Le dimissioni di Ciucci da ANAS non risolvono nessun problema

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14 Aprile 2015

Pietro Ciucci non è più il presidente dell’Anas, come ha chiesto la tribuna del popolo Milena Gabanelli. Applaudiamo, tutti i problemi sono finalmente risolti. O no?

Dopo il crollo, a Natale, del viadotto appena inaugurato sulla superstrada per Agrigento, il cedimento che terrà chiusa la Palermo-Catania per molto tempo non poteva restare senza capro espiatorio. L’operato di ANAS in Sicilia sembra indifendibile, ma dobbiamo farci delle domande, ad esempio se è una coincidenza che certi eventi accadano in Sicilia, quando ANAS gestisce strade in tutto il Paese. Non credo sia necessario essere figlio di Bossi per ritenere che in Sicilia e nel Sud lo standard di ciò che è pubblico sia largamente inferiore allo standard del Nord e lo dimostrano le legioni di pazienti che migrano negli ospedali di Milano per farsi curare. Perché ANAS dovrebbe sfuggire alla regola? Se ANAS in Sicilia non va, è colpa di ANAS o della Sicilia, inteso come ambiente che condiziona e probabilmente impone certe scelte?

Un altro punto da mettere a fuoco è la gestione delle autostrade di ANAS, legato anche al luogo comune della Salerno-Reggio Calabria. Ogni Italiano ritiene che la lunghezza infinita dei cantieri sulla SA-RC sia la dimostrazione che ANAS non va, che l’Italia non va, che (aggiungete quello che volete) non va. Come mi spiegò lo stesso Ciucci, le cose stanno diversamente: la A3 è stata in pratica ricostruita, perché l’originale era stata fatta tanto al risparmio da non poter essere migliorata e la ricostruzione si trascina da anni perché i fondi necessari arrivano dallo Stato con il contagocce e i cantieri non possono che avere lo stesso ritmo. Se lo Stato ci desse tutti i soldi subito, mi disse Ciucci lo scorso settembre, apriremmo tutti i cantieri subito.

Dietro alla questione si cela una scelta populistica che ha contribuito pesantemente al cedimento sulla Palermo-Catania: come la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Mazara del Vallo/Trapani e il GRA di Roma è un’autostrada, ma da sempre invece che da un concessionario è gestita da ANAS che non chiede un pedaggio. La politica di risparmio, intensificatasi negli anni della crisi, lascia ANAS senza fondi sufficienti e quello che vediamo ora è il risultato di anni di lesina nella manutenzione. Ogni tanto capita che si tiri troppo la corda et voilà il ponte cede, solo la Gabanelli può stupirsi scandalizzata.

Il monitoraggio dei viadotti e dei ponti non è poi così costoso e non è stato fatto a dovere, ma sicuramente i soldi per tenere tutto in perfetto ordine non ci sarebbero stati e non ci sono perché non si vuole cambiare la scelta sbagliata di decenni fa, per cui la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania e la Palermo-Mazara devono essere gratis.

La retorica del povero meridionale/siciliano che non può pagare l’autostrada, che tutti gli altri Italiani pagano, ha fatto il suo tempo. Nulla vieta che al posto dei livelli da brivido della BreBeMi il pedaggio sia ridotto, ma zero no.

La Salerno-Reggio Calabria sarebbe finita da tempo se chi la usa fosse chiamato a contribuire, difficilmente la Palermo-Catania sarebbe interrotta se ANAS avesse l’argent de poche per fare un’ottima manutenzione. Del resto la Messina-Palermo e la Messina-Catania sono a pagamento. D’accordo, la Messina-Palermo ha problemi enormi, ma torniamo dal punto di partenza, forse è la Sicilia ad avere dei problemi.

Come diceva il famoso politico DC, a pensar male si fa peccato, ma si azzecca. Dopo Lupi si è dimesso Ciucci e il governo Renzi controllerà strettamente i canali attraverso i quali si finanziano opere e grandi e piccole. Grazie Milena, non hai risolto nessun problema.

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CAT: infrastrutture e grandi opere

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