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Costume

La mascherina è di destra o di sinistra? E la lezioncina da maestrina di Floris?

di Fabio Cavallari
11 Giugno 2020

Per chi come il sottoscritto è nato negli anni ’70 l’appartenenza ad uno schieramento è stata prima di tutto una questione prepolitica. Era il modo di stare in strada, di parlare, di disobbedire od obbedire, di rapportarsi con gli altri. Era un affare che prima di tutto riguardava il costume. Poi son venuti gli approfondimenti,  Marx e Rosa Luxemburg e tutti i testi operaisti. Agli albori era solo istinto. Eravamo adolescenti e per approssimazione dovevamo abbattere i limiti, scoprire ciò che era proibito.
Talvolta eravamo in contraddizione aperta con le nostre famiglie, altre nello stesso solco, ma un poco più….a sinistra. Lo affermavano ad alta voce anche solo per fare un dispetto alla nonna cattolica. Ci sentivamo di sinistra perché la disobbedienza ci appariva il moto naturale per diventare adulti. Ci sentivamo di sinistra, ben prima di comprendere per intero cosa volesse dire, perché sentivamo l’esigenza di sentirci differenti dalla generazione che ci aveva preceduto, o perché volevamo onorare i nostri padri che avevano detto “no” a leggi ben più “oscure”. Ci sentivamo di sinistra-sinistra perché Rossana Rossanda, Luigi Pintor e gli altri avevano fondato il Manifesto contro la nomenclatura del PCI.
Poi la marea ha travolto tutto, siamo diventati piccolo borghesi, ma ci è rimasta quella spinta prepolitica dei sedici anni, quell’idea di andare contro l’ordine e la disciplina, i capelli ordinati, la barba tagliata, il ditino alzato dei guardiani della legge, contro la norma da rispettare e da sacralizzare come un comandamento laico per gente priva di fede. E così anche se la sinistra è scomparsa, non avendo forse più ragione di esistere (e qui non parliamo delle sigle) in cuor nostro, in silenzio, nell’intimità delle nostre vite, abbiamo continuato a dirci di sinistra. E così l’altra sera, in un martedì del cazzo qualsiasi, ci siamo imbattuti in Floris che intervistava Salvini. E sia chiaro che per il sottoscritto il leader leghista non dovrebbe avere neppure diritto di menzione dopo che da Ministro dell’Interno ha lasciato per giorni dei poveri cristi su una nave negandone l’approdo! Altroché interviste! E sia altresì chiaro che un conto è la liberà di parola, altra faccenda offrire il microfono a no-vax, no-mask e via dicendo, perché la democrazia non è il dileggio di ogni forma di intelligenza. Ma detto tutto ciò, vedere il buon Giovanni, bello, in giacca e cravatta, pulito, ordinato, impeccabile nel linguaggio, politicamente corretto nei modi, progressista, sorridente, che come una maestrina ha ripreso il “cattivo maestro” senza mascherina alla manifestazione di Roma, ricordandogli il dovere di portarla e di stare a distanza di un metro e mezzo, eh beh sinceramente confesso mi ha riportato ai miei sedici anni, a quella rabbia contro i petulanti di mestiere, contro le buone maniere, contro quel ditino alzato. Forse sarebbe bastato far presente che era stato ingenuo se non truffaldino convocare una piazza e poi aspettarsi di essere soli a protestare. Ma il “pippotto” sulla mascherina no! Ma ora si pone un dilemma antico: se fare il bagno nella vasca è di destra mentre nella doccia è di sinistra, se la pisciata in compagnia è di sinistra e il cesso invece è sempre in fondo a destra, se il culatello è di destra e la mortadella è di sinistra, la mascherina cos’è? Vogliamo dire che è di sinistra? Va bene, ma la reprimenda leziosa politicamente corretta, scolastica e legalitaria, suvvia è per forza di destra!

matteo salvini
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