Celje, principesca città mitteleuropea
Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:
La chiamano la “città dei principi e dei conti”. In effetti Celje, nella Slovenia orientale, ha un passato aristocratico. Oltre a essere la terza città del paese, Celje vanta una storia antichissima e gloriosa, che sembra tratta da un’opera di Walter Scott o da un romanzo del Trono di spade. Basti pensare che lo stemma della bandiera slovena, con lo sfondo blu e le tre stelle dorate, ricalca in parte quello dei principi di Celje: un potente e astuto casato che nel Medio Evo fece il bello e il cattivo tempo, frenando le mire degli Absburgo sulla regione. I principi erano imparentati con i Lussemburgo, imperatori del Sacro Romano Impero, e la loro influenza si estendeva sino all’Ungheria (è un po’ come se oggi il governatore del Veneto o della Toscana fosse imparentato con i Clinton e manipolasse la politica dell’Austria).
Simbolo di Celje è il suo castello, che domina la città con l’alterigia di un vegliardo di sangue blu. Si tratta di uno dei manieri più antichi e magnifici di tutta la Mitteleuropa, tant’è vero che il suo nome in sloveno è Stari grad, castello vecchio. Originariamente una fortezza romanica, divenne il fulcro del potere nella regione verso il XIV secolo, quando il grande casato andò a viverci. Un tempo sembra che lo Stari grad fosse collegato alla città e al contado da quattro gallerie sotterranee: una era così alta da consentire il transito ai cavalieri sui loro destrieri, mentre un’altra galleria collegava il castello a un altro castello ai piedi dei monti (una sorta di uscita di emergenza, insomma).
Oggi lo Stari grad è luogo di cultura e rievocazioni storiche, ed è una delle mete del turismo nella regione. Molto gettonate, in particolare, sono le Giornate medievali, rappresentazioni di vita trecentesca che si tengono l’ultimo venerdì e sabato di agosto. Gli appassionati di storia troveranno a Celje pane per i loro denti: infatti la città vanta due musei degni di nota. Il primo, il Museo regionale di Celje, racconta la parabola della città dalla preistoria agli inizi del XX secolo. Tutto inizia con i celti, che chiamavano il villaggio originario Keleia, e prosegue con i romani, che trasformarono Celeia (questo il nome romano) in un grosso centro militare ed economico; basti pensare che l’antica e strategica Via dell’ambra, antichissimo collegamento tra il Mar Baltico e il Mediterraneo, transitava anche per Celeia, come abbiamo raccontato.
E infatti non lontano da Celje, e per la precisione in una località a una dozzina di chilometri di distanza, Šempeter v Savinjski dolini, sorge una delle necropoli romane più belle e famose d’Europa: un parco archeologico con splendide edicole funerarie e oltre un centinaio di tombe. La necropoli fu scoperta negli anni ’50, quando degli abitanti si imbatterono in una scultura di donna. In Italia non sono in molti a saperlo, ma essa è una sorta di “Pompei dei defunti”: infatti se quelle tombe di età imperiale sono giunte a noi così ben conservate è grazie al limo che le ricoprì durante un’alluvione del III secolo d.C.
I rilievi che adornano alcune di queste tombe rimandano a miti classici che ancora oggi non smettono di affascinarci, come il sacrificio di Ifigenia, la storia dei gemelli Castore e Polluce, Ercole che scorta Alcesti, il dramma di Orfeo ed Euridice. Nel già citato Museo regionale si possono ammirare molti reperti di epoca romana, mentre nel Museo di storia moderna si può approfondire la storia della città nel XX secolo: dal dominio austro-ungarico alla monarchia jugoslava, dal regime di Tito all’odierna Slovenia democratica (e per i bambini c’è, all’interno del Museo, la Tana di Ermanno, sorta di museo per i più piccini).
A causa della sua posizione e dell’operosità dei suoi abitanti, Celje ha sempre destato, nel corso dei secoli, l’interesse delle potenze della Mitteleuropa: dagli austriaci agli ungheresi, dagli ottomani ai tedeschi. Questo spiega il retaggio multiculturale di una città che, nel XIX secolo, vedeva coesistere la comunità slovena e quella germanica. Alla rivalità tra i due gruppi si deve l’esistenza di ben due Case del popolo: la Casa del popolo propriamente detta (Narodni dom), e la casa di Celje (Celjski dom, nota in quel periodo come Deutsches Haus). Proprio questo straordinario melting pot di lingue, costumi e culture ha peraltro plasmato l’atmosfera che regna a Celje, elegantemente mitteleuropea e austroungarica.
Se non fosse che si specchia sul fiume Savinja e non sul più grande Danubio, Celje potrebbe essere l’emblema di quella civiltà danubiana cantata, ad esempio, da Claudio Magris. Come Vienna o Lubiana, Celje è una città ospitale, e a misura di essere umano. Trae la sua energia dal Savinja, fiume tributario della Sava celebre per la la qualità delle sue acque. In realtà tutta la zona intorno a Celje è consacrata all’acqua, come si può dedurre dal gran numero di centri termali nei dintorni: Dobrna, Zreče con Rogla, Topolšica, Laško, Rimske Toplice, Rogaška Slatina e Podčetrtek. Nei pressi di Celje sorge anche il Šmartinsko jezero, il maggiore lago artificiale del paese, e bisogna ricordare che la stessa origine dei già citati principi di Celje è, per così dire, acquatica: infatti all’inizio erano signori di Žovnek, località famosa per i suoi tre laghi.
La bellezza abbonda, e non è solo naturale, ma pure culturale e artistica. Ad esempio il Museo provinciale è famoso per il suo seicentesco soffitto dipinto, opera probabilmente di un grande maestro italiano (o fiammingo, ma influenzato dall’arte italiana). Più contemporanei sono il Salone dell’arte e la Galleria delle arti contemporanee, molto frequentati dagli amanti della pittura, mentre i cultori dell’architettura possono ammirare il Palazzo del credito popolare, costruito sulla base del progetto di Jože Plečnik, uno dei principali architetti mitteleuropei del XX secolo.
In estate poi non mancano i concerti, i balli e le manifestazioni di ogni tipo. Ma oltre a nutrire lo spirito, a Celje si può sfamare anche il corpo. La città offre degli splendidi caffè, e dei deliziosi ristoranti dove gustare cucina regionale e nazionale. In alcuni esercizi si può gustare dell’eccellente selvaggina, zuppe, fantastici dessert e vini. A giugno e ottobre, poi, le fattorie fanno il loro ingresso in città, con banchi e mercatini ecologici che offrono prodotti davvero a km 0. Perché è vero che Lubiana è la capitale verde d’Europa, ma quanto ad attenzione per l’ambiente neanche Celje scherza!
In copertina in alto, Celje (foto di Matej Vranič; fonte: Slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.
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