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Partiti e politici

Il paese senza memoria che ora piace a Di Battista

di Marco Carta
24 Marzo 2018

«Berlusconi ha pagato Cosa Nostra, è il principe dell’illegalità e in un Paese normale sarebbe in galera». Sembrano passati anni luce da quando il leader del Movimento 5 Stelle Alessandro di Battista declamava a voce alta la sentenza di condanna di Marcello dell’Utri ad Arcore, a poche centinaia di metri dalla residenza del capo di Forza Italia. Invece era solo lo scorso nove febbraio, a meno di un mese delle elezioni che hanno incoronato il Movimento 5 Stelle come primo partito del paese e la Lega di Matteo Salvini come principale partito della coalizione di centrodestra.

43 giorni sono un’era geologica in politica dove tutto muta in pochissimi minuti. Figuriamoci quando in ballo c’è la possibilità di entrare dalla porta principale nei palazzi del potere per occupare fisicamente gli scranni più ambiti. E se per avere Roberto Fico presidente della Camera il prezzo da pagare è quello di votare al Senato una delle più fedeli sostenitrici di Silvio Berlusconi, ossia Maria Elisabetta Alberti Casellati,  poco importa: «Se Salvini propone un nome di Forza Italia è un problema suo», scrive ora sul suo profilo Facebook Di Battista, calato completamente nelle trame di palazzo.

 Ma guai a parlare di inciucio, sia chiaro. Anche perché era stato proprio lui a mettere tutti in guardia in quell’ormai celebre comizio ad Arcore: «questo è un paese che ha scarsa memoria» aveva detto con tono solenne agli elettori del Movimento 5 Stelle parlando di Berlusconi. E loro, nel frattempo, lo hanno preso in parola: è bastato un mese e hanno già scordato tutto.

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