La maratona della rete lungo i punti di connessione

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24 Marzo 2020

Giorni strani, questi dell’emergenza Covid 19, nei quali ci siamo sentiti quasi come gettati “all’improvviso” a mare ristrutturando da subito il senso e le pratiche del nostro lavoro.
Lavorare “in rete” ai più (ad alcuni operatori sociali e alla gran parte dei non addetti ai lavori) è sempre apparsa come un’opportunità aggiuntiva per migliorare la qualità e la quantità di interventi diretti di aiuto alle persone in condizioni di bisogno. Un’occasione, quella offerta delle reti, per creare qualcosa di nuovo e bello andando anche oltre i bisogni toccando anche la dimensione dei desideri delle persone; per stare insieme e migliorare la qualità della propria vita, nel caseggiato, nel quartiere in cui si abita o nel luogo di lavoro.
Queste giornate e la loro condizione di eccezionalità stanno dimostrando quanto la pratica delle connessioni sistematiche tra diversi punti di un sistema è una linea di start per lo sviluppo e l’accompagnamento necessario di qualsiasi attività che voglia avere un ritorno in termini di efficacia e senso sociale.
Un po’ come se fossimo perennemente impegnati in una maratona costretti a dosare le energie per tenere insieme la nostra presenza nella comunità e per la sua coesione alias tenuta complessiva.
In concreto in questi giorni da principio fu il telefono e l’email e poi poco dopo i gruppi WhatsApp, Skype, Zoom e altri sistemi di video per chiamarci tra operatori, referenti di servizi, volontari, amministrativi.  Davvero in queste giornate il rapporto a distanza tra tutti i livelli e i punti della rete con strumenti come video chat, liste broadcast, intensi contatti telefonici, email, mailing list è stato strettissimo con diverse figure e ruoli professionali.
Non si programmano più le riunioni; esse si palesano istantaneamente con incontri a due, tre, quattro, sette…
Ed ecco quindi le Assistenti Sociali (Municipio 2 e 3), le referenti dell’info point di QuBì Loreto, alcune famiglie, gli operatori dei doposcuola e i responsabili dei centri di ascolto, dei decanati, gli operatori dei luoghi informali di socialità del quartiere. Tutti spazi di relazione che ci hanno visto progressivamente rinunciare al contatto fisico (aperture, incontri e riunioni…) e intensificare quello a distanza.
Stiamo diffondendo informazioni multilingue sull’emergenza, raccogliendo idee e gestendo segnalazioni a distanza e continuando ad imparare dell’esperienza perché mai nulla è scontato. Dobbiamo farci carico di verificare costantemente quello che funziona di più e quello che funziona di meno anche diversamente di quello che inizialmente avevamo ipotizzato.
Stiamo organizzando, come un gigantesco un work in progress, con Cooperativa COMIN la presenza di operatori per il funzionamento dell’Hub alimentare del Municipio 2 parte di una strategia del Comune di Milano che sta implementando 7 Hub decentrati mettendo insieme Banco Alimentare, programma QuBì di Fondazione Cariplo e di altre Fondazioni, alcune realtà della grande distribuzione organizzata, terzo settore e volontariato. Ci stiamo anche muovendo per il sostegno compiti a distanza con l’obiettivo di verificare, con la rete locale dei doposcuola, quanto sta accadendo in queste prime settimane e tarare la risposta per quantità e qualità dell’azione sui reali bisogni, disponibilità e necessità dei più piccoli e delle loro famiglie.
Lavorare in rete in questa fase significa per noi concentrare l’attenzione sulle domande e sulle risposte delle e per le famiglie sul fronte del bisogno alimentare e del sostegno educativo con l’idea di verificare l’efficacia, passo dopo passo, degli interventi che stiamo sperimentando insieme a tanti altri.
Ci stiamo interrogando e organizzando circa l’opportunità di fare del sostegno psicologico a distanza per reggere questa situazione straordinaria.

Luca Rossetti
Anna Monti
QuBì Loreto

TAG: capitale sociale, coesione sociale, corona virus, COVID-19, lavoro di rete
CAT: Milano

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