Fittipaldi e Nuzzi indagati: abbiamo il dovere di tutelare la libertà di stampa

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12 Novembre 2015

Nessuno ovviamente si sarebbe aspettato un ringraziamento con un tappeto rosso e petali di rose dal Vaticano ai giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. I loro libri-inchiesta ‘Avarizia’ e ‘Via Crucis’ fanno tremare le fondamenta del sistema di potere della Chiesa e hanno creato un forte disagio Oltretevere. E probabilmente in molti si attendevano una reazione veemente, muscolare, come poi è avvenuto con le indagini aperte sul conto di Fittipaldi e Nuzzi. Per i due cronisti è stato ipotizzato il reato di “concorso nel reato di divulgazione di notizie dei documenti riservati”.

Un atto che però non è una smentita del contenuto delle pubblicazioni, ma solo un’iniziativa che ritiene illegittima la modalità di reperimento della documentazione e la successiva divulgazione. I vertici ecclesiastici contestano quindi la violazione della segretezza di quegli atti, ignorando il principio della libertà di stampa, che quando diventa scomoda richiede – inevitabilmente – anche di penetrare nelle segrete stanze del potere. Sia politico che religioso. Certo, in alcuni casi si opera al limite, ma da quanto emerso non c’è alcuna problematica deontologica. Anzi. Sul caso si è anche espresso il deputato del Partito democratico, Michele Anzaldi, che ha rilevato come “non si parla di fuga di notizie di atti giudiziari ma di documentazione interna a un ente vaticano. Fermo restando che saranno le autorità a fare i loro passi, qualche domanda è lecita. Su questo chiederò ai colleghi della commissione Giustizia di effettuare degli approfondimenti”.

Peraltro, come tutte le operazioni-verità ‘Avarizia’ e ‘Via Crucis’ hanno sortito un effetto importante, che va al di là dell’aspetto giudiziario: hanno scoperchiato comportamenti etici poco edificanti, soprattutto per chi dovrebbe seguire una condotta morale impeccabile. Insomma, seppure con un processo mediatico doloroso, la rivelazione degli scandali ha paradossalmente reso più forte l’azione riformatrice avviata da Papa Francesco. Tanto che – come ha spiegato Fittipaldi in un articolo – le fonti hanno concesso il materiale proprio per consolidare la posizione di Bergoglio. In maniera sicuramente dolorosa, ma forse necessaria viste le resistenze presenti nella Chiesa a più livelli.

Il caso delle indagini, comunque, riguarda il fatto che, trattandosi di uno Stato, il Vaticano segue dei codici legislativi propri. Non esiste un equivalente dell’articolo 21 della Costituzione italiana. La situazione che riguarda Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi ha delle logiche diverse rispetto a quanto avverrebbe in Italia. E, stando a quanto riferito dallo stesso Fittipaldi, non c’è alcuna rogatoria internazionale in atto. Eppure, bisognerà osservare con attenzione l’evoluzione della situazione: se allo Stato italiano dovesse arrivare una tale richiesta, bisognerebbe ergersi a tutela della libertà di stampa in ogni modo. Perché i due giornalisti hanno fatto al meglio il loro lavoro e non si può arretrare di un millimetro di fronte a qualsiasi attacco.

TAG: libertà di stampa, vaticano, Vatileaks 2
CAT: Roma

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