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Letteratura

Il notturnista

di Filippo Cusumano
9 Febbraio 2018

Mambretti era contento.
Sapeva che il nuovo lavoro gli sarebbe piaciuto molto di più del precedente.
Per una fortunata coincidenza, pochi mesi dopo che lui era arrivato in azienda, si era dimesso un ragazzo che lavorava alle relazioni sindacali.
Il responsabile del settore aveva insistito per avere in quel ruolo un sostituto che almeno un po’ già conoscesse l’azienda.
Così una mattina Mambretti fu chiamato dal suo capo, il responsabile dell’Ufficio Legale, che gli disse : “Mambretti, lei qui si è inserito bene e so anche che il lavoro le piace, ma qualcuno in alto (indicò il cielo con un dito) ha deciso che lei debba lasciarci…”
“In che senso?” domandó subito Mambretti, deglutendo per l’apprensione.
“Ma cosa va a pensare! Hanno semplicemente pensato di farle fare una esperienza nuova. Dalla prossima settimana lei andrà all’Ufficio Relazioni sindacali”.
Mambretti esultò segretamente: era felicissimo di abbandonare a qualche altro sventurato le scartoffie dell’Ufficio Legale. Ovviamente si guardò bene dall’esplicitare la sua esultanza. Ringraziò molto il Capo per quanto aveva saputo insegnargli (“quasi niente..”pensava tra sé) e per i consigli di cui era sempre stato prodigo con lui (“quasi tutti relativi a ristoranti dove andare a mangiare e pietanze da ordinare” pensava ancora tra sé).
La settimana successiva si presentò al responsabile del nuovo ufficio.
“Venga, Mambretti, si accomodi, mi hanno parlato molto bene di lei, lo sa?” esordì il nuovo capo.
Mambretti si sedette davanti alla scrivania del collega e per un’ora si sentì fare un discreto numero di raccomandazioni su quello che ci si aspettava da lui.
Niente che Mambretti non avesse avuto il modo di percepire da solo, ovviamente.
Capì anche, dalla insistenza su alcuni temi, in particolare su quello dell’informalità del vestiario, che, nei pochi mesi in cui aveva operato in Azienda, gli si era già pervicacemente incollata addosso la fama di uomo abbastanza sveglio nello svolgere le proprie mansioni, ma da sensibilizzare, anzi: “sgrezzare”- come si lasciò sfuggire il nuovo capo – su altri aspetti.
Finito il sermone, Mambretti fu accompagnato nella stanza a fianco, che avrebbe condiviso con Brambilla, un laureato assunto un paio d’anni prima di lui.
“Brambilla – disse il nuovo capo – qui c’è Mambretti ansioso di pendere dalle sue labbra per imparare tutto quello che gli serve per sopravvivere in questo ufficio!”
Brambilla guardò un po’ ironicamente il nuovo arrivato, poi, una volta che i due rimasero soli, gli disse: “La prima cosa che ti insegnerò sarà la stesura delle contestazioni disciplinari”.
“Bene! ” disse Mambretti, simulando entusiasmo.
“Prima aspetta di vedere di cosa si tratta! Per me sono una palla infinita. Comunque ne abbiamo subito una da preparare. Adesso la facciamo insieme.”
“Di cosa si tratta? ”
“E’ una storia che è successa due notti fa con un notturnista del 12, Rossi. Ci è stata segnalata da una cliente…”
“Che cosa ha combinato il nostro?”
“La signora ha chiamato il 12 chiedendo di essere svegliata tre volte, a distanza distanza di un’ora l’una dall’altra…”
“Perché?
“Ha spiegato a Rossi che doveva dare un medicinale alla figlia e che il medico le aveva prescritto di farlo distribuendo in quel modo la somministrazione”
“Ho capito. E quindi?”
“E quindi,  sai cosa le ha risposto Rossi?”
“No, ma immagino che me lo dirai”
“Le ha detto queste testuali parole :“Cara signora, perché non si compra una sveglia invece di rompere le palle a noi?”
“Giusta osservazione…”
“Stai scherzando, vero?”
“Ovviamente sì”, si affrettò a precisare Mambretti.
“Bene allora cominciamo a scrivere la contestazione. Come è facile capire, occorre formulare il testo con particolare accortezza, cercando di inserire con chiarezza e precisione tutti gli elementi che caratterizzano l’inadempienza del lavoratore”
“Certo” convenne Mambretti.
“Allora cominciamo a buttar giù il testo : “Ella in data 15 febbraio ultimo scorso, alle ore 23 riceveva…”
“Ella?- replicò Mambretti – ci rivolgiamo a Rossi dandogli dell’Ella?”
“Si, certo, qui si usa così…”
“Sono passato dall’Ufficio Legale al Commissariato di Polizia” pensò Mambretti.
E pensò anche che quella frase del tutto inopportuna del notturnista era divertente.
Ma tenne per sé entrambe le riflessioni.

Lavoro
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