Venerdì le proteste da parte degli studenti del Liceo Socrate di Roma, in zona Garbatella e oggi, dopo giorni di polemiche, arriva la replica della vicepreside accusata di aver lanciato un messaggio sessista. «Mi dispiace che questo equivoco non sia stato chiarito sul nascere con le nostre studentesse», dice in un’intervista rilasciata a Repubblica.
Il primo giorno di scuola – sostiene una studentessa – la professoressa avrebbe preso da parte alcune di loro spiegando che quella mise era provocante e che a qualche prof sarebbe potuto “cadere l’occhio”. La vicepreside però spiega che nelle aule i banchi non sono ancora arrivati, pertanto alla consegna delle mascherine, proprio il primo giorno di scuola, si è sentita di consigliare alle alunne di indossare abiti comodi e che non le obbligassero a doversi preoccupare di come stare sedute. «La persona che hanno di fronte (uomo o donna), anch’essa costretta a una posizione fissa per via del distanziamento, si può trovare durante il suo lavoro a dover decidere di direzionare il suo sguardo, in alto e in basso, a destra e a sinistra – afferma a La Repubblica la vicepreside –. E potrebbe trovarsi in difficoltà nel pensare di posare questo sguardo in un punto che gli crea imbarazzo». La questione non avrebbe niente a che fare con il sessismo quindi, come testimoniato peraltro da diverse studentesse dell’istituto intervenute sui social network a difesa della docente.
La docente racconta al giornalista di essere stata una femminista negli anni Ottanta e che il messaggio che voleva far passare fa riferimento al periodo attuale. «Nel 2020 vorrei che il messaggio fosse di una reale parità tra i generi che non passa attraverso i centimetri degli indumenti ma attraverso le possibilità che le donne accedano alle stesse possibilità lavorative degli uomini. In questo senso, da madre di due figlie, mi sento molto femminista».
Inoltre, la vicepreside sottolinea come nel suo liceo non sia mai passata la linea di un dress code per gli alunni. A quanto pare, insomma, nessuno volevo imporre nuove regole, soprattutto nessuno voleva imporle solo alle ragazze.
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