Fantinati (M5S): “Cambiare il paese è dura, ma lo faremo. Di Maio è un grande”

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28 Febbraio 2019

Di Maio discusso da alcuni esponenti del Movimento. Gli insuccessi elettorali. Le strettoie dell’azione di governo, tra Tav, salva-Salvini e autonomia. Di tutto questo e di altro abbiamo discusso con un esponente del M5S, Mattia Fantinati, deputato alla seconda legislatura e sottosegretario al Ministero della pubblica amministrazione.

Questo momento è particolarmente complicato per il Movimento e per la coalizione di governo, ed è decisivo anche per la durata della legislatura.

Quando si governa un paese è sempre complicato. Noi la legislatura la vogliamo portare a termine, andrà avanti cinque anni perché questo è previsto dal contratto. Non è un’alleanza politica, questo contratto non è un’alleanza politica che noi vogliamo fare. Abbiamo voluto regolare le decisioni importanti con un contratto.

Già, solo che il contratto per definizione non regola gli imprevisti.

Certo, per alcune cose non c’è spazio di contrattualizzare, perché dipendono dalla contingenza, dalla situazione storica che può mutare nel tempo.

A proposito di scelte difficili e di contingenze che cambiano: siete pronti a una manovra bis, e a una manovra monstre poi a fine anno, per correggere i conti pubblici?

Noi abbiamo fatto una manovra anticiclica, espansiva, che siamo sicuri darà i suoi frutti. Non oggi o domani, ma li darà e non serviranno gli interventi drastici che lei cita.

Ma della Lega vi fidate fino in fondo?

Un contratto lo fai perché non ti fidi fino in fondo, metti nero su bianco proprio tutto quello che si può regolare e prevedere. Poi bisogna prendere decisioni politiche, sulle basi del contratto, ovviamente.

Sulla Tav, ad esempio, servirà una decisione.

Molto tranquillamente e serenamente, sulla Tav abbiamo rispettato il contratto, che richiedeva di rivalutare l’opera. I vari dossier probelmatici, un ministro li affida ad analisti che valutino i costi e benefici. Alla fine era questo che abbiamo scritto nel contratto, e lo abbiamo fatto. Al di là della posizione politica e idologica sull’opera, è stato importante affidarsi ai tecnici, ad un’analisi indipendente.

Un’analisi di cui si conoscevano già gli esiti, conoscendo da tempo le idee e le convinzioni del professor Ponti.

Ponti ha dato un parere tecnico. Un professionista dimostra con dei numeri che l’opera non sta in piedi, e siamo chiari: non siamo contro i grandi sprechi, ma non contro le grandi opere. Noi siamo politicamente contrari, ma dal punto di vista costi benefici abbiamo valutato tutto e, in questo caso, non c’era spazio per altri risultati, evidentemente.

Resta che Ponti dava già da prima questa risposta: affidare a lui l’analisi non riservava lo spazio ad alcuna sorpresa.

Ma vede, io sono un ingegnere, anche io a spanne posso dare una valutazione. Ma non è di questo che parliamo. Qui siamo davanti a un professore, a un luminare che, sulla base dell’autorevolezza, mette le basi tecniche per una scelta incontrovertibile. E per dimostrare che non eravamo contrari, tengo a sottolineare un altro caso: sul terzo valico eravamo contrari, ma allo stato attuale, avendo valutato i costi-benefici, ed in particolare l’avanzamento dei lavori, noi abbiamo deciso di andare avanti. È stata una decisione fondata su ragioni tecniche, nonostante la nostra iniziale posizione politica.

Ma quindi la partita è chiusa e la Tav non si fa? Perché secondo Salvini la partita non è chiusa, anzi.

Una cosa è sicura: quel progetto lì, quello che abbiamo “ereditato”, non sta in piedi. Lo dice l’analisi, e su questo non si può transigere.

Vuol dire che su un altro progetto c’è uno spazio di discussione? 

Vuol dire che sul progetto attiuale, su quello che abbiamo sottoposto all’analisi costi-benefici, non c’è spazio di discussione. Se vogliamo riparlarne, bisogna quindi riaprire l’iter e rivedere tutto. Quel progetto di tav è insostenibile ed è archiviato. Quel tratto di tav secondo noi non è una priorità, inoltre, e le priorità per il bene del paese sono tante altre. Le risorse devono andare lì.

E se la Lega si impuntasse invece proprio su quel tratto di Tav?

Quella ha già avuto la risposta dall’analisi costi-benefici. Poi c’è un’analisi politica che deve fare il governo. Che può essere, sì o no. Nel contratto si parla di ridiscussione di quel progetto, e noi abbiamo contestata che quel progetto.

Beh, sempre a proposito di  Salvini, nel vostro dna non c’era l’idea di votare no all’autorizzazione procedere ai politici.

Non si tratta dal ministro Salvini ma di tutto il governo. Lo hanno spiegato bene anche Di Maio e il presidente Conte. Ma proprio perché noi abbiamo su questi tempi una sensibilità molto forte, abbiamo chiesto ai nostri iscritti e loro ci hanno detto quel che sapete. Hanno sostenuto a larga maggioranza il nostro intendimento.

Il malcontento nell’elettorato però emerge, ad ogni sondaggio e soprattutto ad ogni elezione. 

Quando fai delle scelte importanti crei del malcontento, è inevitabile. Noi da quando siamo entrati nelle istituzioni abbiamo mantenuto la nostra coerenza. Il confronto fa sempre bene: e infatti i numeri ci danno in crescita.

Scusi?

Sì, ci danno in crescita. Bisogna confrontare le elezioni con le elezioni, e le elezioni confrontate devono essere della stessa natura, le volte in cui c’eravamo con la volta dopo. Non i sondaggi che vanno e vengono coi voti che restano.

Sulla vicenda Giulia Sarti cosa pensa? 

Non è una rimborsopoli, che riguardavano molti partiti che prendevano soldi pubblici per spese private. Volontariamente, invece, noi sanzioniamo chi ha barato sui soldi che volontariamente i parlamentari del M5S dovevano restituire al Movimento. È molto diverso

Crede che Casalino abbia suggerito a Giulia Sarti di denunciare il suo ex fidanzato? 

No. Nel modo più assoluto.

Torniamo alla politica. Avete un problema, sul radicamento territoriale. Cosa pensa di quanto ha detto Di Maio di recente, che suggerisce di non partecipare a elezioni “per le quali non siete pronti”?

Luigi di Maio è un grande leader, lo dico sempre, e secondo me ha ragione sulla questione che citate. Questo si chiama miglioramento, adattamento. Noi dobbiamo portare i cittadini che vengono dall’economia reale a diventare decisori, e lo stiamo facendo. Noi vogliamo cambiare questo paese: ovviamente ci vuole tempo per costruire questo percorso.

Il rischio è che il bagno di realtà diventi presto un bagno di sangue. Già si fanno i conti sulla prossima sanguinosa finanziaria.

Noi abbiamo fatto una finanziaria anticiclica, per far ripartire il ciclo. Significa fare degli investimenti per fare sì che cresca la competitività dei prossimi mesi. Detassazione delle piccole imprese, reddito di cittadinanza per i consumi interni. Decreto di dignità ha portato i primi frutti. A questo punto non finisce qui. Spending review mani di forbice sulla pa e stiamo creando un ambiente efficiente per le piccole imprese. Attendiamo il prossime autunno per parlare di numeri, quelli che vediamo noi non parlano di una finanziaria lacrime sangue, manovre che porteranno a rilanciare.

In questo senso, però, forse ha qualche rilievo il discorso di Tria sul cambiare le carte in tavola, che allontana i potenziali investitori. 

La Torino-Lione non è neanche iniziata, quindi quali impegni non avremmo mantenuto?

Però gli impegni erano presi, ammetterà che non è irrilevante.

Piuttosto che dare 20 miliardi per 20 mila posti di lavoro dobbiamo riqualificare un paese, attrarre gli investimenti… io non ho mai sentito che uno non viene perché c’è la Tav o no.

Ma il tema è l’incertezza politica, la possibilità di vedere revocate decisioni prese. Questo è scoraggiante per gli investitori.

Cosa resta dell’economia italiana se chi viene investe… dobbiamo far si che vengano imprese che vogliono investire davvero sul territorio italiano, in modo duraturo.

Quindi possiamo dire che gli mettiamo un po’ di bastoni tra le ruote, anche per vedere se sono davvero motivati?

Ripeto: c’è bisogno di attrarre capitali che abbiano davvero voglia di investire in Italia, on di fare soldi e di starsene da un’altra parte.

A proposito di patti, e di un tema caro alla sua regione di origine, il Veneto, e al suo governatore Luca Zaia: l’autonomia. Si farà? 

Nel contratto c’è, quindi l’autonomia si farà.

Si farà quella che vuole Zaia?

Si farà quella che si può fare in base alla costituzione italiana. C’è un grande lavoro da fare, tra ministeri e regioni, anche per evitare il caos della riforma titolo quinto della Costituzione. Comunque, confermo: l’autonomia partirà e sarà a saldi invariati, come prevede la Costituzione.

Vi manca Beppe Grillo?

A me manca sempre, a Grillo voglio sempre bene, lo ricordo dagli spettacoli degli anni Novanta, e quando viene a Verona, in teatro, vado sempre a sentirlo. Per trarre idee, spunti, e un po’ di carica.

TAG: m5s, Mattia Fantinati
CAT: Partiti e politici

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