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Parlamento

Camminando liberamente in avanti, mentre tutto scorre all’indietro

di Marco Bennici
22 Febbraio 2017

A me, da qualche mese circa, mi sembra di camminare all’indietro, come un gambero. È più forte di me, io procedo cercando di guadagnare spazio in avanti, ma alcune correnti molto più forti delle mie due gambe riescono, nonostante tutto, ad andarsene all’indietro. Sicché non sono io che indietreggio, ma buona parte di tutto quello che si muove attorno a me, parte di me compresa. Ogni tanto cerco anche di farmi una lista delle cose che arretrano. Attualmente mi sembrano procedere in detta direzione:  i conti pubblici, la televisione, i rapporti internazionali, le capacità di analisi e di comprensione della razza umana, la cultura, la qualità del lavoro, gli Stati Uniti d’America, la Gran Bretagna, il pop inteso come musica di massa, il sistema elettorale italiano e la politica italiana globalmente considerata. Financo l’Europa mi sembra indietreggiare ed anche la mia capacità verbale, visto che ‘financo’ sarà la prima volta in assoluto che lo scrivo e suona come un arcaismo insopportabile alla penna.

Detto questo resta da dimostrare come io, invece, stia procedendo in avanti in qualche direzione. E così veniamo al punto, quello in cui vorrei affermare tutto sommato di essere una monade un po’ scomoda. Da circa tre o quattro giorni sembra essere cambiato radicalmente il mio rapporto con la politica, che vivevo fino ad allora in maniera quasi ossessivo compulsiva (si fa per dire!), dato che, cresciuto come sono stato alla buona scuola dell’impegno sociale e politico cattolico, ho sempre avuto il pungolo di essere costantemente informato su tutto ciò che di politico stava avvenendo nel mio paese e nel mondo. Giusto domenica ho maturato invece una sorta di distacco platonico e improvviso dalle cose della politica, una specie di nirvana, nel senso di liberazione o distacco, da tutto ciò che mi aveva procurato fino a poco prima quella schizofrenia informativa che un pochino cominciava anche a farmi preoccupare. I motivi possono essere i più vari, tutti allo stesso modo plausibili.

Ma al di là di essi, conta sopratutto il fatto che ho ripreso letterariamente ad andare in avanti, perché, mi sono detto, non vale la pena starsi a guardare intorno se d’intorno succedono cose come quelle che mi sono limitato a registrare. Io avrei un anelito diverso da tutto quello che succede attorno a me, che ovviamente, almeno in parte, mi condiziona. Riuscissi solo a trovare le parole esatte per emanciparmi nel senso che intendo sarei già un bel pezzo avanti. Le parole … bella cosa le parole. Perché sembra che tutti utilizzino sempre le stesse, appiattendo l’abbondanza e la pregnanza di una lingua come la nostra che non dovrebbe avere rivali. Poi ci sono quegli inglesismi che mi hanno sempre dato noia, perché io non so scimmiottare, io non sopporto di scimmiottare. Ed ho pensato che se ricominciassimo da qui, forse oggi saremmo tutti ad un punto migliore. Se ricominciassimo tutti a prendere in seria considerazione l’importanza della lingua che ci unisce lungo lo stivale probabilmente staremmo già tutti quanti procedendo innanzi. Io credo che la nostra maggior fortuna sia proprio quella di poter scegliere dove andare. Facciano come vogliono i signori, tutto può andare a ritroso fosse per loro, l’importante è che almeno io, in quanto singolo, stia andando avanti.

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