Minacce di scisma: cosa ne pensano i cattolici?
Viviamo in tempi d’altri tempi. Tra carità pelose, minacce di scisma e cesaropapismi annacquati, per fortuna, ancora allo stadio retorico.
Con la religione al centro del dibattito politico nostrano. Oddio, più che al centro, in allarmante stile teocratico, al di sotto, in inquietante stile cesaropapistico, appunto.
Da una parte, un potere temporale futuribile che vorrebbe fregiarsi di un potere spirituale abborracciato in grado di sminuire il potere spirituale ufficiale: in un unico pacchetto, governo dei corpi e governo delle anime. Anime rigorosamente italiane, si intende. Il tutto, però, con prassi e dottrina mutuate dall’estero: Russia putiniana o America trumpiana.
Dall’altra, un potere spirituale, molto intraprendente, intento a sconfessare, in via preventiva, quel potere temporale futuribile che vorrebbe a sua volta sconfessarlo.
Una lotta tra poteri presenti e poteri in costruzione che porta a paradossi meravigliosi. Come un papa che va tuonando “meglio atei che ipocriti” e un primo ministro, anch’esso futuribile, che tenta di appiopparsi la santità e, chissà, la dignità pontificia, baciando rosari di Medjugorje compulsivamente e invocando durante i propri comizi il “Cuore Immacolato di Maria”.
Una roba, a esser cristiani sul serio, che dovrebbe indurre la pelle d’oca o altri riflessi neurovegetativi meno romantici.
Insomma, questione di vocazione. Che sia religiosa, su progetto divino (per chi ci crede), o che sia maggioritaria, su progetto di marketing, basato, per giunta, su idee d’accatto, poco importa. Resta il conflitto.
Un conflitto che, lungi dall’essere mero trastullo da alte sfere clerico-politiche, si irradia tra le coscienze dei credenti. Generando discussioni, patenti ereticali e raccontandoci plasticamente il sentire cristiano odierno. Fornendo alla comunità dei fedeli un’occasione introspettiva da non sprecare.
Con gli affiliati del cristianesimo “originario”, rincorso da Bergoglio, pronti a seguire, almeno a parole, i principi di un’etica iperbolica, eversiva, fatta di accoglienza indiscriminata, di amore per il nemico (ciò che Derrida definirebbe il dispositivo cristiano su cui si fonda la democrazia) e i concorrenziali sostenitori del cristianesimo “originale”, declinato in chiave ultradestrorsa.
In sintesi critica, un cultualismo meccanico, con sconfinamento nel pessimo gusto, ed esplicitamente inviso ai dettami gesuani, quindi post-scritturale. Molto in voga, nella sua versione sobria, tra le categorie socio-professionali con discreto potere d’acquisto, ma ancora più in voga, nella sua versione kitsch e interclassista, tra tutti coloro che nutrono una gran voglia di ficcarsi, per i più svariati motivi (disagio sociale privo di rappresentanza, dandismo rinnegato, insostenibile leggerezza dell’essere, scarsa passionalità della nostra epoca, ecc.), in un contenitore estremistico, specie se divinamente ispirato.
A questo punto, la domanda fondamentale è: quale delle due “sensibilità” cristiane è effettivamente la più diffusa?
Quella che cerca, con i suoi limiti, non pochi, di veicolare un messaggio di solidarietà, di fratellanza, di tutela dell’ambiente e di indignazione rispetto all’acuirsi delle disuguaglianze sociali, oppure quella che, a uno sguardo nemmeno così vigile, appare come un opaco e grottesco mix di sessismo, omofobia, xenofobia e oscurantismo estirpati – e ci mancherebbe – da ogni spiritualità?
Riteniamo che la questione sia dirimente. Perché, in piena secolarizzazione, non avremmo mai pensato di passare dalle orme sbiadite del sacro alla riproposizione di quest’ultimo con gli arrangiamenti di Steve Bannon e dei suoi disseminati turnisti, vedi Fontana, Adinolfi, ecc. E, credeteci, se ascoltata con un buon impianto, tale concezione delle cose celesti non suona esattamente come il Magnificat di Bach.
Purtroppo, temiamo che la risposta sull’orientamento prevalente sia chiara e che sia ricavabile proprio dalla precisa piega (o piaga) “dottrinale” individuata da chi vede nella religione, persino nel 2019, un efficace instrumentum regni (o instrumentum propagandae). Perché nulla, nel corso populista degli eventi, si muove senza la benedizione del mercato elettorale.
In sostanza, il cristianesimo aggressivo, dedito alla pesca delle conversioni e ai divieti di qualunque cosa abbia logica o naturalezza, non è un’invenzione di Bannon & soci, ma un sostrato antropologico-culturale ampiamente diffuso su cui l’ultradestra, a ogni latitudine, si è limitata a soffiare a pieni polmoni. Un problemuccio non da poco per la chiesa. E non solo.
Nel mentre, fatalità, il consenso di Salvini comincia a scricchiolare. Che il Cuore Immacolato di Maria, fraintendendo, si sia dato allo stacanovismo e stia facendo gli straordinari?
3 Commenti
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Non c’è niente di più ridicolo e offensivo di certi comportamenti da parte di chi fa politica.
NON POSSO CHE CONDIVIDERE TOTALMENTE L’ARTICOLO ….
PERSONALMENTE SAREI PERSINO PIU’ DRASTICO a fronte di 2000 anni di PORCHERIE
“della CHIESA DI ROMA”
Parli difficile, ma alla fine non dici un beato belino!