Milano è il fantasma di se stessa, in questi giorni. È ovvio che sia così, inevitabile. È il capoluogo della Regione che ha avuto più morti al mondo. Per quel che ne sappiamo, a oggi, più della Cina, un conto destinato a salire. Leggiamo che migliaia di milanesi hanno tutti i sintomi del Covid-19 e stanno chiusi in casa. Assistiti da remoto e senza tampone. L’ordine è: sperate che passi e, soprattutto, state lontani dagli ospedali, che sicuramente non possono accoglierli è che diventerebbero ancora di più la centrale di diffusione del Virus. La #Milanononsiferma vagheggiata qualche settimana fa, e imprudentemente carezzata dal sindaco Sala, è un ricordo al contempo sbiadito vividissimo: come certi sensi di colpa che marchiano a fuoco intere vite. La ricandidatura del capo della Milano del trionfo, che sembrava fino a un mese fa sospesa solo dall’ipotesi di più alti onori, o di più alte invocazioni della folla, è oggi un altro fantasma. Se ci sarà, tra un anno, sarà più che altro dovuta alla paura dell’onta di sembrare il capitano che abbandona la nave. Così sembra, quantomeno, adesso: in un presente tanto enorme da non poter passare in fretta.
In questo stesso presente, intervistato dal capo delle cronache milanesi de La Repubblica Piero Colaprico, Giulio Gallera, assessore forzista alla sanità della Regione Lombardia, a domanda ha risposto sereno e dritto: “se serve, per Milano, ci sono”. Se serve a fare il candidato sindaco, si intende.
Colpisce, e non poco, che in un momento in cui la sua improvvisa ed enorme popolarità nazionale è dovuto a un dramma epocale, che vede nella regione da lui amministrata l’epicentro del mondo occidentale, un politico navigato come Gallera risponda “sì” a una chiamata che, ad oggi, non è né può essere nella testa e nel cuore di nessuno. Nella testa E nel cuore di tutti, per ora, ci sono la speranza e l’impegno che tutto questo finisca presto. Non vediamo l’ora che Gallera, presto, in una delle consuete conferenze stampa serali, ci dica: “in Lombardia è il primo giorno senza morti”. Dopo potremo parlare di tutto. Ma dopo: e davvero di tutto.
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Appunto: dopo! Ciò che mi ha sempre tenuto distante da chi è di destra ( e adesso non mi venite a dire che destra e sinistra non esistono) è questa non so se ingenua o furba immedesimazione con l’interesse nazionale: come se il proprio successo sia, automaticamente, anche il successo della nazione. Ci sarebbe molto altro da dire. Ma è più bello tacere. Cosa che costoro ignorano.