Partiti e politici

Matteo Salvini: l’asso nella manica di Renzi

20 Novembre 2014

Matteo Salvini ha fatto il botto: la Lega Nord, stando a quanto raccontano i sondaggi, viaggia attorno al 10% (alle ultime elezioni politiche superò di poco il 3%), i talk show se lo contendono, i media gli riservano un’attenzione spasmodica, nelle elezioni regionali in Emilia Romagna di questa domenica il Carroccio potrebbe anche superare Forza Italia e infine il suo progetto di dare vita a una sorta di Front National italiano con Fratelli d’Italia e CasaPound è quasi pronto al varo.

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Di tutto questo, ancora più felice di Matteo Salvini è l’altro Matteo: il primo ministro e segretario del Partito Democratico Matteo Renzi. Il progetto nazionale della Lega Nord ha infatti il grosso vantaggio (per la Lega Nord) di dare vita a una partito “lepenista” (nel senso di Marine) di respiro nazionale, che lasci da parte le rivendicazioni padane per puntare tutto su “no-euro” e “anti-immigrazione” e che soprattutto possa conquistare importanti percentuali elettorali. Lo stesso progetto ha il grosso vantaggio (per il Pd di Matteo Renzi) di dividere in due il campo del centrodestra e di fare in modo che non ci sia una valida alternativa al Partito Democratico. E così, Matteo Renzi può davvero stare sereno.

Alla sua sinistra una Sel in pessima forma che spera nella scissione del Pd (che al momento non sembra all’orizzonte) per dare vita a un nuovo soggetto di sinistra, alla sua destra una Forza Italia in crisi nera a cui è venuto meno il suo alleato più importante: quella Lega Nord con cui ha governato per buona parte dei vent’anni trascorsi. Lega Nord che, tra l’altro, si occupa anche di tenere a bada il Movimento 5 Stelle, contendendo a Beppe Grillo il voto degli “arrabbiati” soprattutto del nord Italia.

Il campo “anti-renziano”, così, si spacca in mille rivoli, divisi tra loro e non in grado di esprimere un’alternativa governativa al Partito Democratico. Ma perché Salvini è così poco interessato a ricostruire un’alleanza con Forza Italia e il centro (da Alfano a Casini passando per Passera) che potrebbe dare vita a una coalizione con ambizioni di governo?A quanto pare, la differenza sostanziale con Bossi e Maroni è che Salvini non è disposto a sacrificare la Lega Nord in nome del governo. Perché annacquare la propria posizione, ricreando l’alleanza con il partito di Berlusconi, quando seguendo questa strada può creare un movimento di lotta dal 15/20% (assieme a FdI, CasaPound e con il partito cugino “meridionalista” che sta per nascere)?

Certo, così facendo la Lega Nord resterà sicuramente confinata all’opposizione, destinazione naturale di un movimento che sempre più si configura come estrema destra nazionale. Ma tutto sommato, questo, non è per niente un male: consente di ottenere ottimi risultati elettorali senza mai dover rendere conto di quanto si è detto e promesso. Stare all’opposizione per vocazione, insomma, è una posizione molto comoda: qualche malcontento da cavalcare si trova sempre.

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@Signorelli82

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