Niente scuse: le primarie a Napoli sono falsate e il Pd ha beatificato Bassolino

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9 Marzo 2016

Il Partito democratico si è lanciato, a spada tratta, a difesa della vittoria di Valeria Valente a Napoli. Una sorta di missione da supereroi. Perché è innegabile che l’esito sia stato condizionato da irregolarità documentate con tanto di video. Senza tacere un ulteriore aspetto, usato dai teorici del “non ha modificato l’esito” (ragionamento discutibile a prescindere): nel caso specifico lo scarto di voti con Antonio Bassolino è troppo ristretto (452) per teorizzare la non incidenza delle “pratiche di convincimento” attuate da alcuni esponenti dem di Napoli per portare i cittadini alle urne.

Il primo dei difensori d’ufficio è stato il presidente nazionale del Pd Matteo Orfini, anche per interesse di corrente (la vincitrice è un’esponente di spicco dei Giovani Turchi in Campania):

Se ci sono stati illeciti, anche non penalmente rilevanti ma discutibili, nel merito della regolarità dello svolgimento del singolo caso, è giusto che si prendano provvedimenti per quel singolo caso. Ma quel caso non mi sembra infici l’esito delle primarie che si sono svolte in larghissima parte in modo impeccabile anche rispetto alle precedenti primarie.

Segue a ruota il vicesegretario Lorenzo Guerini: «È inaccettabile mettere in discussione le primarie e i chiari risultati che hanno sancito». Ma – pur comprendendo il coraggio di chi vuole salvaguardare l’immagine del proprio partito – sostenere la tesi della regolarità è un compito alquanto complesso. Che finisce per sfidare il buonsenso. Non serve uno sforzo di fantasia per comprendere la gravità dell’accaduto, che va contro il significato grammaticale di regolarità: alcuni rappresentanti dem hanno trovato un numero indefinito di persone e le hanno portate a votare, dando l’euro per la partecipazione. Ovviamente indicando il candidato per cui esprimere la preferenza. Ecco: questa operazione è irregolare.

Peraltro, è difficile quantificare con precisione la quota esatta di elettori “convinti” a votare per Valeria Valente: Fanpage ha ripreso alcuni casi; difficile immaginare che siano solo quelli. La conclusione è incontrovertibile: le primarie sono state inficiate. E non c’è scusa che regga, perché invocare la trasparenza di fronte a certe immagini è un esercizio cervellotico. Né tantomeno appare sensato sostenere che in alcuni seggi Bassolino avrebbe ottenuto voti con gli stessi metodi: prima di tutto non ci sono documenti che attestino questa situazione. Poi, se anche fosse vero non sarebbe “un’assoluzione” delle primarie, bensì la certificazione di una doppia irregolarità, che renderebbe il quadro peggiore.

C’è infine un secondo aspetto della sceneggiata dem napoletana. Il Pd del rinnovamento è riuscito a trasformare Bassolino, un rottamato per eccellenza, in un alfiere della legalità. Proprio così: a Napoli si è compiuta una nemesi con l’ex sindaco, a lungo indicato come il simbolo della vecchia politica, protagonista di un processo di beatificazione. Tanto che può concedersi il lusso di parlare di “mercimonio disgustoso” attuato da quelli che hanno cercato in tutti i modi di metterlo all’angolo, rinnegandolo. Dunque, indipendentemente da come andrà a finire, Bassolino si è tolto il sassolino dalla scarpa: forse ha davvero archiviato la sua carriera politica. Ma ha mostrato a tutti che la classe dirigente, ammantata di furia rottamatrice, non è poi tanto migliore di quella che l’ha preceduta.

TAG: antonio bassolino, Pd, primarie, valeria valente
CAT: Napoli, Partiti e politici

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