Le primarie di Milano? Se si faranno saranno “a misura di Sala”

30 Ottobre 2015

Il piano inclinato è sempre più inclinato. E porta dritto a Beppe Sala candidato sindaco del centro-centrosinistra, con il Pd a guidare una coalizione “centrale”, che vada dai salotti del centro, passi per le grandi istituzioni finanziarie cittadine aggrappate a una ripresa che altrove stenta, ma a Milano si respira e deve trovare una via per far durare l’effetto Expo valorizzando il dopo-Expo, e sappia raccogliere il consenso del ceto medio metropolitano. Quel ceto medio che ormai ha digerito la fine del berlusconismo, non può sentirsi rappresentato da Salvini o da Grillo, e potrebbe perfino pensare a Corrado Passera se solo sapesse che è, in teoria, candidato sindaco di Milano.

Il processo – è chiaro a tutti – espone a diverse criticità, sul piano del consenso. Sicuramente in chi, per sincero malessere o per abitudine al mugugno, non si sente parte di questo Rinascimento milanese tanto decantato e ultimamente suggellato anche dalla benedizione di Raffaele Cantone con il ritorno in scena della “capitale morale”: e non a caso tutti i rilevamenti dicono che il Movimento 5 Stelle sta comodamente sopra il 20%. E poi, sicuramente a sinistra, dove ovviamente si apre uno spazio, occupato da chi non si può riconoscere in un atto fondativo del Partito della Nazione. È insomma uno schema che ha la sua solidità e i suoi rischi, che può aprire e prefigurare addirittura scenari “liguri”, cioè l’incubo di una sconfitta e di uno spazio sanguinoso che si apre a sinistra e che a Milano lascerebbe cicatrici indelebili anche, forse, sulla leadership nazionale di Renzi? Il rischio naturalmente può esistere, ma dalle parti del premier è ritenuto inferiore rispetto a quello che si correrebbe seguendo un percorso lineare e già avviato, una sfida alle primarie tra politici del Pd – Emanuele Fiano, Pierfrancesco Majorino e chi volesse aggiungersi, eventualmente – incapace, secondo chi sta puntando tutto su Sala, di espandersi nei territori del ceto medio pericolosamente abbandonati a se stessi.

Ma per arrivare alla candidatura di Giuseppe Sala a sindaco devono incastrarsi un po’ di fattori. Più che altro, va costruito con attenzione il percorso. Ieri è arrivata la sua nomina ad amministratore in Cassa Depositi e Presiti, e lui stesso ha precisato con non preclude nulla per il dopo. Addirittura – di questo Sala non ha parlato, ma è facile ricostruire il dato – nulla sarebbe precluso neppure in caso di eventuale elezione a sindaco, visto che un autorevole esempio di presenza negli organi amministratici della Cassa Depositi e Presiti è rappresentato dal sindaco di Torino Piero Fassino, seppure nel Consiglio integrato che discuta della gestione separata dei Comuni. Proprio le parole ampiamente possibiliste proferite ieri da Sala hanno rafforzato la sensazione in tutti che la macchina sia ormai attivata.

Tanto che sarebbero ormai fissate le date per la raccolta e la presentazione delle firme necessarie alla partecipazione alle primarie. Serviranno, a quanto pare, 3000 firme validate per ogni candidato  e la possibilità di raccogliere sarà data nel mese che va dal 7 dicembre all’8 gennaio. Un mese, non tanto tempo, che inizia con il ponte di Sant’Ambrogio (7 dicembre a Milano) e finisce con la fine delle vacanze natalizie. La fine della raccolta firme cade appunto un mese prima di quel 7 febbraio fissato come data per le primarie milanesi. Lo scenario fin qui delineato dice alcune cose: le primarie sono fissate, per ora, e sono da farsi, per ora. Ma la data di inizio del processo è abbastanza lontana (il 7 dicembre, appunto) da consentire diverse azioni. Anzitutto, da consentire a Sala (che di fare le primarie ha solo relativamente voglia, diciamo) di concludere Expo domani, e anche di avviare il dopo Expo che vedrà la visita ufficiale di Matteo Renzi, annunciata su Twitter qualche giorno fa, con l’obiettivo di spiegare cosa succedere lassù, dopo. In quella data Renzi e Sala, che in teoria ha un contratto con Expo fino al 31 dicembre, potranno e vorranno ancora sottrarsi alla questione sulla candidatura a sindaco? Lecito dubitarne.

In ogni caso, Sala potrà impostare il dopo-Expo e traccheggiare ancora qualche settimana, in vista di quel 7 dicembre. A meno che, in qualche modo, non si riescano ad evitare le primarie, ormai sicuramente sgradite a Renzi e quindi anche ai renziani. L’ipotesi di ottenere un ritiro dalla corsa da parte di Pierfrancesco Majorino, il candidato della sinistra del partito convinto che nonostante la forza di Sala ci sia uno spazio per chi non si professa moderato, resta al momento remota. Si può, allora, pensare di agire di imperio bloccando, dall’alto, un processo avviato e tante volte garantito, almeno a parole, cioè quello delle primarie? Altamente improbabile, non impossibile. Del resto, ricordando che Maria Elena Boschi sulle primarie di Milano disse “vedremo” appena poche settimane fa, per i milanesi che vogliono le primarie, è davvero difficile stare sereni.

 

 

TAG: beppe sala, giuseppe sala, Matteo Renzi, pierfrancesco majorino, piero fassino, Primarie del Pd
CAT: Milano

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