un minor numero di casi rispetto a quello per motivi umanitari.
Prima del decreto, il sistema d’accoglienza era impostato su due livelli principali: quello emergenziale della prima accoglienza, destinato a fornire ai migranti cure e servizi immediatamente dopo il proprio arrivo in Italia, e quello sistematico della seconda accoglienza, finalizzato invece all’integrazione dei migranti nel tessuto sociale e lavorativo italiano. Fiore all’occhiello del sistema d’integrazione erano gli SPRAR (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati), con un’utenza di circa 31mila persone. Centri piccoli, legati al territorio, in cui i richiedenti asilo partecipano a progetti di integrazione linguistica, culturale o lavorativa.
Tuttavia il sistema SPRAR necessitava del benestare dei Comuni per funzionare bene. Ciò accadeva di rado, soprattutto per motivazioni politiche ed elettorali, e per questo motivo le persone venivano direzionate verso i CAS (Centri d’accoglienza straordinaria), che come suggerisce il nome stesso erano parte del filone emergenziale del sistema d’accoglienza. Alla fine del 2017 più dell’80% dei 183mila migranti coinvolti nel sistema d’accoglienza era ospitato in un CAS.
Come dimostrato da un report di OpenPolis, a differenza degli SPRAR queste strutture presentano una scarsa trasparenza nella rendicontazione dei flussi di denaro pubblico ricevuti dallo Stato.
Il decreto sicurezza ha indebolito il sistema SPRAR, ritenuto dagli addetti ai lavori come la miglior forma esistente per integrare gli stranieri nel tessuto lavorativo del Paese. In particolare, gli SPRAR potranno ospitare solo persone che hanno già ottenuto la protezione internazionale, mentre prima anche i richiedenti asilo (cioè chi sta aspettando di sapere l’esito della propria domanda) erano ospitati in questi centri. Grazie al decreto, queste persone finiranno in un CARA (Centri accoglienza richiedenti asilo), un’altra struttura di natura emergenziale.
MANODOPERA PER LE MAFIE. Secondo il Ministro Salvini questa misura contrasterà l’immigrazione irregolare presente nel nostro Paese. La procedura prevede che un migrante definito irregolare venga trasferito in un CPR, Centri per il Rimpatrio (ex CIE, Centro di Identificazione ed Espulsione), potenziati dal decreto grazie al raddoppio della massima permanenza consentita (da 90 a 180 giorni). Da qui dovrebbe poi essere rimandato nel proprio Paese d’origine. Ma lo Stato italiano, a causa della mancanza di fondi, da anni non è più in grado di gestire e coordinare al meglio questo meccanismo. Il risultato è che spesso un migrante irregolare in un CPR non ci entra mai, oppure da lì scappa. Secondo l’Arci, aumentando il tempo di permanenza nei CPR “si rischia di creare dei veri e propri ghetti in cui l’integrazione è impossibile”.
L’avvocato Di Rosa, specialista in immigrazione, sostiene che “poiché non si riesce a rimpatriare chi non può avere un permesso di soggiorno, togliere la possibilità di avere un permesso umanitario e di sistemarsi regolarmente aumenterà la clandestinità, l’insicurezza e il disagio”.
Le conseguenze sulle casse dello Stato saranno notevoli: “Non potendo regolarizzare una grande parte degli immigrati che arrivano in Italia, aumenterà il numero di persone che non possono lavorare e pagare le tasse, ma che utilizzeranno servizi, in primis la sanità. Qui rischiamo – continua Di Rosa – che persone già nella via dell’integrazione si ritrovino irregolari. Prendiamo dei lavoratori e ne facciamo dei piccoli delinquenti, dei disadattati che vengono sfruttati dai datori di lavoro e dalla criminalità”.
In una nota ai parlamentari, Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio e altre realtà del settore accoglienza hanno stimato che circa 140mila persone rischiano di cadere in una situazione di illegalità che – come si legge nel documento – “li esporrà al rischio di povertà estrema, marginalità e devianza”.
“Gli irregolari spesso spariscono nel nulla senza documenti, senza conoscere la lingua e senza contatti. Per questo diventano facili pedine del mercato della droga, della prostituzione o del lavoro nero. E a gestire questi mercati ci sono le mafie, quelle italianissime”. A parlare è F., dipendente di una delle più importanti no profit italiane nel settore accoglienza e che preferisce l’anonimato a causa delle pressioni ricevute sul lavoro. “Il testo – ci spiega – creerà un esercito di irregolari che diventeranno ingestibili, si creerà una guerra civile tra poveri. È gravissimo”.
Lo stesso é raccontato da Chiara Rapelli, che siede nel cda di Atypica, una cooperativa della provincia di Torino attiva nel settore accoglienza. Rapelli spiega che il parco Valentino di Torino, una delle piazze di spaccio maggiori della città, è spesso popolato da migranti irregolari rigettati dal sistema immigrazione. “Con il decreto Salvini – ci spiega – questo fenomeno rischia di peggiorare”, portando ad un maggior numero di persone che di fronte a alla totale mancanza di alternative, entreranno nel circuito dell’illegalità. “Sono i fantasmi di Torino, esattamente ciò che le persone non sono più disposte ad accettare”.
UNA QUESTIONE DI DEMOCRAZIA. In una nota l’ASGI, Associazione sugli studi giuridici sull’immigrazione, ha dichiarato che: “Se si vuole rafforzare il controllo di legalità sulla accoglienza dei richiedenti asilo, ciò non può farsi smantellando l’unico sistema unanimemente ritenuto degno di tale nome, ovvero lo SPRAR, a favore della pessima esperienza che complessivamente ci consegna l’analisi delle strutture straordinarie”. Il potenziamento di quest’ultime “alimenterà le tensioni sociali, specie se realizzato fuori da ogni logica sistemica e senza una visione prospettica”.
Il commento dell’associazione è deciso. “La decretazione d’urgenza su un fenomeno che dati alla mano non è assolutamente tale, è inadeguata ad uno Stato democratico, e rappresenta una involuzione del nostro ordinamento basato sulla divisione dei poteri”.
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