DOLORE IMMENSO MA CI SONO RADICI ANTICHE

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14 Novembre 2015

A’ propos dei gravissimi fatti di Parigi, il prof. Luciano Fasano, UniMi, scrive (14 nov. 2015) sul suo blog “Dissento” …..”Si tratta di una guerra terroristica, globale, tecnologica e religiosa, come ha scritto Giovanni Sartori in un libro pubblicato l’estate scorsa, dal titolo “La corsa verso il nulla“. …. “terroristica” perché non presenta le caratteristiche tipiche della guerra convenzionale, …. “globale” perché a differenza del terrorismo interno la sua scala è il mondo, … “tecnologica”, perché da un lato sfrutta ad un tempo le potenzialità e la vulnerabilità della società tecnologica: utilizzando i social network per diffondere il proprio messaggio di odio e violenza, …. “religiosa” perché è alimentata da un fanatismo fondamentalista di ispirazione religiosa”.  Fin qui possiamo anche concordare. Poi però conclude “Siamo in guerra, e lo siamo per le nostre libertà. Siamo in guerra entro i nostri confini, così come dovremo quanto prima andare in guerra nei territori fra la Siria e l’Iraq”.

Mi auguro davvero che il Prof. Fasano sia stato spinto dall’onda emozionale e non creda davvero che con le bombe, come fece in Vietnam il Gen. Westmoreland, si risolva un conflitto che è aggettivabile come sopra(terroristico, religioso etc) ma che è anche epocale, generazionale e forse consequenziale. Nel riaffermare, assieme al nostro Direttore Tondelli, l’umano doveroso cordoglio per tante vittime innocenti, tra cui gli agenti della Gendarmerie, dobbiamo tuttavia operare un flashback.

Striscia di Auzou: 1987. Mediante l’appoggio dei contingenti militari francesi, con l’Operazione Manta, nel lungo conflitto tra Tchad e Libia, Habré, il Pinochet tchadiano, poi condannato crimini contro l’umanità il 15 agosto 2008, ottiene la riconquista del nord del Tchad, per consegnare alla Francia la striscia ed i suoi giacimenti di uranio.

Mirmillon: È il nome in codice dell’operazione militare segreta, pianificata nel settembre 1984, destinata a ribaltare il governo libico di Muammar Gheddafi. Lo ha rivelato anni dopo Jacques Lanxade, allora membro del Comando della Marina militare per il Mediterraneo, poi Capo di Stato maggiore durante la Presidenza socialista Mitterrand tra l’89 e il ’91, ed infine Capo di Stato maggiore dell’esercito tra 1991 e il 1995.

Le code della politica coloniale, gli inevitabili risvolti economico-finanziari e militari, la politica francese in Algeria che ha meritato tonnellate di libri (dall’OAS alla primavera algerina) sono questioni che non possono essere trascurate in una visione geo-politica globale nello spazio ma anche nel tempo, e che, evidentemente, non possono non pesare. Senza considerare lo scempio delle pipelines che dal Nord Iraq si dirigono in Europa e l’inserimento possibile nel traffico di trasferimento del greggio dello stesso ISIS. Sono tutte micro-considerazioni che comunque vanno messe in cantiere per spiegare modalità e tempi del prepotente  esodo di massa da quelle aree verso l’Europa.

Per fortuna e paradossalmente, l’Italia, priva di una politica estera degna di questo nome dal giorno successivo all’affaire di Sigonella, non dovrebbe entrare in questo tragico mirino.

 

TAG: attentati parigi, minaccia isis
CAT: Nordafrica, Questione islamica

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