Bianchi, dalle bici alle vending machine, un’eccellenza tutta italiana

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19 Ottobre 2021

Chi non ricorda La Bianchi? E’  la fabbrica di biciclette più antica al mondo ancora esistente, i grandi successi ottenuti dai più famosi ciclisti Italiani, con Felice Gimondi in testa, vincitore delle più grandi competizioni ciclistiche del nostro tempo. A quei tempi, portavo i pantaloni corti, ma è ancora vivo il ricordo di quel periodo dove il ciclismo coinvolgeva i tifosi in modo intenso e appassionato.
Poi il grande marchio passa di mano, come spesso succede a molte aziende italiane.
L’amore per il brand porta la famiglia Trapletti a reinventarsi diventando protagonista in un altro settore: il Vending.
Massimo, figlio di Angelo ne diventa il leader e rilancia la nuova azienda verso altri successi.
Ma anche qui ad un certo punto la famiglia, nel momento dell’apice del successo, decide di cederla ad un fondo. Dopo sette anni però l’amore ritorna e decide di ricomprarsela per una questione soprattutto di cuore, ma anche per risollevare le sorti dell’azienda.
Un esempio di una famiglia imprenditoriale tutta, italiana che oggi vede Massimo Trapletti come uno dei maggiori protagonisti del settore, da alcuni anni anche presidente di Confida.
Da appassionato di ciclismo e di vending, per lavoro, non potevo non raccontare
una bella storia di biciclette e di distributori automatici, fra i più innovativi del mercato.

Inizia tutto con una grande passione, quella di Angelo Trapletti per la bicicletta e l’acquisizione del marchio Bianchi. Un successo aziendale, ma anche territoriale, perché grazie a suo padre si inserisce una tappa orobica nel Giro d’Italia. Sono gli anni d’oro della formazione Bianchi-Campagnolo, varata nel 1973, capeggiata da Felice Gimondi e guidata da Giancarlo Ferretti. Cosa si ricorda di quegli anni?

La Bianchi (biciclette) è la fabbrica di biciclette più antica al mondo ancora esistente. Fu fondata nel 1885 da Edoardo Bianchi. Dopo anni di sviluppo e di diversificazione in vari campi (dalle biciclette alle moto, alle auto, ai mezzi industriali fino ai motori degli aerei), all’inizio degli anni Sessanta del Novecento finì in una profonda crisi finanziaria sfociata nel 1964 nella dichiarazione di liquidazione della società. La crisi delle varie attività del Gruppo fu gestita da Gepi, azienda di Stato. Nel 1972 la storia della Bianchi si incrociò con la storia della mia famiglia perché mio padre, Angelo Trapletti, in quell’anno la acquisì da Gepi trasferendo la produzione delle biciclette Bianchi a Treviglio. All’impegno industriale si affiancò, a partire dal 1973, anche quello sportivo dando vita alla squadra Bianchi-Piaggio (co-sponsorizzata per alcune stagioni anche da Faema – Campagnolo) che rilanciò a livello mondiale il marchio Bianchi. Fu un periodo di grandi vittorie sportive che ebbe come protagonista assoluto Felice Gimondi con cui vincemmo tutto: il Campionato del Mondo su strada, il Giro d’Italia, la Parigi-Roubaix, la Milano-Sanremo, il Giro di Lombardia. Erano gli anni delle epiche sfide Gimondi – Merckx. Negli anni successivi il rilancio della Bianchi si completava anche con l’acquisizione dei marchi Legnano, Puch, Wolsit e Chiorda. La Bianchi (biciclette) restò di proprietà della mia famiglia fino al 1991, anno in cui fu venduta al Gruppo Piaggio.

A. Trapletti con Felice Gimondi

Com’è nato il ramo della Nuova Bianchi, dedicato interamente al vending?

Nel 1976 dalla liquidazione FAEMA, storico marchio delle macchine del caffè che già nel 1961 aveva avviato la produzione del primo distributore automatico E61, mio padre acquisì la Nuova Bianchi: il ramo d’azienda dedicato proprio alla fabbricazione di vending machine. Lo stesso ho iniziato la mia carriera professionale nella Bianchi (biciclette) per poi dedicarmi, a partire dal 1992, interamente ai distributori automatici diventando prima Direttore Generale e poi Amministratore Delegato della società che nel frattempo aveva preso il nome di Bianchi Vending Spa.

Nel 2007 lasciate l’azienda a un fondo, con un record di fatturato di 100 milioni di euro, per poi ricomprarla nel 2014, con un fatturato dimezzato e avviata al concordato preventivo. Ricomprarla è stata principalmente una scelta di cuore?

Sì, nel 2007 abbiamo venduto un’azienda solida che fatturava circa 100 milioni e nel 2008 sono diventato CEO di IVS Italia SpA, l’azienda leader in Italia nella gestione di distributori automatici, carica che ho mantenuto fino al 2014 anno in cui abbiamo riacquisto nuovamente la Bianchi, che nel frattempo era entrata in crisi. Ricomprarla è stata certamente una scelta di cuore, in primis per le persone che ci lavoravano con cui avevamo condiviso tanti anni di lavoro e di successi che non volevamo lasciare in difficoltà; ma anche per non far morire un’azienda creata da mio padre che fabbricava un prodotto, il distributore automatico, in cui l’Italia è leader a livello internazionale. E così dal luglio 2014 sono tornato alla guida di Bianchi Industry con un progetto industriale di rilancio basato sulle nuove tecnologie e sull’attenzione ai cambiamenti dei gusti dei consumatori, estendendone anche l’attività all’ho.re.ca (Hotellerie, Restaurant, Cafè) con l’acquisizione di uno dei marchi più rappresentativi nel mercato delle macchine professionali da caffè: Brasilia.

Abbiamo già sottolineato quanto la vostra famiglia non è solo la storia di due importanti aziende italiane, ma è anche la storia di una zona del bergamasco. Come avete vissuto i tempi bui del vostro territorio durante la pandemia?

La nostra storia imprenditoriale è fortemente radicata nel territorio bergamasco che è un vero e proprio distretto della distribuzione automatica per la presenza di aziende leader nella produzione e nella gestione di distributori automatici. Per questo quanto è successo nella prima fase dell’epidemia nel nostro territorio non poteva che lasciarci un grande sconforto. I tanti amici che abbiamo perso in quel periodo, le immagini che tutta Italia ha visto nei telegiornali dei camion militari che portavano via le bare di coloro che non ce l’hanno fatta, credo che saranno cose che non dimenticheremo facilmente. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di stare vicino a quelle realtà come l’ Ospedale Papa Giovanni XXIII i cui medici e infermieri hanno fatto molto per il nostro territorio.

Qual è l’insegnamento più significativo che le ha lasciato suo padre?

Mio padre di insegnamenti me ne ha lasciati tanti, difficile sceglierne uno solo: dal rispetto per le persone ed i collaboratori alla sua grande visione strategica industriale, dalla propensione al rischio alle sue capacità di relazione con gli stakeholder fino al grande valore che dava alla sua famiglia.

Come lei ha accennato la distribuzione automatica, forse non tutti lo sanno, è un settore in cui l’Italia è leader a livello internazionale. Quali sono le dimensioni di questo settore?

La Distribuzione Automatica o Vending è un’eccellenza Italiana, un Made in Italy composto da una filiera in cui ci sono le aziende di fabbricazione di distributori automatici, leader in Europa per numero di macchine prodotte che vengono vendute nel mondo per il 70% dell’intera produzione a cui si aggiungono 3.000 aziende di Gestione che offrono ristoro attraverso i distributori automatici installati presso aziende, uffici pubblici, ospedali, scuole e università e luoghi di transito come stazioni e aeroporti e che danno lavoro a circa 33.000 persone. Poi ci sono le aziende alimentari che distribuiscono i loro prodotti attraverso i distributori automatici e infine produttori di prodotti monouso, come bicchieri e palette, anche in questo caso leader nel mercato Europeo. I prodotti monouso della distribuzione automatica sono “imballi tecnici” perché risiedono all’interno della macchina, garantendo igiene e sicurezza alimentare e sono creati appositamente per essere sganciati dalla macchina. L’Italia, inoltre, è prima in Europa per numero di vending machine installate (oltre 820 mila), seguita da Francia (590 mila), Germania (545 mila) e Inghilterra (421 mila). Il fatturato del settore tra mercato automatico (macchine automatiche) e porzionato (macchine a cialde e capsule) supera i 3 miliardi di euro.

Il settore come ha vissuto la crisi legata all’epidemia da Covid-19?

Il nostro settore, come tanti altri, è stato colpito dall’emergenza Covid-19, ma a differenza di quelli che sono stati bloccati nell’attività economica, il vending è stato ritenuto indispensabile in quanto dava servizio di ristoro a tutte quelle categorie che sono rimaste aperte durante la fase iniziale e successiva della pandemia. Se da un punto di vista di categoria questo ci ha resi orgogliosi, dal punto di vista economico molto meno. Infatti, nel 2020, durante il primo periodo della pandemia, pur rimanendo aperti, abbiamo raggiunto punte del -60% di consumi dovendo garantire comunque il servizio e la catena della logistica. Quindi costi del servizio quasi uguali e fatturato in drastica diminuzione. A fine anno il fatturato del settore ha registrato -30% rispetto a quello del 2019.

I DPCM emanati da inizio pandemia in poi non hanno vietato l’operatività delle vending machine ma tuttavia hanno introdotto lo smart working per la Pubblica Amministrazione e gli uffici privati, la didattica a distanza per scuole e università, hanno vietato le visite dei parenti negli ospedali e nelle strutture sanitarie, interrotto gli spostamenti tra regioni e nazioni con drastica riduzione dei passeggeri negli aeroporti, nelle stazioni dei treni e metropolitane. Così facendo, i distributori automatici – anche se accesi – non sono stati utilizzati perché si è ridotto drasticamente il passaggio dei consumatori. Il risultato: perdite ingenti per i gestori del servizio.

Il primo semestre dell’anno in corso ha visto fortunatamente una ripresa che però non è stata in grado di riportare i consumi delle vending machine a quelli del 2019, in particolare a causa dello smart working ancora molto diffuso sia nella pubblica amministrazione sia in una parte ancora consistente del settore privato. Anche le chiusure e le limitazioni di capienza di scuole, luoghi di aggregazione e di svago hanno contribuito.

Il settore sta vivendo negli ultimi anni una vera e propria “rivoluzione digitale” ce ne parla?

La tecnologia delle vending machine si sta evolvendo rapidamente. I distributori automatici si trasformano in smart vending machine con funzionalità tecnologicamente avanzate: la connettività attraverso la quale si possono gestire le funzioni della macchina in remoto e connettere le macchine al software gestionale dell’azienda; i touch screen che permettono una migliore esperienza d’acquisto al consumatore e le App che, oltre ad essere un sistema di pagamento cashless, consentono di interagire in modo da offrire un prodotto sempre migliore e in linea con i gusti e le preferenze del consumatore. La tecnologia del vending inoltre risponde ai requisiti che il Ministero dello Sviluppo Economico ha identificato col Piano Impresa 4.0. Anche il Covid-19, nonostante come detto abbia colpito duramente anche il settore della distribuzione automatica, evidenziando nuove esigenze, ha stimolato lo sviluppo di nuove tecnologie. APP di pagamento contactless che consentono l’acquisto senza contatti col distributore automatico, lampade a raggi UV integrate che sanificano il vano di prelievo dei bicchieri ne sono due esempi. Insomma nell’anno peggiore per l’economia, le tecnologie tutte italiane del vending hanno puntato sull’innovazione come “vaccino” per la crisi economica che ha colpito il settore della distribuzione automatica.

La distribuzione automatica è impegnata anche in un importante cammino di transizione sostenibile

La filiera del vending sta sviluppando una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità sia del servizio della distribuzione automatica sia dei prodotti, delle tecnologie e degli accessori.

La nostra associazione di categoria CONFIDA, di cui mi onoro di essere il Presidente dal 2018, ha dato vita al progetto “Vending Sostenibile” che raccoglie tutte le buone prassi del settore in materia di sostenibilità e un premio promosso nell’ambito del “Cresco Award – Città sostenibili” organizzato da Fondazione Sodalitas e ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani: un riconoscimento al Comune italiano che ha ideato e realizzato il migliore progetto di sviluppo sostenibile applicato al mondo dei distributori automatici.

Infine il nostro settore ha dato un contributo efficace nella gestione dei rifiuti di plastica col progetto RiVending. Promosso DA CONFIDA insieme a Corepla e Unionplast, RiVending è un “ciclo chiuso” di recupero e riciclo di bicchieri e palette in plastica per distributori automatici conforme alle richieste dell’Unione Europea nell’ottica di una efficiente economia circolare. Già oltre 7 mila cestini RiVending sono stati installati in tutta Italia in imprese, scuole, università, uffici pubblici per raccogliere e riciclare la plastica degli imballi dei prodotti erogati dai distributori automatici: un contributo importante nel cammino verso un vending sempre più sostenibile.

TAG: Bianchi, bicicletta, confida, trapletti, vending
CAT: Grandi imprese, Imprenditori

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