Urania 2015: l’asilo di Roma che fa sparire la Festa del Papà e della Mamma

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30 Marzo 2015

Dietro il mio letto, da circa dodici-tredici anni, davanti a qualche libro che periodicamente cambia, custodisco come una divinità un piccolo cartoncino color turchese, al cui interno c’è semplicemente la mia vita. Per essere la mia vita, considerandola anche per il valore che ha, direi che è tutto. Il tutto in un cartoncino color turchese di una ventina di centimetri, ammetterete che è di una ganzitudine bestiale, pochissimo spazio per una resa universale. In quanti altri venti centimetri, potreste sostenere con buona ragionevolezza di essere rappresentati in quel modo semplicemente perfetto? Se con questa premessa, sono riuscito nell’impresa, forse non ragguardevole, di stimolarvi anche la minima curiosità di sapere che cavolo c’è, in quel benedetto cartoncino color turchese di una ventina centimetri, non vi farò attendere oltre e passerò al contenuto. Che si compone di uno scritto, un semplice scritto di pochissime righe. Titolo clamoroso: «Il mio papà».

Testo:

«Che dite, ci sarà nel mondo intero un altro papà come il papà mio? A me sembra il più bravo, il più sincero e io ne sono tanto fiero. Posso dirmi fortunato. C’era quel papà e proprio a me è toccato.
Ti voglio bene, tuo Giovanni».

Sottolineando come anche a un esame postumo, quel testo paia storicamente inappuntabile – soprattutto dove si sottolineano le mie ineguagliabili virtù di padre – devo concludere semplicemente che quel cartoncino color turchese di una ventina di centimetri ha accompagnato la mia vita, restituendomi il coraggio quando mancava, la forza di esistere, il sorriso se il cielo era grigio.

L’occasione che ha generato quel cartocino era naturalmente una «Festa del Papà», uno dei tanti 19 Marzo della nostra vita, di quella parte della vita in cui le feste si comandano e per comandarle ci pensa la Scuola. La Scuola come entità educativa, dove esiste una memoria anche piccola, il dio delle piccole cose si direbbe, che però sovrintende ai grandi sentimenti. Se volete considerare tutto questo come convenzione borghese, strapassata dalla modernità, devastata dai social e dalla disattenzione digitale, fate pure, siete nel vostro pieno diritto. Io alla festa del Papà continuo a credere e pur in tempo di social, per l’ultimo 19, praticamente diciassettenne, mi è arrivato sul telefonino in pienissimo orario scolastico il seguente messaggio di Giovanni: «Auguri papoooo», esattamente con quattro “o”, che a mio modestissimo avviso sono la sintesi perfetta di quello scritto di molti anni fa.

Dovete sapere, voi papà che siete ancora in età da cartocino color turchese da una ventina di centimetri, che a breve tutto questo non ci sarà più. E per regio decreto, mica perché si esauriscano i sentimenti, che notoriamente non muoiono mai. Il progetto pilota, a metà tra uno dei migliori numeri di Urania e Romanzo Criminale (che però il Freddo definirebbe “una stronzata”) è partito in una scuola dell’infanzia di Roma, la Contardo Ferrini di via di Villa Chigi nel quartiere Trieste. E non è una mattana solo del Collegio dei docenti, no, c’è anche l’avallo del mega-assessore alla scuola del Comune di Roma, il signor Paolo Masini.

Quando ho letto su Repubblica, edizione di Roma, cosa avevano combinato in quella scuola mi è calata una tristezza blu. Vi sottopongo la delibera del 14 ottobre scorso, premettendo che è tutto incredibilmente vero: «Il collegio dei docenti decide di non festeggiare la festa della mamma nè del papà a causa dei continui cambiamenti della famiglia, ma di evidenziare altre feste». La delibera data ormai cinque mesi fa, ma era rimasta nei cassetti della direzione come decisione presa e prudentemente non strombazzata, sino a quando il benedetto 19 Marzo scorso nessun papà delle nove sezioni della scuola si è visto arrivare a casa, incartato in un bel fiocco, il cartocino color turchese da una ventina di centimetri. Niente, fine ufficiale dei sentimenti, fine ufficiale di quella importantissima memoria piccola a cui tante maestre danno alimento, ognuna a suo modo, con parole diverse, colori diversi, confezionando con i bambini quel cartoncino che per l’eternità si poserà nel posto più sorridente del nostro cuore. Abbattere l’eternità con semplice delibera del collegio dei docenti. Ammetterete, la partita è impari. Ora la questione, promettono i papà, finirà per avvocati.

Ci sarebbero ancora da dire un paio di cose, anche per prenderla come merita, dal verso dell’ironia. Siccome non sapevano come giustificare quella che appare come una monumentale pirlata, docenti  e pregiatissimo assessore hanno offerto motivazioni surreali, i docenti concludendo così il loro documento: «…a causa dei continui cambiamenti della famiglia», l’assessore Masini con il fatto che «da poco è venuto a mancare il padre di un bambino, così i docenti hanno deciso di non festeggiare la festa del papà per non far soffriere senza motivo uno dei loro alunni. Inoltre (ah ah ah, ndr) ci sono diversi figli di divorziati». Per tornare ai docenti, non si può non accogliere con estremo piacere la loro apertura mentale, quando fanno capire (…continui cambiamenti della famiglia) che stanno approntando con rapidità encomiabile le “nuove ” feste che incombono sulla nostra società: la Festa del Papà gay, la Festa dei due Papà gay. la Festa della Mamma lesbica, la Festa delle due Mamme lesbiche, la Festa del Papà/Mamma transgender e tanti nuovi innesti felici che moltiplicheranno – finalmente! – la produzione dei cartoncini color turchese da una ventina di centimetri.
Evviva la Squola!

TAG: abolizione, contardo ferrini, festa del papà, festa della mamma
CAT: Roma, scuola

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