“Non dipendere mai dall’autonomia patrimoniale di un uomo”
“Lei come ha alzato lo sguardo nella sua vita?” L’intervista stava scorrendo via liscia. Poi all’improvviso uno sguardo di stupore. Un sorriso. E uno sguardo fiero. “Quando parlando con mia madre mi disse: non dipendere mai dall’autonomia patrimoniale di un uomo, come forse sbagliando ho fatto io”. L’avvocato Daniela Mainini stava provando a tracciare – in qualità di consigliera regionale di Patto Civico e di Presidente del Centro Studi Grande Milano – un’idea di come debba tradursi oggi in politica l’idea di impegno Civico. Poi la virata.
Se c’è una modalità con cui descrivere il senso del civismo, questa frase la rappresenta tutta. Il civismo è l’affrancarsi dallo stereotipo per cui politica significhi sempre delega. Il civismo è partecipazione diretta. È, cito le parole della Mainini, “gettare il cuore oltre l’ostacolo e occuparti del tuo territorio più prossimo, quello in cui si declina la tua vita”. È soprattutto rompere gli schemi. Affrancarsi dagli stereotipi. È porre la coscienza al centro di tutto, andando oltre quella costante rappresentazione della politica come cinismo machiavellico. È intraprendere con spirito di servizio, è dono verso gli altri. È dare agli altri, dopo aver saputo dare a sé stessi. Non usare la cosa pubblica per dare a sé ciò che da soli non si è saputo conquistare. Per questo il civismo ha molto a che fare con la questione femminile. Con la rottura dell’archetipo che vuole la donna solo come garante del focolare domestico. Che deve vergognarsi di essere più brava dei maschi a scuola. Che deve nascondere nei colloqui di lavoro di desiderare una famiglia. E che nelle posizioni apicali arriva con ancora enorme fatica. Malgrado i curricula delle donne siano spesso più brillanti di quelli degli uomini. Per questo il senso del civismo ha molto a che fare con le donne.
Un commento
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aggiungerei anche… nell’augurio che la donna debba smettere di vergognarsi delle proprie scelte in tema di pianificazione familiare a causa di uomini seguaci di superstizioni religiose; ciò vale tanto per la contraccezione, quanto per un eventuale aborto. Senza la superstizione religiosa avremmo da tempo donne informate e responsabili, con un numero di aborti ridotto al minimo