Memoria e Futuro

Opposti Mainstremismi

di Marco Di Salvo 17 Settembre 2025

Mancassero i motivi di preoccupazione internazionale, eccoci di fronte al sorgere di un tentativo sempre più concreto di realizzare un obiettivo mancato all’incirca un secolo fa, quello delle estreme destre unite a livello globale.

Nei giorni scorsi il cuore di Londra ha battuto al ritmo di una protesta che ha acceso un nuovo allarme nel panorama politico britannico. Sabato passato, guidata da Tommy Robinson, figura controversa (per usare un eufemismo) e leader dell’estrema destra britannica, la manifestazione ha visto decine di migliaia di sostenitori sfilare per le strade della capitale. L’evento, ufficialmente indetto contro l’immigrazione islamica, si è trasformato in una dimostrazione di forza che ha riacceso i timori di una crescente radicalizzazione della società. La retorica utilizzata è stata quella che conosciamo bene a base di nazionalismo e identità culturale sotto attacco. Quella di Robinson non è una voce isolata, ma parte di un coro ben più ampio che sta risuonando in Gran Bretagna (vedi posizioni non dissimili nei vertici del partito di Farage e degli stessi Conservatori) e un po’ in tutta Europa.

Pochi giorni dopo che i sostenitori di Robinson hanno marciato su Londra, un evento apparentemente slegato è accaduto dall’altra parte dell’Atlantico, con implicazioni altrettanto significative, la vicepresidente del partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD) in visita alla Casa Bianca. L’incontro, sebbene non con le più alte cariche e tutt’altro che formalizzato da note ufficiali, rappresenta un segno inquietante: la legittimazione politica di movimenti che fino a poco tempo fa erano considerati ai margini del dibattito democratico, una legittimazione che avviene con la copertura dell’attuale vicepresidente Vance. Questo parallelismo tra eventi distanti ci costringe a fare un passo indietro nel tempo, a un’epoca che molti speravano non si sarebbe mai più ripetuta.

La mente infatti corre agli anni ’30 del Novecento, un periodo in cui l’ideologia nazista cercò di espandersi ben oltre i suoi confini. In Gran Bretagna, il British Union of Fascists (BUF) di Oswald Mosley, un partito di estrema destra fortemente ispirato al fascismo italiano e al nazismo tedesco, radunava decine di migliaia di seguaci. Negli Stati Uniti, l’American Bund rappresentava la punta di diamante del tentativo nazista di penetrazione politica, organizzando raduni di massa, il più famoso dei quali si tenne al Madison Square Garden di New York nel 1939. La storia, come un’eco, sembra ripetersi, seppur in forme diverse. Oggi, certo non vediamo bandiere con svastiche, ma l’ideologia sottostante relativamente immutata ha trovato nuove vesti e nuovi canali di diffusione, come i social media.

In questo scenario, si inserisce l’influenza di figure di spicco come Elon Musk che, seppure in tono minore che nei mesi scorsi, mantiene una sua linea politica che tiene a ribadire spesso. Il proprietario di X (ex Twitter) ha espresso apertamente il suo sostegno per l’AfD in Germania, affermando che il partito è l’unica via per “salvare” il Paese, per non parlare degli attacchi all’attuale governo britannico. Tali dichiarazioni, diffuse sulla sua piattaforma, hanno scatenato forti polemiche, con i critici che accusano Musk di amplificare la retorica dell’estrema destra.

Questo sostegno ha un’inquietante risonanza storica. Negli anni ’30, i nazisti cercarono e trovarono un’apertura nel mondo degli affari e dell’alta società americana attraverso figure influenti. Henry Ford, il pioniere dell’industria automobilistica, fu un fervente ammiratore di Adolf Hitler e un noto antisemita. Il suo libro “The International Jew” fu tradotto in tedesco e distribuito in Germania, dove Hitler lo elogiava pubblicamente. Ford fu l’unico americano a ricevere la Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Tedesca, la più alta onorificenza nazista per gli stranieri. Parallelamente, Charles Lindbergh, l’eroe dell’aviazione americana, si espresse a favore del nazismo e dell’isolazionismo americano. Lindbergh era un convinto sostenitore della superiorità razziale e delle teorie naziste, e usò la sua fama per promuovere una politica di non intervento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, sostenendo che la Germania nazista non fosse una minaccia per l’America.

Il supporto di Musk all’AfD ha radici storiche in questo tipo di dinamiche, dove l’appoggio di figure carismatiche e influenti legittima movimenti radicali e li spinge dalla marginalità verso il mainstream. Il sostegno di Musk non è un’eccezione, ma si inserisce in un contesto di crescita concreta per l’AfD. Nelle recenti elezioni locali in Nord Reno-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania, l’AfD ha registrato un risultato notevole, quasi triplicando i suoi consensi e diventando la terza forza politica con circa il 14-16% dei voti. Questo successo non è più confinato alle tradizionali roccaforti dell’est, ma sta guadagnando terreno anche nei Länder occidentali, superando un “voto di protesta” in favore di una base elettorale più solida.

La marcia di Robinson e la visita dell’AfD non sono eventi isolati, ma parti di un fenomeno interconnesso che vede i partiti di estrema destra guadagnare terreno in tutta Europa, e che ora cercano una legittimazione sulla scena politica mondiale. E il mondo, ancora una volta, osserva con il fiato sospeso. E questa volta i partiti di estrema destra non devono nemmeno faticare a essere antisemiti: grazie al governo Netanyahu e a quanto sta succedendo a Gaza, infatti, sembra che stiano diventando tali da soli i pacifisti e la maggioranza dei cittadini in molte parti del mondo, con politiche e retoriche che creano un clima tossico e divisivo senza bisogno di sforzi diretti da parte dei tradizionali gruppi di estrema destra. Come diceva qualcuno che conoscevo anni fa, poca spesa, tanta resa.

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