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Partiti e politici

Matteino, ce lo dici cosa farai sulla pelle di noi imprenditori?

di Flavio Pasotti
20 Novembre 2014

Caro Presidente, la politica non è semplicemente “sempre più lontana dai cittadini” perché ben sappiamo che il potere, il suo spericolato esercizio, la sua conquista,  ha una sua seducente, machiavellica autonomia e chi siamo noi per  giudicarlo negativamente. Noi, che non votiamo col portafoglio perché a ciò non siamo imparati ma tifiamo per l’uno o per l’altro ammantati di odio, per l’altro o per l’uno. Noi, che diciamo di non leggere i giornali ma da anni ci nutriamo di retroscena in seconda pagina, di gusto nello scoprire l’intrigo e il non detto, che apprezziamo il guizzo imprevisto del giocatore di poker al tavolino tra palazzo Madama e Montecitorio. Noi che non andiamo più a mezzanotte alla edicola di via del Corso per sapere cosa scriveranno i giornali domani solo perché sappiamo che ormai riporteranno i twitter oggi già letti di belle donne che politicamente disprezziamo ma con cui vorremmo andare a cena. Noi, che stiamo con il Grande Barzini, sappiamo che la differenza tra Italia e Russia è che in Russia nessuno sa cosa succede ma tutti sanno come andrà a finire mentre in Italia tutti sanno cosa succede ma nessuno sa prevedere come finirà. Dunque, chi siamo noi per farle la morale sul non fatto, sul promesso, sulla palude e su tutto il resto?

Noi non so, io però sí. Io mi sento da sempre una minoranza che all’esoterismo della politica preferisce l’enigmistica e lavorando in azienda non guardo mai l’oggi, già passato remoto,  ma a magnifiche sorti future e progressive. Quindi io glielo chiedo: Matteino, come pensi che ce la scampiamo? Dico noi due, perché oggi il mio principale problema non è l’economia mondiale o questi rottami di banche che le fondazioni mi hanno rifilato; ma è lo Stato, nelle sue insopportabili asfissie burocratiche, nei suoi tempi da prescrizione eternit, soprattutto nei suoi terrificanti costi. Non vi è più una autonomia della politica, non vi è distacco dai cittadini: con ogni tua decisione, dalla riforma del catasto alla legge elettorale entra nel mio metro quadro con la prepotenza del potere statuale mai vista sino ad oggi e io non ho il Bill of Rights a difendermi. Non mi bastano nemmeno le buone idee dei bei tempi antichi, l’articolo 18 o l’assicurazione obbligatoria sugli immobili, che i tuoi inesperti cantori mi propinano come folgoranti novità sulla via del riformismo. Ho bisogno, secondo me abbiamo tutti e due bisogno, di ottenere risultati. E se non vogliamo dare ragione a Buchanan e alla Public Choice, noi non possiamo più aspettare che con le elezioni o un presidente della repubblica più amico tu prenda il potere nel paese e in Europa come hai con successo imprevedibile fatto nel PD: i risultati me li devi portare hic et nunc, con quel poco o tanto potere che hai.

Soprattutto mi devi dire come diavolo farai con la Legge di Bilancio più sgangherata e improbabile mai vista a superare sia gli esami che non finiscono mai della Commissione, sia tutte le mie paure, ben più gravi, sul futuro. Hai davanti la prossima settimana dove da Bruxelles arriveranno notizie contraddittorie, hai davanti il maggio tutt’altro che radioso dove tireremo le somme e la recessione avrà fatto sballare qualsiasi (presunta) coerenza dei numeri dello Stato. Io so che a quel punto la ennesima bastonata sarà inevitabile e se potessi trasformare il capannone in un rudere a prova di imu o di patrimoniale lo farei di corsa, altro che assumere. E perché le mie paure devono farti… più paura di Katainen? Perché senza di me non vai da nessuna parte, credimi. Io oggi non faccio investimenti né di prodotto né di processo (te lo avrá detto anche quello col maglioncino blu che sbaglia meno di quanto si pensi). Non li faccio perché siamo in regime di sovracapacità rispetto alla domanda e perché qualunque risultato positivo gli investimenti diano la pressione fiscale rende quel risultato per nulla seduttivo e incapace di remunerare decentemente il rischio. Insomma Matteino, o tu mi permetti di fare una ragionevole previsione di quello che combinerai sulla mia pelle o io avrò sempre meno elementi per affrontare i già perigliosi mercati. Smentisci il grande Barzini, fai finta di essere lo zar di tutte le Russie: non spiegarmi cosa succede, non voglio saperlo: fammi risolvere l’enigma di come ne vieni fuori, fammi saper come andrà a finire.

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