Giuseppe D’Alonzo scrive “Canzoni per chi” – INTERVISTA

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12 Febbraio 2024

Giuseppe D’Alonzo, il cantautore di Pescara con alle spalle collaborazioni internazionali (Melanie Crew, Patrizia Torrieri. e Eleonora Toscani), torna con la sua chitarra proponendoci un nuovo singolo: “Canzoni per chi…”. Il brano è disponibile su tutti i digital store dal 5 gennaio e vede la collaborazione della cantante Elisa Sandrini. La voce di Elisa accompagna il profondo messaggio di Giuseppe in una canzone che sa emozionare e coinvolgere. Una melodia pop in cui gli strumenti predominanti sono la fisarmonica, il contrabbasso, il pianoforte e la chitarra acustica. Un arrangiamento volutamente sobrio che permette all’ascoltatore di ricevere con più attenzione il messaggio nascosto tra le righe del testo. Uno stretto legame con il mondo dell’arte a 360° caratterizza la produzione musicale di D’Alonzo che in questa intervista si racconta.

A chi ti rivolgi nel titolo della tua canzone? A chi è rivolto il tuo brano?

Volevo scrivere una canzone per quelle persone che cercano ancora l’emozione, non solo la condivisione, ma l’introspezione, non la perfezione ma l’unicità.

Qual è il tuo rapporto con i social network? Non pensi possano essere utili ad un artista per rimanere in contatto con i propri fan?

I social esistono, non sono un male, possono essere utili, ma come tutti gli strumenti possono essere dannosi se utilizzati nel modo errato. Come per tutte le tecnologie ognuno di noi dovrebbe poterle saperle approcciare, conoscere, discriminare, valutare e così via, ma la vita reale è lì fuori eh…

Quali influenze musicali confluiscono nel singolo?

In questi ultimi anni ho ascoltato molti artisti come Elliot Smith, Nick Drake ma soprattutto Bob Dylan, con quest’ultimo sono entrato in una sorta di “fissa”. Però credo che in questo brano ci sia tanto di quello che è nelle “mie corde” dal punto di vista acustico, quindi lo studio dello stile di Robert Johnson, Eric Clapton fino al fingerpicking di Blackbird di Paul McCartney e tanto altro ancora.

Come nasce la collaborazione con Elisa Sanrini?

Con Elisia siamo entrati in contatto grazie ad un collaboratore dell’etichetta discografica. Volevo qualcuno che apportasse valore al brano, sia a livello strumentale che vocale, non era adatto alla mia vocalità e, avendo in testa un arrangiamento sobrio per un brano che non doveva avere una collocazione temporale precisa, la fisarmonica era perfetta. Con Elisa c’è stato subito feeling artistico e umano. È una grande professionista, non potevo chiedere di meglio. Lei ha tirato fuori anche quell’assolo di fisarmonica che mi ha subito rapito, poi il resto lo potete sentire voi stessi

L’idea di associare l’arte visiva alla musica è legata ad una tua passione in particolare per Matisse? Che rapporto hai con l’arte, influenza la tua musica?

Sono un appassionato di arte, specie della pittura ma anche delle arti audio visive in generale. Ho avuto l’onore di lavorare con Michele Bernardi e diversi altri registi e animatori molto bravi che mi hanno dato la possibilità di esprimere al meglio le mie idee che vanno spesso oltre la composizione del brano. Trovano spesso applicazione in idee audiovisive, spesso derivanti da sogni più o meno ricorrenti. Se avete il tempo di vedere “Fantasmi di Carta”, “Strane forme di complicità”, “Gravità”, “Come si fa”, ” l’Uomo di ieri” fino ad arrivare a “Canzoni per chi” sono tutti video che lasciano un messaggio differente dal brano, e l’ascolto congiunto crea una sensazione terza, ancora diversa dal brano ascoltato singolarmente, o dal video guardato senza musica, insomma questo si può ottenere solo raccontando con il video una storia differente, rinunciando ad essere anche minimamente didascalici. Non è la prima volta che prendo in prestito il nome di un pittore, in “Decisamente Labile” ho chiamato in causa Chagall, pittore russo che ho sempre adorato, sin da quando, da ragazzino, ho visto le sue meravigliose decorazioni della cupola del teatro dell’opera di Parigi.

 

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